“Ricadute sul paziente e sul personale medico-infermieristico di un progetto di Pet Therapy effettuato nella U.O. Pediatria dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.”

 

Scuola di Medicina

Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale 

Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell'Area Critica

Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia

RELATRICE

Prof.ssa Laura Bonacchi

CORRELATORE

Dr. Giampiero Igli Baroncelli

CANDIDATA

Chiara Richichi

 

ANNO ACCADEMICO 2016/2017

Riassunto 

La Pet Therapy, termine genericamente usato per indicare gli Interventi Assistiti con gli Animali (I.A.A), comprende una vasta gamma di progetti finalizzati a migliorare la salute e il benessere delle persone con l’ausilio di pet, ovvero animali da compagnia.

In ambito sanitario la Pet Therapy viene riconosciuta dal Ministero della Salute nel Giugno 2009 al fine di promuovere la ricerca e di standardizzare i protocolli per la sua attuazione. Nel 2015 sono state poi approvate le “Linee Guida Nazionali per gli I.A.A.”.

Già qualche anno prima, nel 2002,con la Carta Modena vengono stabilite le peculiarità della Pet Therapy nel rispetto del paziente e la sua codifica nell’ambito delle co-terapie e non all’interno delle cosiddette “terapie alternative”. Infatti, il fine delle co-terapie è di favorire il miglioramento del benessere del paziente rendendo più efficiente l’utilizzo delle risorse sanitarie.

Nel corso del presente studio sono stati evidenziati i meccanismi di base della terapia con gli animali, in particolare la sua applicazione nel paziente pediatrico, e la promozione dell’importanza del ruolo medico ed infermieristico durante gli incontri di Pet Therapy.

Lo studio si è basato sull’uso di alcuni questionari da sottoporre alle unità familiari partecipanti e a quelle che, a causa di una degenza prolungata del proprio figlio, hanno partecipato a ulteriori incontri permettendo quindi una maggiore interazione con potenziali effetti terapeutici. È stato inoltre sottoposto un questionario ad un campione di personale medico ed infermieristico del reparto di U.O. Pediatria dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana (AOUP) per valutare il grado di conoscenza della Pet Therapy come co-terapia ed il loro ruolo durante un incontro di Pet Therapy. Infine, è stata elaborata una scheda di valutazione sull’interazione tra il bambino e l’animale, compilata dal paziente in occasione di ogni incontro, utilizzando una scala di valutazione del grado di apprezzamento costruita secondo il modello della scala del dolore basata sull’espressione del volto.

Dai risultati dello studio è emerso che ogni paziente ha elaborato una propria “risposta”all’incontro con l’animale. Le maggiori dimensioni di relazione evidenziate dallo studio sono state: il gioco, l’offerta di un “chicco”, il passeggio con l’animale, il colloquio con l’animale o il racconto dell’esperienza personale con il proprio animale.

L’analisi delle dimensioni di relazione manifestate dal paziente ha poi consentito di eseguire una accurata valutazione dell’incontro.

Il personale medico ed infermieristico coinvolto nello studio ha espresso la volontà di incrementare questa attività con pieno coinvolgimento di tutti gli operatori afferenti al reparto e di promuovere la Pet Therapy con la divulgazione di corsi di aggiornamento affinché possa essere estesa anche ad altri reparti della AOUP sulla base dei benefici riscontrati nei pazienti pediatrici.

A conclusione dello studio è stata preparata una brochure informativa sulla attività di Pet Therapy da distribuire alle famiglie e al personale medico ed infermieristico della U.O. Pediatria dell’AOUP con lo scopo di dare un piccolo contribuito alla divulgazione di questa co-terapia.

Introduzione

“…Se si cura una malattia, si vince o si perde; ma se si cura una persona, vi garantisco si vince, si vince sempre...”

H. Doherty – “Patch Adams”

 

Nella mia esperienza universitaria e in particolar modo nelle esperienze di tirocinio di questi tre anni, ho cercato di capire a fondo il concetto del “prendersi cura”. Ho potuto verificare personalmente il significato e le ricadute sul paziente ricoverato in regime di ospedalizzazione. Infatti, il paziente tende a perdere la propria dignità denigrando l’immagine di sé. Il paziente, che sia adulto o bambino, si sente solo e abbandonato, privo di tutto quello che ha sempre avuto al di fuori della realtà ospedaliera.

Questa condizione ha fatto maturare in me il desiderio di “prendersi cura” del paziente in modo più spontaneo e naturale possibile, soprattutto per alleviare il senso di solitudine e smarrimento che spesso si associa al periodo di ospedalizzazione.

Per esperienza personale, posso affermare che la presenza di un cane non lascia spazio alla solitudine. Pertanto ho iniziato a studiare e a documentarmi sull’argomento della Pet Therapy ed ad esaminare ciò che era già stato sperimentato.

Jean Watson, nota infermiera americana e fondatrice del Watson Caring Science Institute, ha potuto verificare che l’assistenza al paziente come persona, ponendo particolare attenzione sul concetto di empatia, che rappresenta un aspetto fondamentale del concetto di “prendersi cura”, ha notevoli risvolti postivi sulla salute del paziente. Infatti, Florence Nightingale notò che l’impiego di piccoli animali nella degenza dei suoi pazienti, li incoraggiava a prendersi cura anche di se stessi.

Prendersi cura non è soltanto curare la sfera fisica. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la salute è definita come stato di benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia. Durante i ricoveri ospedalieri si viene a perdere la dimensione del tempo, delle relazioni e attività quotidiane lasciando così al proprio corpo e alla propria mente più tempo per identificare la malattia, amplificando la sofferenza e sminuendo l’immagine di sé.

Relazionarsi con un cane, un gatto, o qualunque altro essere vivente con cui si possa stringere un legame affettivo comporta una serie di effetti positivi, che coinvolgono la sfera emotivo-relazionale e quella fisica; dal piacere del contatto fisico con l’animale, allo stimolo ad una vita più sana, con momenti di svago e passeggiate all’aria aperta.

Prendersi cura di un altro essere vivente incoraggia il senso di responsabilità e aiuta la condivisione, specialmente nei bambini e negli adolescenti, fino ad arrivare all’attenuazione dei sintomi depressivi o ansiogeni ed alla regolazione della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca. L’interazione con un animale infatti sviluppa la capacità empatica, l’autostima individuale e la capacità di “prendersi cura” degli altri, riconoscendo il proprio bisogno di essere accudito.

Il rapporto affettivo con un animale è in grado di instaurare dunque un circolo virtuoso in cui gli effetti fisici interagiscono con la parte psico-emotiva, e a loro volta le conseguenze a livello psicologico migliorano l’equilibrio della salute corporea.

 

1.1 L’importanza della storia della Pet Therapy in ambito sanitario e il riconoscimento giuridico.

La Pet Therapy, termine genericamente usato per indicare gli Interventi Assistiti con gli Animali (I.A.A), comprende una vasta gamma di progetti finalizzati a migliorare la salute e il benessere delle persone con l’ausilio di pet, ovvero animali da compagnia. Purtroppo vige ancora un atteggiamento che nega specifiche indicazioni a questo servizio accostandolo a una sorta di effetto placebo.
In ambito sanitario la Pet Therapy non va inquadrata all’interno delle cosiddette “terapie dolci” o “alternative” bensì nel campo delle co-terapie che favoriscano il miglioramento del benessere del paziente e rendano più efficiente l’utilizzo delle risorse sanitarie. La Pet Therapy può e deve essere un modo per dare giovamento a chi ne ha bisogno. Questo però può realizzarsi solo in virtù di una stringente correlazione tra i bisogni specifici dell’utente (paziente) e la specificità del servizio che gli viene offerto.
Già nel 1792, lo psicologo infantile inglese William Tuke, cominciò ad utilizzare gli animali in strutture psichiatriche, allo scopo di “alleviare le condizioni subumane ed incrementare l’autonomia e l’autostima dei pazienti” . Tuke infatti spinse i suoi pazienti ad occuparsi degli animali e cominciò a curare i bambini coinvolgendo nell’interazione animali di piccola taglia, come i conigli, con lo scopo di vedere tornare i piccoli pazienti in possesso delle loro facoltà ed impegnarsi in attività alternative che permettessero di recuperare l’autocontrollo perduto.
Nel 1859 Florence Nightingale, durante la formazione infermieristica professionale, osservò che i piccoli animali potevano essere impiegati come compagni per i malati cronici specialmente se lungodegenti. Notò inoltre che la pratica di spazzolare e di accudire piccoli animali incoraggiava i pazienti a prendersi cura anche di se stessi. Pertanto furono scelti a tale scopo animali che potessero adattarsi facilmente all’ambiente ospedaliero come i cani.
Nel 1867 anche l’istituto Betel Hospital per pazienti epilettici, a Bielefeld in Germania, iniziò ad inserire nei programmi terapeutici gli interventi con animali come cani e gatti. Nello stesso periodo in Francia un medico prescrisse l’equitazione a pazienti con problemi neurologici e in Belgio gli animali vennero utilizzati nella cura dei soggetti disabili.

