ORIGINE DELLE RAZZE
Prefazione
Una volta che i lupi sono entrati nella vita quotidiana e sociale dell’uomo, sono comparse variazioni genetiche che hanno prodotto cambiamenti morfologici e comportamentali del tutto casuali; a quel punto l’uomo ha mantenuto le caratteristiche a lui più congeniali tramite la selezione artificiale
Il cane domestico, rispetto agli altri animali d‘affezione, risulta essere la specie che si è maggiormente differenziata nel tempo rispetto al proprio antenato selvatico, attraverso trasformazioni morfologiche molto variabili. L‘eccezionale varietà di razze oggi conosciute deriva dal fatto che la domesticazione del cane è avvenuta in diverse parti del mondo, a partire da popolazioni lupine dotate di caratteristiche analoghe, ma influenzate dal territorio di origine. Il ritrovamento, in Egitto e in Asia, di dipinti raffiguranti cani con aspetto simile ai segugi fa ipotizzare che sia proprio questa una delle prime razze riconosciute, come anche cani di sembianze simili agli odierni mastini, impiegati nella caccia e nella guardia (Gallicchio, 2001). Serpell (1995) sostiene che le prime razze e le relative funzioni vennero individuate più chiaramente all‘epoca dei Romani. Il cane è il compagno dell’uomo ormai da migliaia di anni. Attraverso lo studio dei fossili si è sempre pensato che questo legame risalisse a 10 -15.000 anni fa, ma dalle moderne analisi del DNA mitocondriale è risultato addirittura di 50.000 anni
Filogenesi e Ontogenesi
Ciascuna specie ha un proprio bagaglio di espressioni che la caratterizza rispetto alle altre e tale da permettere di affrontare ogni situazione. Inoltre ogni individuo eredita geneticamente dai genitori dei caratteri che rispecchiano la storia evolutiva della specie di appartenenza (FILOGENESI). A sua volta ogni individuo sviluppa dei caratteri dovuti alla propria interazione con l’ambiente fisico e sociale senza trasferire tali acquisizioni al suo patrimonio ereditario (ONTOGENESI)
Eterocronia
E’ il cambiamento nei tempi di insorgenza, di frequenza e di scomparsa degli effetti dei geni, è la causa della pedomorfosi (arresto dello sviluppo ad uno stadio giovanile) e della neotenia (persistenza di caratteri giovanili fin nello stato adulto).
Neotenia
Con il termine “Neotenia” la scienza indica il fenomeno evolutivo per cui una specie animale mantiene caratteristiche fisiche tipicamente giovanili. La Neotenia è stata osservata in moltissime specie animali, tra cui anche l’essere umano e il cane.
Già nel 1943, Konrad Lorenz aveva osservato tale fenomeno e stabilito quali fossero le caratteristiche fisiche specifiche del “cucciolo”, nonché le caratteristiche che inducono l’adulto a riconoscere il cucciolo e a prendersene cura (“CURE PARENTALI”).
Secondo gli studi di Lorenz, i cuccioli sono accomunati da:
- testa grossa/tondeggiante;
- viso piccolo rispetto al resto del cranio;
- fronte convessa;
- muso corto;
- occhi grandi e tondi;
- guance paffute;
- arti corti e corpo tozzo;
- pelle morbida;
- andatura goffa;
- comportamento giocherellone;
Tali caratteristiche, denominate “Segnali Infantili”, permettono agli animali di riconoscere il cucciolo
(anche di altre specie) e inducono l’adulto a farsi carico delle “Cure parentali” di cui ha bisogno il giovane individuo.
Sulla base delle ricerche di Konrad Lorenz, Lorna e Raymond Coppinger (due biologi americani) hanno potuto riscontrare una forma di Neotenia nella specie canina.
Il cane, discendente dal lupo e addomesticato dall’uomo circa 14.000 anni fa, è stato “vittima” di una selezione operata dall’uomo con l’intenzione di creare razze canine sempre più addomesticabili e adatte alla collaborazione con l’uomo in ambito lavorativo. Durante questa selezione, volta alla ricerca di un cane docile e dipendente dall’uomo, sono nati soggetti sempre più immaturi/infantili dal punto di vista psichico, dunque caratterialmente più simili al cucciolo di lupo che non al Lupo adulto. Tale regressione caratteriale è stata accompagnata da una regressione delle caratteristiche morfologiche dell’adulto verso l’aspetto infantile, tanto che il Cane ora ha caratteristiche simili a quelle del Cucciolo di lupo e quasi in nessun caso raggiunge la maturità fisica e psicologica del lupo adulto.
Lorna e Raymond Coppinger hanno classificato le varie tipologie di cane sulla base di cinque “Stadi Neotenici”, che partono da un primo stadio in cui il cane presenta tutte le caratteristiche del cucciolo di lupo, fino al quarto stadio in cui il cane raggiunge il grado di “maturità psichica e fisica” del lupo adolescente. Il quinto e ultimo stadio rappresenta il Lupo Adulto vero e proprio, e solo pochissimi esemplari di cane riescono a raggiungerlo.
Diventa Educatore Cinofilo
Scegli la tua sede: Pisa, Modena, Firenze, Roma, Napoli
PRIMO STADIO/ STADIO DEL NEONATO:
(come il lupo nei primi 2 mesi di vita)
stadio del neonato
Caratteristiche fisiche: rispecchiano totalmente il cucciolo di Lupo, sono quindi esemplari caratterizzati dai “Segnali Infantili” precedentemente elencati.
Caratteristiche psichiche: sono molto legati alla madre e alla tana (quindi al branco misto e alla casa in cui vivono); non è curioso né interessato al mondo esterno; ha paura di ciò che non conosce e tende a reagire in modo aggressivo agli stimoli esterni.