Nel 1919 il Ministro degli Interni degli USA, Franklin K.Lane, invitò ad utilizzare i cani nel St. Elizabeth’s Hospital per la cura dei pazienti affetti da gravi forme di depressione e schizofrenia dovute specialmente agli esiti dei traumi provocati dalla partecipazione alla I guerra mondiale.
Negli anni ’40 anche in un ospedale di New York furono impiegati animali da compagnia nei programmi di riabilitazione di aviatori che avevano riportato gravi lesioni a seguito della partecipazione alla II guerra mondiale.
Nel 1952, alle olimpiadi di Helsinki, una ragazza che nove anni prima era stata colpita da poliomielite, si classificò seconda in una specialità ippica.
Il punto ufficiale di partenza della Pet Therapy si deve allo psichiatra Boris Levinson che nel 1953 scoprì che quando nel suo studio era presente il suo cane Jingle i bambini con disturbi psichici da lui seguiti erano fortemente attratti dall’animale ed agivano in maniera più spontanea e si relazionavano più facilmente con il terapeuta. Infatti, aveva notato che un bambino spesso era intimorito nella comunicazione diretta con il terapeuta e che la presenza dell'animale lo facilitava nell'esprimere le proprie difficoltà comunicando in maniera indiretta e cioè attraverso l'animale. Inoltre notò che il bambino aveva la possibilità di proiettare sull'animale le proprie sensazioni altrimenti inesprimibili. Infine, tutti questi processi avvenivano attraverso scambi affettivi e giocosi con l'animale che rendevano più gradito l'incontro terapeutico. Il cane svolgeva quindi una funzione mediatrice agevolando gli scambi comunicativi e creando un ambiente facilitato in cui i bambini si sentivano maggiormente a proprio agio potendo manifestare liberamente le proprie emozioni e sensazioni (2).
In Italia l’arrivo della Pet Therapy si ha nel 1987 con la Δ – Society con la quale si formeranno la maggior parte degli operatori.
Ad oggi, i dati raccolti dimostrano che la relazione con l’animale riaccende l’interesse verso gli altri attraverso stimoli sensoriali tattili e visivi creando un’empatia. I benefici della relazione sono evidenti specialmente nei piccoli pazienti nei quali l’animale, non solo cattura l’attenzione, ma riesce anche a stimolare l’accettazione di sé, e negli anziani nei quali si registra anche un effetto positivo sul piano fisico, oltre che psichico, in quanto i pazienti vengono stimolati a compiere attività motorie.
Quindi, l’impiego degli animali in determinate attività, non solo determina una migliore risposta del paziente ma può concorrere alla riduzione dell’uso dei farmaci, con ulteriori vantaggi sia per la qualità di vita che in termini di costi.
Tuttavia gli I.A.A devono essere improntati su rigorosi criteri scientifici e necessitano di una regolamentazione specifica volta a tutelare sia il paziente/utente che gli animali coinvolti (3).
La Pet Therapy è una opportunità per promuovere il benessere complessivo di un individuo ed accrescere il valore della relazione tra essere umano e un’altra specie, quella animale.Alla base di questo percorso il riferimento va alle indicazioni della zooantropologia (disciplina cui la Pet Therapy rappresenta una delle tante applicazioni) e in particolare alla Carta Modena, documento redatto nel 2002 che ha ricevuto il patrocinio del Ministero della Salute (4).

- La Carta Modena è un documento redatto nel 2002 che differenzia le ordinarie attività zootecniche dalla Pet Therapy e si sofferma sui diritti del paziente sottolineando che vanno messe a punto attività che non coinvolgano troppo la sfera privata della persona per evitare di creare poi stress da distacco. Inoltre, secondo la Carta Modena è fondamentale che l’operatore sia preparato a relazionarsi con ogni tipo di paziente; per questo è necessario che al momento in cui viene messo a punto un intervento sia presente un’équipe multidisciplinare. Con la Carta Modena vengono stabiliti i principi e i valori che guidano il servizio ed il benessere dell’animale.

- Conferenza stato regioni

- Puglia 2008

- Piemonte 2010

- Accordo del 6 Febbraio 2003 tra il Ministero della Salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano in materia di benessere degli animali da compagnia e Pet Therapy che all’articolo 9 attribuisce alle Regioni e Province autonome il compito di “agevolare una più ampia diffusione dei nuovi orientamenti clinico terapeutici con i con i cani per disabili e tecniche di Pet Therapy agevolando il mantenimento del contatto delle persone, anziani e bambini in particolare, siano esse residenti presso strutture residenziali, quali case di riposo e strutture protette o ricoverate presso Istituti di cura, con animali da compagnia di loro proprietà o con animali comunque utilizzabili per la Pet Therapy.”

- Trattato di Lisbona 2007

- Il Ministero della Salute al fine di promuovere la ricerca e di standardizzare i protocolli, nel giugno 2009 ha istituito il “centro referenza nazionale per gli I.A.A. e Pet Therapy”. (5)

- La Legge 59/2009 a livello Regionale indica che per ogni progetto di I.A.A.:

  • sia presente il responsabile di Progetto
  • venga eseguita la comunicazione alla ASL veterinaria
  • che gli operatori siano in possesso di competenze tecniche debitamente documentate
  • che vi sia documentazione sulla idoneità dell’animale, del coadiutore e del certificato medico veterinario.

- L’approvazione dell’Accordo Stato Regioni e Province autonome recante “ Linee Guida Nazionali per gli Interventi Assistiti con gli Animali” del 25 Marzo 2015 ha determinato una svolta importante per cui il termine Pet Therapy è stato sostituito con quello di I.A.A. formalizzando la strutturazione di tali interventi e l’importanza degli operatori.

La legge pertanto riconosce anche nel nostro Paese che la Pet Therapy è molto di più che una “coccola” rappresentando un percorso di cura che va affrontato con serietà e preparazione. Gli animali riconosciuti dal provvedimento e “autorizzati” a curare sono: cani, cavalli, asini, gatti e conigli, che saranno a loro volta protetti e il cui benessere dovrà essere messo al primo posto insieme a quello del paziente che usufruirà di questa prestazione.

Nelle figure 1 - 6 è riportato l’Accordo, ai sensi degli articoli 2, comma 1, lettera b) e 4, comma 1 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sul documento recante “Linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali (IAA) (6).

 

Figura 1

Estratto delle Linee Guida Nazionali in materia di regolamentazione della Pet Therapy

Figura 2.

Estratto delle Linee Guida Nazionali in materia di regolamentazione della Pet Therapy

Figura 3

Estratto delle Linee Guida Nazionali in materia di regolamentazione della Pet Therapy

Figura 4

Estratto delle Linee Guida Nazionali in materia di regolamentazione della Pet Therapy

Figura 5

Estratto delle Linee Guida Nazionali in materia di regolamentazione della Pet Therapy

Figura 6

Estratto delle Linee Guida Nazionali in materia di regolamentazione della Pet Therapy

Le Linee Guida si prefiggono l’obiettivo di definire standard operativi per la corretta e uniforme applicazione degli I.A.A. nel territorio nazionale, individuare i compiti e le responsabilità e le modalità di formazione delle figure professionali e degli operatori coinvolti nei progetti e nelle iniziative che prevedono l’impiego di animali domestici appartenenti alle specie maggiormente impiegate quali cane, cavallo, asino, gatto, coniglio, ai fini:

  • Terapeutico – riabilitativi (Terapia Assistita con l’Animale)
  • Educativi (Educazione Assistita con l’Animale)
  • Ludico ricreativi (Attività Assistita con l’Animale).

Per ogni Intervento di Pet Therapy si prevede il coinvolgimento di un’équipe multidisciplinare che sia in grado di gestire la complessità della relazione uomo – animale, composta da diverse figure professionali, sanitarie e non, e operatori che collaborino alla realizzazione dell’intervento, ognuno secondo le proprie competenze. La scelta dell’équipe varia in base a ambiti e obiettivi di intervento, alle specifiche esigenze del paziente/utente e all’animale impiegato (7).

1.2 Organizzazione e pianificazione di un progetto di Pet Therapy

 

In un intervento assistito con l’animale per raggiungere l’adeguatezza occorre avere una prescrizione ben definita che una volta stabilita, definisce il progetto programmatico e prescrittivo. Successivamente diviene una formulazione teorica di cui sono chiari gli obiettivi da raggiungere e i principi per ottenerli. Dovranno essere ben codificate le attività che si andranno a realizzare, la loro frequenza , le risorse e le coordinate per operare.

Il progetto deve essere discusso in presenza di ogni membro dell’équipe coinvolta in un piano di attività che indichi nel dettaglio i piani operativi e le risorse necessarie. Dopo questa fase sarà possibile avviare il progetto terapeutico e impostare il piano di sedute durante le quali realizzare le attività (attuazione).

Un progetto di Pet Therapy si può quindi articolare in due momenti: il primo, chiamato “definizione delle coordinate terapeutiche” o pianificazione, definisce obiettivi e principi per raggiungerli. È la fase che traduce il progetto all’équipe, evidenziando le attività possibili che si andranno ad articolare in sedute che andranno poi in un secondo momento calendarizzate, l’ambiente, gli utenti e infine le risorse necessarie, prestando particolare attenzione a eventuali cambiamenti che potranno essere dettati dall’équipe. È proprio per questo che in questa fase, prima del passaggio a quella successiva, è fondamentale coinvolgere ogni membro dell’équipe (nello studio attuale composta anche da medici ed infermieri) per individuare gli argomenti da affrontare per collegare ogni seduta e identificare nello specifico le attività da svolgere.

La seconda fase, definita “traduzione operativa” o di attuazione, si occupa invece di stabilire le modalità per trasformare il disegno del progetto in sedute di attività attraverso la realizzazione degli incontri che vedranno protagonista l’interazione dell’essere umano come paziente con l’eterospecifico come cane. È una fase che richiede grande capacità di organizzazione e attenta valutazione da parte dell’équipe delle variabili presentate nella I fase, cioè quella di pianificazione, perché i diversi protagonisti, compresi gli utenti, nel nostro caso i piccoli pazienti, si trovano ad agire simultaneamente. È per questo che tra la I e la II fase è fondamentale che ogni membro dell’équipe pianifichi il proprio modo di operare. Infatti, il progetto può variare a seconda delle esigenze e delle diverse visioni degli operatori richiedendo quindi un “nuovo equilibrio”.

 

 

1.3 Presentazione del Progetto in corso presso l’U.O Pediatria – Ospedale “Santa Chiara” Pisa

Il progetto in vigore nell’U.O. Pediatria dell’Ospedale “Santa Chiara” di Pisa è stato presentato dall’Accademia di Istruzione e Cultura Cinofila DobreDog (www.DobreDog.it) ed è stato pianificato con la collaborazione del personale infermieristico e medico che opera nel raparto di degenza ordinaria. Nell’Accademia operano esperti di comportamento degli animali da affezione, istruttori, educatori cinofili ed operatori di Pet-Therapy (AAA/TAA). Tale associazione è affiliata ad Opes Cinofilia-Coni, iscritta al registro delle Associazioni Sportive Dilettantistiche del C.O.N.I.; è centro di riferimento in formazione per il settore Cinofilia di Opes-Coni per il Centro Italia ed è convenzionata con la Facoltà di Veterinaria dell'Università di Pisa per tirocini formativi e di orientamento.L’associazione DobreDog aderisce a Carta Modena a sostegno del benessere del paziente e dell’animale.
Negli ultimi anni i progetti di Pet Therapy hanno riscontrato un incremento nel presidiare gli ambiti ospedalieri a dimostrazione che i benefici generati da incontri di questo tipo offrono ai degenti un diverso modo di percepire l'ospedalizzazione.
Tali benefici sono stati avvalorati nel 1977 dai ricercatori Aaron Katcher e Erika Friedmann che diedero inizio agli studi sull’applicazione della Pet Therapy alle patologie cardiovascolari osservando un aumento nel tasso di sopravvivenza negli infartuati che possedevano un cane. La relazione con il cane diminuiva la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, riduceva la produzione di cortisolo e stimolava l’attività fisica (2).
Gli interventi che l’Accademia DobreDog sta eseguendo all'interno della U.O. Pediatria dell'Ospedale “Santa Chiara” costituiscono un aspetto fondamentale per trasformare la Pet Therapy in un valore oltre che un'opportunità.
Nel progetto è inoltre sottolineato che gli interventi di Pet Therapy costituiscono una co-terapia, andando ad affiancare le terapie mediche e psicologiche tradizionali ed avranno come fondamento la co-terapia distrattiva, e la co-terapia ludica. Durante gli interventi di Pet Therapy, la curiosità verso il cane, manifestata dai bambini, permette di migliorare la qualità della loro degenza e di quella dei loro genitori e familiari che li assistono.
Portare a passeggio il cane rimanda un’immagine di sé come persona competente e autonoma; oppure accarezzare e coccolare il cane suscita un senso di protezione, calore e intimità oltre a ridurre la tensione nervosa. Anche la sola presenza del cane è in grado di stimolare l’attenzione e di facilitare l’interazione producendo un aumento dell’interesse e della partecipazione alle attività proposte.
Nel progetto è stabilito che la Pet Therapy è rivolta ai bambini e ai ragazzi della U.O. di Pediatria dell’Ospedale “Santa Chiara” di Pisa. Gli incontri sono strutturati in sessioni di 15 minuti, intervallate da 10 minuti di pausa, per gestire i tempi di riposo necessari per il cane.
Tutte le attività vengono concordate nei modi e nei tempi e svolte in stretto accordo con la caposala, gli infermieri, i medici del reparto e la Direzione Sanitaria con l'obiettivo di non interferire o limitare, né sovraccaricare le normali attività del reparto, ma creare un valore aggiunto al reparto ed ai pazienti. Il progetto proposto prevede un incontro alla settimana per la durata di 2 ore. Tutti gli interventi sono calendarizzati, in accordo con il reparto, in funzione delle attività e degli impegni ospedalieri.
Gli interventi sono pianificati in team di lavoro e svolti da operatori qualificati con cani certificati da un Veterinario Comportamentalista (in riferimento alla LR 59 – 26/10/2009, art. 16). L’operatore di Pet therapy ha una specifica formazione in attività con animali; conduce l’animale e promuove la relazione utente-animale, coerentemente con gli interventi del progetto. Garantisce il monitoraggio del benessere dell’animale prima, durante e al termine delle sedute, in stretta cooperazione con il medico veterinario.
Prima di ogni incontro, ad ogni unità familiare è richiesto il consenso informato scritto per potere eseguire l’attività di Pet Therapy.
Prima di entrare in reparto l’animale viene “pulito” con salviette a base di clorexidina. Inoltre per l’animale, è prevista una valutazione sanitaria del medico veterinario dell’èquipe a cui segue l’idoneità che deve essere costantemente monitorata nel corso degli interventi.

Figura 7. Rappresentazione schematica del progetto di Pet Therapy in corso presso la U.O. Pediatria dell’AOUP.

2. Obiettivi dello studio

  • L’obiettivo di questo studio sperimentale è stato la valutazione di I.A.A sia come Attività Assistita (A.A) che come Terapia Assistita (T.A) nei confronti dei pazienti ricoverati nella U.O. Pediatria della AOUP.
  • A tale scopo sono stati preparati dei questionari specifici con coinvolgimento di tutta l’unità familiare e del bambino in particolare.
  • Inoltre, sono stati redatti questionari specifici per il personale sanitario medico ed infermieristico per la valutazione dell’impatto della Pet Therapy sulla attività assistenziale.
  • Infine, è stata compilata una scheda a riguardo dell’interazione bambino/animale al termine di ogni incontro.

3. Pazienti e metodi

Sono stati esaminati 50 pazienti (M=30; F=20) con età compresa tra 6 mesi e 17 anni nella grande maggioranza affetti da patologie neurologiche, disturbi della condotta alimentare o patologie infettive. Lo studio si è basato sull’uso di alcuni questionari: i primi due sono stati rivolti a tutta l’unità familiare perché in ambito pediatrico il paziente deve essere sempre affiancato dal genitore o da una figura di riferimento. Questo comporta che il personale medico e infermieristico non si adoperi a prendersi cura solo del paziente bensì di tutta l’unità familiare. È stato quindi considerato opportuno sottoporre i questionari all’intera unità familiare coinvolta nella degenza del piccolo paziente.

In seguito è riportato in dettaglio il questionario somministrato alla famiglia dopo l’attività di Pet Therapy (Tabella 1). Nel questionario sono state inserite alcuni quesiti specifici (n. 3, 4, 8, 9 e 10) per ottenere informazioni sulla efficacia della attività di Pet Therapy.

 

Tabella 1. Questionario per la valutazione dell’incontro di Pet Therapy rivolto alla unità familiare.

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 Questionario per l’unità familiare:

  • E’ stato apprezzato questo incontro? SI    NO    NON SO

[dalla domanda 2 alla domanda 10 è stato chiesto di rispondere anche alle unità familiari non intenzionate a partecipare all’attività di Pet Therapy]

  • A casa, avete il cane o altri animali? SI    NO
  • Prima di questo incontro, eravate già a conoscenza della Pet Therapy? SI   NO
  • Pensa che la Pet therapy possa essere utile per la cura dei bambini negli ospedali? SI   NO   NON SO

 Pensa che la Pet Therapy possa essere pericolosa per il bambino? SI    NO    NON SO

  •  Crede che questa attività possa portare beneficio al bambino? SI    NO    NON SO
  •  Crede che questa attività possa portare beneficio all’unità familiare coinvolta nel percorso di cura del bambino?   SI    NO    NON SO
  • Ha/avete avuto esperienze negative con cani o altri animali? SI   NO
  • Pensa che i cani possano portare infezioni o malattie all’interno dell’ambito ospedaliero? SI NO    NON SO
  • È favorevole all’idea di far incontrare i cani e bambini all’interno dell’ospedale?   SI    NO    NON SO
  •  Sulla base delle attvità/coterapie di Pet Therapy svolte con il vostro bambino quali benefici ha riscontrato?
  • Aumentano l’autostima nel bambino
  • Aiutano nella degenza del bambino
  • Aiutano i familiari
  • Favoriscono svago e distrazione
  • Stimolano emozioni positive
  • Contribuiscono nel combattere l’abbattimento emotivo

 

  • Cosa le è piaciuto di più? ……………………………………….

 

  • Cosa le è piaciuto di meno?………………………………………..

 

  • Avete suggerimenti per l’attività di Pet therapy?

.............................................................................

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Nel caso in cui la patologia del piccolo paziente dovesse aver richiesto una degenza più lunga e più impegnativa, sono stati programmati un numero maggiore di incontri e proponendo ai genitori  un secondo questionario, riporato in tabella 2.

Le domande proposte nel secondo questionario sono più specifiche e risultano mirate ad introdurre la Pet Therapy come co-terapia di supporto nella degenza del loro bambino.

 

Tabella 2. Questionario per la valutazione degli incontri successivi di Pet Therapy rivolto alla unità familiare.

Questionare per l’unità familiare:

  •  Sulla base delle attività di Pet Therapy svolte con il vostro bambino quali benefici ha riscontrato nel bambino?
  • Aumentano l’autostima nel bambini
  • Aiutano nella degenza del bambino
  • Aiutano i familiari
  • Favoriscono svago e distrazione
  • Stimolano emozioni positive
  • Contribuiscono nel combattere l’abbattimento emotivo
  • Crede ci siano stati miglioramenti dall’incontro precedente? SI   NO   NON SO
  • Crede ci siano state ripercussioni sulla degenza del bambino dall’incontro precedente? SI    NO   NON SO
  • Crede possa essere utile a migliorare la degenza del bambino? SI NO    NON SO
  • Crede che non sia utile a migliorare la degenza del bambino? SI    NO    NON SO
  •  Sarebbe favorevole ad introdurla come co-terapia nel percorso di cura del bambino? SI    NO    NON SO

 

  • Cosa le è piaciuto di più?……………………………………

 

  • Cosa le è piaciuto di meno? ………………………………………..

 

  • Avete suggerimenti per l’attività di Pet therapy?

………………………………………………………………………..

 

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Il questionario che è stato sottoposto al personale medico ed infermieristico è riportato in tabella 3.

Tale questionario ha preso in esame soprattutto il ruolo del personale sanitario nei confronti della Pet Therapy.

 

Tabella 3. Questionario rivolto al personale medico ed infermieristico sulla valutazione del ruolo del personale sanitario nei confronti della Pet Therapy.

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 Questionario rivolto al personale medico/infermieristico:

  • Prima di questo progetto, era a conoscenza della Pet Therapy? SI    NO   
  • È a conoscenza del fatto che la Pet therapy è stata riconosciuta a tutti gli effetti dal Ministero della Salute come terapia di supporto (T.A.A Linee Guida Nazionali 25 Marzo 2015)? SI    NO    NON SO
  • È a conoscenza del fatto che il suo ruolo è di fondamentale importanza durante gli interventi di Pet Therapy i quali prevedono la presenza di un équipe multidisciplinare (medico/psicologo – psicoterapueta o responsabile di progetto, infermiere/figura professionale dell’Area sanitaria o referente di intervento, coadiutore del cane, cane, utente..)? SI    NO    NON SO
  • Sulla base dei progetti di Pet Therapy svolti nella vostra U.O. ritiene sia efficace questa coterapia? SI    NO    NON SO
  • Sulla base dei progetti di Pet Therapy svolti nella vostra U.O. è favorevole all’integrazione di questa coterapia in altri reparti dell’AOUP?    SI    NO   NON SO
  • Secondo Lei, la Pet Therapy porta beneficio nel bambino? SI    NO    NON SO
  • Secondo Lei, la Pet Therapy porta pericolo per il bambino? SI    NO    NON SO
  • Sulla base dei progetti di Pet Therapy svolti nella vostra U.O. ha riscontrato atteggiamenti negativi nel bambino? SI    NO    NON SO
  • E nell’ambiente? SI    NO    NON SO
  • Sulla base dei progetti di Pet therapy svolti nella vostra U.O. , quali convinzioni le ha suscitato questa coterapia?
  • Gli animali possono trasmettere paura e ansia
  • Gli animali possono portare malattie o infezioni
  • Gli animali possono essere pericolosi
  • Gli animali possono essere di grande aiuto nella degenza del bambino
  • Gli animali possono essere di grande aiuto alla famiglia
  • E’ utile anche al personale sanitario
  • Sulla base dei progetti di Pet Therapy svolti nella vostra U.O. quali benefici ha riscontrato nel bambino?
  • Aumentano l’autostima nel bambino
  • Aiutano nella degenza del bambino
  • Aiutano i familiari
  • Favoriscono svago e distrazione
  • Stimolano emozioni positive
  • Contribuiscono nel combattere l’abbattimento emotivo

 

12) Avete suggerimenti per l’attività di Pet therapy?

………………………………………………......

  • È favorevole a promuovere l’informazione e la diffusione di Pet Therapy? SI  NO   NON SO
  •  Ritiene possano essere necessari corsi di formazione e aggiornamento circa questa coterapia? SI NO   NON SO

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In occasione di ogni incontro di Pet Therapy è stata preparata anche una scheda di valutazione sull’interazione bambino – animale. Tale scheda è riportata in figura 8.

Figura 8. Scheda di la valutazione dell’incontro di Pet Therapy rivolto alla unità familiare.

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SCHEDA DI VALUTAZIONE INCONTRO BAMBINO–ANIMALE:

  1. Interazione bambino – animale ( scala 0 – 5) (*)

 

             Quanto ti è piaciuta questa visita?

2) Richieste da parte del bambino

o …………………
o …………………

3) Fattore emotivo (riportare frasi specifiche)

o ………………….

o ………………….

o ………………….

4) Atteggiamento del cane :

NO STRESS        SEGNI DI STRESS LIEVE        SEGNI DI STRESS MODERATO

5) Obiettivi raggiunti e interpretazione dell’incontro:

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(*) Per avere una valutazione più accurata dell’incontro è stato chiesto direttamente al bambino di valutare alcuni aspetti dell’incontro con il cane. E’ stato utilizzato il modello della scala del dolore(Faces Pain Rating Scale)utilizzato nell’U.O. Pediatria e modificato secondo lo studio effettuato. Il punteggio va da 0 a 5 rappresentando lo 0 una valutazione negativa ed il valore 5 la massima valutazione positiva. In figura 9 sono riportati i dettagli della valutazione del punteggio.

Figura 9. Scala di valutazione sull’impatto paziente – animale.

 

4. Risultati

Il totale dei pazienti esaminati a cui è stato sottoposto il 1° questionario era di 50; tra questi, 46 hanno partecipato almeno ad un incontro con il cane mentre 4 pazienti hanno rifiutato l’incontro con l’animale. Circa 30 pazienti non hanno potuto partecipare ad alcun incontro con l’animale per le seguenti controindicazioni mediche alla Pet Therapy: allergie o patologie respiratorie importanti, immunodepressione, ferite scoperte o infette.

Nei pazienti partecipanti al primo incontro è stata applicata una metodologia di incontro di tipo A.A.A. In tabella 4, sono elencati i risultati esaminati in base all’età, al sesso e alla patologia.

 

Tabella 4. Caratteristiche dei pazienti esaminati.

np: non partecipanti

 

In figura 10 è riportatala percentuale dei partecipanti rispetto ai non partecipanti al 1° incontro.

Figura 10. Percentuale dei partecipanti e non partecipanti al 1° incontro di Pet Therapy.

Dall’analisi delle risposte del 1° questionario, sottoposto sia ai pazienti che alle unità familiari partecipanti, e ai pazienti non partecipanti al primo incontro, sono state costruite delle tabelle riassuntive (tabelle 5 - 7) che mostrano le percentuali delle risposte.

Infatti, dalla domanda 2 alla domanda 10 è stato chiesto di rispondere anche alle unità familiari che non hanno espresso la volontà di partecipare all’incontro di Pet Therapy.

Tabella 5. Tabella riassuntiva delle risposte date al 1° questionario con elaborazione dei dati in percentuale.

Tabella 6. Tabella riassuntiva delle risposte date al 1° questionario con elaborazione dei dati in percentuale.

Tabella 7. Tabella riassuntiva delle risposte date al 1° questionario con elaborazione dei dati in percentuale.

Dall’analisi dei dati del 1° questionario sottoposto alle unità familiari consenzienti o meno al primo incontro con l’animale e in particolar modo dai risultati della domanda n. 3 “Prima di questo incontro, eravate già a conoscenza della Pet Therapy?”, le unità familiari sono state suddivise in due gruppi: nella percentuale maggiore (percentuale di partecipazione del 92%) quelle che nonostante non fossero a conoscenza di questa co-terapia (38% dei partecipanti al primo incontro non era a conoscenza della Pet Therapy prima) e avessero avuto incontri sgradevoli prima del nostro (12% dei partecipanti ha avuto esperienze negative in precedenza con cani o altri animali) hanno deciso comunque di sperimentare la nostra attività rimanendo molto soddisfatti fino al punto di chiedere un nuovo incontro prima della dimissione del proprio figlio e proporre più incontri di Pet Therapy alla settimana (80% dei partecipanti); l’altro gruppo invece (8%), riguarda le unità familiari che per ragioni proprie (non conoscenza della Pet Therapy, esperienze negative, paure..) hanno escluso a priori l’incontro.

In 7 dei 46 partecipanti (15%) è stato sottoposto un secondo questionario, essendo stati rivisti due o più volte. Con questi pazienti è stata applicata una metodologia di incontro di tipo T.A.A.

 

Tabella 8. Suddivisione dei pazienti sottoposti a due o più incontri in base alla patologia.

Figura 11. Percentuale dei pazienti sottoposti a due o più incontri.

Nelle tre tabelle (tabelle 9 - 11vè stata riportata l’elaborazione delle risposte al secondo questionario a cui sono state sottoposte le unità familiari protagoniste di due o più incontri.

Tabella 9. Percentuali delle risposte al secondo questionario consegnato alle unità familiari protagoniste di due o più incontri.

Tabella 10. Percentuali delle risposte al secondo questionario consegnato alle unità familiari protagoniste di due o più incontri.

Tabella 11. Percentuali delle risposte al secondo questionario consegnato alle unità familiari protagoniste di due o più incontri.

Questo questionario è servito all’équipe ad indirizzare ogni piccolo paziente verso una determinata attività con l’animale e a capire o meno se gli incontri di Pet Therapy potessero avere una valenza terapeutica passando quindi da A.A.A a T.A.A.

In questo caso, l’équipe si dovrebbe prefiggere determinati obiettivi co-terapeutici da raggiungere incontro dopo incontro. Dallo studio è stato rilevato che è possibile attuare interventi di tipo T.A.A in caso di:

  • Anoressia
  • Paralisi cerebrale infantile
  • Mielite

Per sottolineare l’importanza e per verificare la conoscenza del ruolo di ogni membro dell’équipe multidisciplinare durante un incontro di Pet Therapy è stato somministrato un questionario ad un campione del personale medico ed infermieristico afferente al reparto. Hanno partecipato 15 infermiere, 5 specializzandi e 4 medici per un totale di 24 operatori.

Tabella 12. Analisi delle risposte date al questionario rivolto al personale medico ed infermieristico.

Tabella 13. Percentuale delle risposte date al questionario rivolto al personale medico – infermieristico.

Tabella 14. Percentuale delle risposte date al questionario rivolto al personale medico – infermieristico.

Il presente studio, si è soffermato sulla conoscenza diretta del ruolo del personale medico ed infermieristico durante un incontro di Pet Therapy; infatti nel questionario, sono state inserite le domande 13 e 14 alle quali l’84% del personale coinvolto ha risposto che sarebbero necessari corsi di formazione e aggiornamento affinché questa co-terapia possa essere divulgata in più reparti dell’AOUP.

E’ stato anche chiesto se erano presenti evidenti benefici sui loro pazienti durante gli incontri con gli animali svolti nella loro U.O.; il 92% ha risposto SI, mentre solo l’8% ha dichiarato di non sapere se questa attività sia utile o possa essere dannosa al paziente.

Infine, nella figura 12 e nelle tabelle che seguono (tabelle 15 - 17) sono state analizzate le schede di valutazione sull’interazione bambino – animale compilate ad ogni incontro con il cane.

Figura12. Percentuale delle risposte date alla scheda di valutazione sull’interazione bambino – animale.

Tabella 15. Percentuale delle risposte date alla scheda di valutazione sull’interazione bambino – animale.

Tabella 16. Percentuale delle risposte date alla scheda di valutazione sull’interazione bambino – animale.

Tabella17. Percentuale delle risposte date alla scheda di valutazione sull’interazionebambino – animale.

5. Discussione 

Un intervento assistito con un animale è definibile come un progetto finalizzato a migliorare la salute e il benessere delle persone con l’ausilio di un pet. A sua volta si può articolare in A.A.A, T.A.A ed E.A.A. Nello studio presentato, prevalgono le A.A.A e le T.A.A anche se con minor frequenza rispetto alle prime.
Le A.A.A sono attività a scopo ludico – ricreativo e di socializzazione con cui si vuole promuovere il miglioramento della qualità di vita e la corretta interazione uomo – animale. In tali attività la relazione con l’animale costituisce fonte di conoscenza, di stimoli sensoriali ed emozionali. Sono attività rivolte al singolo individuo o ad un gruppo di individui e promuovono nella comunità il valore dell’interazione uomo – animale al fine di reciproco benessere.
Generalmente il primo incontro a scopo di A.A.A. è necessario all’équipe per inquadrare gli obiettivi da raggiungere con quel determinato paziente. Nel reparto di Pediatria la degenza media dei pazienti è solo di alcuni giorni e quindi l’attuazione di una T.A.A. non risulta possibile. Per tale motivo è opportuno effettuare una A.A.A o una E.A.A. cosi da rendere la degenza dei bambini più serena.
Nel presente studio, le A.A.A. in alcuni casi, sono state propedeutiche alle T.A.A e hanno avuto lo scopo sviluppare competenze attraverso la cura dell’ambiente, ad accrescere la disponibilità relazionale e comunicativa ed a stimolare motivazione e partecipazione.
Dallo studio è emerso che dopo un incontro di Pet Therapy il bambino ha mostrato un atteggiamento di tranquillità e serenità, diminuendo lo stress e l’abbattimento emotivo spesso causato dal distacco da casa. Anzi, in seguito all’interazione con l’animale è stato notato che molti dei pazienti partecipanti al primo incontro ricordavano i propri animali trasformando per pochi attimi l’ambiente ospedaliero in ambiente domestico.
Le T.A.A, definibili come interventi a valenza terapeutica e personalizzati, sono interventi finalizzati alla cura di disturbi della sfera fisica, neuro e psicomotoria, cognitiva, emotiva e relazionale e rivolte quindi a soggetti con patologie fisiche, psichiche, sensoriali di qualunque origine.
Quando si parla di co-terapia, come nel presente studio, il riferimento va a un progetto che faciliti l’efficacia degli interventi, rendendo più stabili gli obiettivi da raggiungere, aumentando l’efficienza dell’azione terapeutica e diminuendo i tempi, i costi e le risorse sanitarie necessarie per raggiungere il fine preposto.
Le attività di Pet Therapy non devono essere considerate come alternative agli interventi della scienza medica; bensì, dovrebbero essere valorizzate per i benefici che possono dare se affiancate in modo sinergico ad altre di ordine medico – sanitario.
È bene precisare che le AAA/TAA rappresentano una terapia di accompagnamento o co-terapia e non una terapia alternativa. La loro applicazione deve inserirsi in un contesto socio – sanitario dove già è presente un’équipe multidisciplinare con cui sviluppare un progetto adeguato e mirato, non invasivo ma integrativo.
Le T.A.A non sono universalmente adattabili né possono essere applicate a tutti. Non compiono “miracoli” ma cercano di portare supporto psicologico ed emozionale ai piccoli pazienti.
È stato possibile sperimentare questo tipo di interventi nel presente studio con i pazienti che hanno richiesto una degenza prolungata in quanto affetti da patologie per la maggioranza neurologiche, della condotta alimentare, ed infettive, riscontrando in tutti i casi effetti positivi. Questi erano caratterizzati da un miglioramento dell’interazione tra bambino ed animale riscontrabile dall’atteggiamento calmo e sempre più affine del paziente, dalla richiesta a continuare questa co-terapia anche fuori dall’ambiente ospedaliero, dalla richiesta al personale medico ed infermieristico di introdurre la Pet Therapy a supporto delle terapie mediche e dal desiderio di proporre attività nuove con l’animale nonostante alcune impossibilità fisiche.
Nello studio effettuato le ricadute della Pet Therapy come T.A.A si sono presentate soprattutto in un paziente affetto da mielite che dopo il primo incontro in camera, costretto a letto per la patologia, al secondo incontro è stato trovato seduto in poltrona voglioso di fare una passeggiata con l’animale, tra l’altro riuscita, tra i corridoi del reparto. Nel caso di un paziente con paralisi cerebrale infantile, dopo tre incontri ha sviluppato un miglioramento del controllo degli arti superiori coccolando l’animale; infine, altro caso rilevante, quello di una paziente affetta da un disturbo della condotta alimentare che ha richiesto di avere l’animale vicino durante l’inserimento del sondino nasogastrico.
Un bambino che si trova ricoverato in un reparto ospedaliero sperimenta le paure più profonde e la sofferenza. Spesso l’atteggiamento del bambino riflette le ansie dei genitori che riversano inconsapevolmente su di lui le loro paure ed insicurezze che non lo aiutano a comprendere la situazione e lo spingono ad assumere un senso di protezione nei loro confronti.
È fondamentale quindi che genitori e sanitari siano pronti a modificare il proprio punto di vista, a sviluppare capacità empatiche in un percorso di cura in cui l’interlocutore è il bambino stesso con il quale occorre trovare il giusto modo di comunicare così da avere la sua fiducia e la sua collaborazione. L’approccio al bambino richiede dolcezza, calma, rassicurazione, sincerità, rispetto, gioco, punti che possano aiutare il bambino a vivere l’esperienza in un ospedale più naturale possibile distogliendo l’attenzione dalla malattia e facendo in modo di dare un senso di continuità con la realtà esterna.
In sintesi, il bambino ha diritto a una routine che si avvicini il più possibile alla quotidianità riducendo al minimo il trauma del ricovero in ospedale, in cui siano compresi studio, gioco e relazioni interpersonali come ad esempio l’attività di Pet Therapy. Infatti, in oltre il 50% delle risposte date ai questionari risulta che la Pet Therapy abbia avuto effetti positivi sulla degenza dei bambini e dei genitori alleviando lo stress psicologico di entrambi.
L’animale utilizzato nel presente studio, ha assunto una funzione distrattiva focalizzando su di sé l’attenzione dei piccoli degenti stimolandone sentimenti positivi e rilassanti che nel 33% ha richiamato alla loro mente gli amici e la loro casa. Inoltre, è stato rilevato che è stato in grado di sviluppare la capacità empatica nei genitori e nel personale sanitario verso l’unità familiare, riducendo lo stress da lavoro. Questo, è stato possibile riscontrarlo sulla base dei risultati dei questionari sottoposti al personale medico ed infermieristico. Infatti, oltre la metà del personale sanitario coinvolto nel progetto ha risposto che la Pet Therapy è stata utile anche agli operatori afferenti al reparto.
Inoltre, l’83% ha ritenuto necessaria l’introduzione di corsi di aggiornamento e formazione circa questa co-terapia per approfondirne la conoscenza e promuoverne la divulgazione anche in altri reparti dell’AOUP dato che il 92% degli operatori, dopo l’attività di Pet Therapy, ha riscontrato effetti benefici sui loro pazienti. Alcuni tra gli operatori sanitari coinvolti hanno espressamente dichiarato che sarebbe opportuno incrementare questa attività di modo da diventare parte integrante del quotidiano del lavoro del reparto con pieno coinvolgimento e stretta collaborazione con il personale medico ed infermieristico.
Le Linee Guida Nazionali del 2015 (7) dichiarano che per gli interventi di A.A.A a scopo ludico-ricreativo e di socializzazione, è fondamentale la presenza di un responsabile di attività che organizzi e coordini le attività e che può essere ricoperto da figure professionali, come l’infermiere o operatori con esperienza e competenza in relazione agli obiettivi dell’attività stessa.
Per quanto riguarda gli Interventi di T.A.A, a valenza terapeutica e personalizzati in base all’utente, è fondamentale la presenza di un responsabile di progetto che può essere svolto da un medico specialista o uno psicologo – psicoterapeuta in possesso di competenze specifiche per coordinare l’équipe, in grado di individuare gli obiettivi terapeutici e/o educativi dei progetti, le relative modalità di attivazione e valutazione degli esiti. Inoltre, è necessaria la figura di un referente di intervento che prenda in carico la persona durante la seduta ai fini del raggiungimento degli obiettivi del progetto. Tale figura professionale dell’Area Sanitaria può essere rappresentata da un infermiere o da un’altra figura appartenente alle professioni sanitarie e di documentata esperienza e competenza agli obiettivi del progetto.

Oltre a queste figure, per ogni I.A.A devono essere presenti:

  • Medico veterinario esperto in I.A.A. che collabora nella scelta della specie animale e della coppia coadiutore – animale, valuta i requisiti sanitari e comportamentali dell’animale e indirizza alla corretta gestione dello stesso.
  • Cane o altro animale in grado di instaurare relazioni sociali con l’uomo. Oltre all’idoneità e alla valutazione sanitaria del medico veterinario dell’équipe costantemente monitorata nel corso degli interventi e registrata su apposita cartella clinica, regolarmente aggiornata, l’animale è sottoposto valutazione di tipo comportamentale richiedendo un’attività di relazione e contatto ma sempre nel rispetto del benessere dell’animale senza prevedere metodi coercitivi.
  • Coadiutore del cane. Prende in carico l’animale ed è responsabile della sua corretta gestione, dello stato di salute e del benessere. È in possesso di esperienza nella gestione della specie animale impiegata negli I.A.A.
  • Paziente.

5.1. Il ruolo infermieristico durante un Intervento Assistito con l’animale.

Nel corso del presente studio sono stati evidenziati i meccanismi di base della terapia con gli animali, in particolare la sua applicazione nel paziente pediatrico, e la promozione dell’importanza del ruolo medico ed infermieristico durante gli incontri di Pet Therapy. In particolare è stato discusso il ruolo infermieristico che rappresenta un punto di riferimento in tutti e tre i tipi di I.A.A, e i metodi e strumenti che l’infermiere dovrebbe usare durante un intervento assistito con l’animale.

Durante un intervento assistito con l’animale è compito dell’infermiere avvalersi del proprio giudizio clinico per valutare ed identificare i segni e sintomi del paziente che rispecchiano il risultato dell’interazione con l’animale. Inoltre, è la figura professionale che, assieme al giudizio medico, dovrebbe promuovere ed indirizzare il paziente verso una determinata attività con l’animale e giudicare se l’intervento possa o meno divenire terapia assistita.

Spesso il personale medico ed infermieristico delle U.O. in cui è stato effettuato un progetto di Pet Therapy non è a conoscenza di nozioni fondamentali riguardanti il loro ruolo durante gli incontri. Per sottolineare l’importanza del ruolo dell’infermiere durante un IAA e all’interno dell’équipe, oltre ai questionari presentati, il riferimento va ad alcuni articoli del Codice Deontologico dell’Infermiere:

  • Art 14, Codice Deontologico dell’Infermiere: “L’infermiere riconosce che l’interazione fra professionisti e l’integrazione interprofessionale sono modalità fondamentali per far fronte ai bisogni dell’assistito”.
  • Art 19, Codice Deontologico dell’Infermiere: “ L’infermiere promuove stili di vita sani, la diffusione del valore della cultura della salute e della tutela ambientale, anche attraverso l’informazione e l’educazione. A tal fine attiva e sostiene la rete di rapporti tra servizi e operatori”.
  • Art 24, Codice Deontologico dell’Infermiere: “ L’infermiere aiuta e sostiene l’assistito nelle scelte, fornendo informazioni di natura assistenziale, in relazione ai progetti diagnostico – terapeutici e adeguando la comunicazione alla sua capacità di comprendere” (8).

La professione infermieristica ha la funzione di assistenza all’individuo nel recupero della guarigione e il mantenimento dello stato di salute, avvalendosi di principi scientifici durante tutto il processo di cura. Fondamentale è il contatto umano che va ad accrescere le potenzialità e le risorse individuali. È proprio durante l’incontro tra paziente ed operatore che si definisce il nursing, alla ricerca del significato e della comunicazione contenuta in ogni bisogno del soggetto, sia esso fisico, psichico o sociale. Soddisfare i bisogni del paziente significa che il professionista riconosca le manifestazioni della richiesta tramite modalità personalizzate. Nella condizione di malattia, l’individuo altera la sua capacità di autonomia arrivando persino a perdere la consapevolezza e l’immagine coerente del proprio corpo portando a una difficoltà di azione e comunicazione. L’assistenza fornita assume la funzione di colmare le capacità carenti e stimolare la ripresa di queste con modalità personalizzate.

Anche in ambito di I.A.A sono validi questi concetti ma in questo specifico contesto si aggiunge una terza figura, quella dell’animale, che crea un clima più sereno attirando su di sé tutte le attenzioni del malato e distraendolo, per quanto possibile, dall’impegno che,in alcune circostanze, può divenire stressante. Inoltre, l’animale può portare ad un miglioramento dei rapporti interpersonali tra paziente e personale, in quanto entrambi possono divenire più spontanei favorendo la comunicazione(9).

L’infermiere durante un intervento di Pet Therapy assume diverse importanti funzioni assistenziali:

  • funzione di presenza in quanto dovrà partecipare ad ogni incontro come figura costante, calma e affidabile, alla quale il paziente possa fare riferimento trovando risposte esaurienti a ogni domanda che si pone. L’infermiere dovrà inoltre controllare che non avvengano comportamenti scorretti o di rischio;
  • funzione contenitiva dell’ansia in quanto il paziente che non conosce l’animale può manifestare ad inizio incontro, segni di tensione emotiva o agitazione. L’obiettivo dell’infermiere è quello di aiutare il paziente a padroneggiare la nuova situazione e il suo cambiamento emotivo controllando segni e sintomi. È fondamentale che il professionista si presenti sempre con un atteggiamento di estrema calma, rassicurando il paziente e facendo conoscere gradualmente l’animale;
  • funzione di stimolo a relazionarsi e operativo in quanto tramite la Pet Therapy bisogna cercare di indurre favorevoli modificazioni comportamentali e comunicative guidando il paziente ad un corretto approccio con l’animale da cui possa ricavare beneficio. In questo modo possono essere favorite le occasioni di stimolo ambientale nel paziente tramite semplici interazioni con l’animale come ad es. accarezzarlo, giocare con lui, portarlo a spasso, spazzolarlo, ecc..

Come afferma Martha E. Rogers, nota teorica del nursing, l’assistenza infermieristica è una scienza umanitaria basata sulla compassione e finalizzata a mantenere e favorire la salute, prevenire la malattia, assistere e riabilitare i malati e i disabili. L’uomo è un essere globale che interagisce con l’ambiente. È un processo continuo e reciproco con il suo ambiente(10). L’essere umano, inteso come persona, e l’ambiente sono quindi due sistemi aperti in continuo scambio reciproco. Ecco che l’assistenza infermieristica assume il compito di favorire l’interazione armonica tra ambiente e uomo e cerca di rafforzare l’integrità e l’unicità degli individui. Utilizza interventi personalizzati per coordinare la persona vista come campo umano e l’ambiente. La pratica del nursing può essere quindi definita come“creativa e immaginativa” e si avvale di tecniche relazionali che vanno a favorire l’integrazione dell’essere umano nel suo ambiente.

Generalmente i sistemi che vengono attualmente utilizzati riguardano solo la sfera del campo umano, tralasciando la sfera ambientale. La Pet Therapy rappresenta invece un’attività co-terapeutica innovativa e “creativa” che favorisce l’unione tra uomo e natura.

Quindi, durante un I.A.A dovrebbe essere proprio l’infermiere a dover mostrare al paziente come approcciarsi correttamente all’animale; come toccarlo, come giocare assieme, nutrirlo, abbeverarlo o come prendersi cura della sua igiene e della sua immagine.

Compito del professionista sanitario dovrebbe essere anche quello di spiegare al paziente i comportamenti dell’animale assieme al coadiutore affinché si possa instaurare un rapporto, un’interazione, un incontro piacevole che garantisca beneficio sia al paziente che all’animale. Dallo studio è emerso che nel 90% dei casi il cane non ha mostrato alcun segno di stress.

Il beneficio per il paziente è stato rilevato dall’analisi della scheda di valutazione preparata in occasione di ogni incontro e che ha visto protagonista il paziente stesso e la propria “risposta” alla visita dell’animale. Le risposte del paziente sono risultate piuttosto articolate; infatti, alcuni pazienti hanno risposto con il gioco (5%), offrendo un “chicco” (7%), parlando con l’animale (20%) oppure dei propri animali (22%), portando a passeggio l’animale (36%) o spazzolandolo e coccolandolo (62%). Tali risposte hanno consentito all’équipe di elaborare la valutazione dell’incontro e la dimensione di relazione, ovvero una specie di piano di incontro, attuata dal bambino.

Le dimensioni di relazione, infatti, si possono suddividere in macroaree di incontro-confronto per ogni seduta. Le più comuni sono: l’area ludica, quindi basata sul gioco e il divertimento come immaginazione o propriamente motorio/fisico; l’area epistemica, basata su interesse e conoscenze come punto di riflessione; l’area edonica, basata sul piacere di stare insieme come distrazione e favorendo il buonumore; l’area affettiva, basata sul bisogno di conferme e autoefficacia in cui il cane assume il ruolo di base sicura e infine l’area sociale, basata sul piacere della condivisione (11).

In sintesi, il paziente pediatrico alla visita del cane ha fatto richieste specifiche e ha pronunciato frasi inaspettate che hanno aiutato a valutare meglio l’interazione e la percezione dell’incontro e a migliorare o meno determinati aspetti (fattore emotivo e comportamento del bambino). Questo perché nei pazienti ricoverati in ospedale, lontani dalle loro abitudini quotidiane, il cane ha rappresentato una figura di riferimento capace di accogliere, proteggere e guidare all’esplorazione di un nuovo mondo. Nella quasi totalità dei casi la presenza del cane ha portato il bambino a vivere un’esperienza nuova ed ha offerto la possibilità di uscire dal “proprio guscio”; in altri invece il cane ha portato ad assumere atteggiamenti di allerta e diffidenza allontanando la tendenza a chiudersi in se stesso per l’insorgere di nuovi motivi di interesse abbassando la soglia di attenzione. Tale comportamento è stato riscontrato in due pazienti: un caso di politrauma di 17 anni ed un caso ricoverato per un episodio critico di 12 anni. L’incontro con il cane ha quindi riflessi diretti sul comportamento dell’individuo e sulla sua capacità di rapportarsi con l’esterno o di fare nuove esperienze.

6.Conclusioni

Dal presente studio è emerso che:

  • la Pet Therapy ha portato beneficio nella quasi totalità dei pazienti senza ricadute negative a livello fisico e psicologico;
  • l’attività di Pet Therapy svolta nel reparto di Pediatria dell’AOUP ha consentito di alleviare lo stress psicologico di bambini e genitori e l’animale ha assunto una funzione distrattiva focalizzando su di sé l’attenzione dei piccoli degenti stimolandone sentimenti positivi e rilassanti richiamando alla loro mente gli amici e la loro casa;
  • il personale medico ed infermieristico in seguito alla diffusione dei questionari presentati per lo studio e al riscontro di effetti positivi nei pazienti dopo l’incontro con l’animale, ha chiesto di incrementare questa attività rendendola quotidiana e con pieno coinvolgimento di tutti gli operatori sanitari afferenti al reparto.
  • vi è un forte interesse alla divulgazione di questa co-terapia ritenendo necessari corsi di aggiornamento e formazione per una maggiore conoscenza del proprio ruolo durante un I.A.A e affinché possa essere estesa anche ad altri reparti dell’AOUP;
  • durante un I.A.A dovrebbe essere proprio l’infermiere a dover mostrare al paziente come approcciarsi correttamente all’animale; come toccarlo, come giocare assieme, nutrirlo, abbeverarlo o come prendersi cura della sua igiene e della sua immagine

Compito del professionista sanitario dovrebbe essere anche quello di spiegare al paziente i comportamenti dell’animale assieme al coadiutore affinché si possa instaurare un rapporto, un’interazione, un incontro piacevole che garantisca beneficio sia al paziente che all’animale.

  • Gli stessi pazienti hanno collaborato in modo diretto allo studio valutando ogni incontro tramite la scala di valutazione del grado di apprezzamento che è stata loro proposta. Tutti hanno manifestato emozioni forti e positive all’incontro con il cane. Ognuno di loro, alla visita dell’animale, ha pronunciato frasi specifiche inaspettate rendendo ancora più personale la valutazione dell’incontro.
  • In tutti i pazienti si è avuto un riscontro più che positivo dopo questa attività. Gli effetti positivi della Pet Therapy sono stati particolarmente evidenti in tre pazienti in cui l’animale ha “preso il ruolo di terapeuta” senza però sostituire le terapie mediche ma anzi affiancandole.
  • Dai punti chiave del presente studio è stata prodotta una brochure informativa sulla attività di Pet Therapy da distribuire alle famiglie e al personale medico ed infermieristico della U.O. Pediatria dell’AOUP con lo scopo di dare un piccolo contribuito alla divulgazione di questa co-terapia.

7. Gli occhi dei piccoli pazienti…

Bibliografia

  1. George, J.B. Nursing Theories - The base for Professional Nursing Practice, Appleton & Lange, 1990 (traduzione italiana: Le teorie del Nursing - Le basi per l'esercizio professionale,UTET,1995).Marriner, A. Nursing Theorist and Their Work, Mosby Company, 1986 (traduzione italiana: I teorici dell'infermieristica e le loro teorie, Ambrosiana, 1989).
  2. Luca Visciano, In origine era PetTherapy, News Vet,
  3. De Filippo, V sottosegretario di Stato alla Salute. Prefazione all’ Accordo, ai sensi degli articoli 2, comma 1, lettera b) e 4, comma 1 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sul documento recante “ Linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali (IAA)”, 2015: 3
  4. Roberto Marchesini, PetTherapy Manuale Pratico, De Vecchi, 2015: 7.
  5. Ministero della Salute, Linee Guida per gli I.A.A., 2009
  6. Accordo, ai sensi degli articoli 2, comma 1, lettera b) e 4, comma 1 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano sul documento recante “Linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali (IAA)”, 2015: 5 – 11
  7. Linee Guida Nazionali I.A.A, 2015; 17
  8. Codice Deontologico dell’Infermiere, 2009: art 14, art 19, art 24.
  9. Federica Ferrari, La PetTherapy nella cura del disturbo depressivo in ambito ospedaliero, di vita e di comunità: il ruolo e gli strumenti dell'infermiere all'interno dell'equipe multidisciplinare, Docsity, 2017: 23 -25.
  10. Rogers E.M, The Scienze of Unitary Human Beings: a Paradigm for Nursing, 1983.
  11. Roberto Marchesini, PetTherapy Manuale Pratico, De Vecchi, 2015: 73 – 75.

 

Ringraziamenti

A mia Madre, la mia Maestra di vita, che ogni giorno mi insegna ad essere una Donna forte e coraggiosa.

A tutti i piccoli pazienti incontrati; alla loro forza, semplicità e all’importanza di un sorriso.

Infine, ai miei speciali compagni di vita: Cesare, Cleopatra, Babe, Venere ed in particolar modo a Dea, per tutto il loro amore incondizionato..

“Un cane non se ne fa niente di macchine costose, case grandi o vestiti firmati: un bastone marcio per lui è sufficiente. A un cane non importa se sei ricco o povero, brillante o imbranato, intelligente o stupido..se gli dai il tuo cuore, lui ti darà il suo.”

 

Chiara Richichi Operatrice Pet Therapy Centro Cinofilo Dobredog

 

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