Esempi di razze: tutti i molossoidi, ma anche diverse razze da compagnia.
SECONDO STADIO/ STADIO DEL GIOCO:
(come il lupo nel 3°/4° mese di vita)
stadio del gioco
Caratteristiche fisiche: orecchie più lunghe ma ancora pendenti o semierette; muso allungato; corpo più agile e proporzionato.
Caratteristiche psichiche: sono curiosi e vivaci nei confronti degli stimoli esterni; interagiscono in modo ludico con i propri simili (Socializzazione Intraspecifica); tendono a mordicchiare (istinto al riporto); sono ancora intimoriti dal mondo esterno a loro sconosciuto (Socializzazione ambientale).
Esempi di razze: braccoidi e retrievers.
TERZO STADIO/ STADIO DEL PARATORE:
(come il lupo di 4-6 mesi)
stadio del paratore
Caratteristiche fisiche: orecchie erette o quasi; muso ulteriormente allungato; andatura agile e sciolta.
Caratteristiche psichiche: il cane non tende più a mordicchiare (perde l’istinto al riporto); manifesta la tendenza a INTERCETTARE (da qui deriva il nome dello stadio: Il cane PARA la corsa di un altro animale o oggetto imitando le prime fasi delle tecniche di caccia del lupo); sono cani molto gerarchici e collaborativi;
Esempi di razze: lupoidi, specialmente lupoidi da pastore.
QUARTO STADIO/ STADIO DEL TALLONATORE:
(come il lupo adolescente)
stadio del tallonatore
Caratteristiche fisiche: orecchie erette; muso lungo; muscolatura ben sviluppata; corpo agile.
Caratteristiche psichiche: sono cani indipendenti che, proprio come il lupo adolescente, non hanno bisogno di cure parentali, di gioco o di coccole; sono predatori come il lupo adolescente che aiuta gli adulti nella caccia (il nome “tallonatori” deriva dalla tendenza ad afferrare le prede ai talloni); sono capaci di prendere iniziative in proprio; conoscono la struttura gerarchica e rispettano solo il capobranco.
Esempi di razze: alcuni levrieri, cani nordici da caccia, Samoiedo e Alaskan Malamute (cani nordici, slitta).
QUINTO STADIO/ STADIO DELL’ADULTO:
stadio dell'adulto
Il cane che appartiene allo “Stadio neotenico dell’adulto” somiglia fisicamente e caratterialmente al Lupo Adulto.
In questo stadio il cane perde l’abitudine ad abbaiare (segnale infantile), e il suo unico vocalizzo è l’ululato, utilizzato per scopi sociali.
Fortemente predatore e indipendente, rispetta solo i soggetti di rango superiore che si guadagnano la sua stima.
Esempi di razze: Siberian Husky, Groenlandese, e i levrieri più antichi.
Grazie alla SCALA NEOTENICA, avendo osservato che determinate caratteristiche fisiche del cane coincidono con specifiche caratteristiche psichiche, si è facilitati nella scelta del cane o nell’interpretazione dei suoi comportamenti. Nella scelta del cane è infatti importante tenere in considerazione il naturale istinto del cane e la sua attitudine a collaborare o meno con l’uomo.
Dunque, proprio come la classificazione in razze, la scala neotenica costituisce un criterio valido su cui basarsi per prevedere il carattere del cane che si ha davanti considerando le sole caratteristiche fisiche dell’individuo.
Bisogna però tenere in considerazione che il comportamento del cane (che vive con l’uomo) dipende molto anche dall’educazione ricevuta (specialmente nella fase dell’impregnazione) e dalle esperienze positive o negative vissute dal soggetto. Cane e uomo, quindi, si sono evoluti insieme, influenzandosi in modo reciproco: questa “coevoluzione” è ancora in atto.
E’ importante capire, infatti, che sia la specie umana che quella canina si sono plasmate l’una con l’altra.
Per noi, che spesso siamo una specie egocentrica (basti pensare allo scalpore che creò la scoperta che il nostro mondo non era il centro dell’universo!), è difficile comprendere questo aspetto: ci verrebbe più naturale pensare che siamo stati noi ad influire sullo sviluppo della specie canina, che siamo solo noi ad avere agito e che solo il cane ne ha subito conseguenze.
Ma non è così: quando due specie vivono per così tanti anni insieme ed il rapporto è intenso e reciproco, è ovvio che questo abbia conseguenze su entrambe.Facciamo un esempio: i cani, integrandosi nei villaggi umani, assumevano funzioni come la ricerca, la caccia e l’allerta, i loro sensi sviluppatissimi poterono compensare i nostri, che diventavano sempre meno acuti, e così l’uomo ha potuto dedicarsi ad altre attività e sviluppare capacità differenti: come possiamo quindi negare che il nostro stesso sviluppo non sia anche dovuto all’addomesticamento del cane? Volendo dare una definizione di razza, da un punto di vista tecnico-scientifico, intendiamo una ―sottopopolazione entro una specie, distinguibile per caratteristiche morfologiche e talvolta per caratteristiche fisiologiche ed etologiche‖ (Gallicchio, 2001; Natoli et al., 2006). Gallicchio (2001) descrive inoltre la razza come una ―popolazione estremamente omogenea all’interno di una specie, originata per volere dell’uomo. la razza è il risultato di una scelta artificiale dell‘uomo sulla base di diversi scopi (lavoro, estetica, ecc.) e non delimitata in un territorio geografico definito. Possiamo affermare quindi, come la selezione artificiale abbia portato nella specie cane a modificazioni comportamentali, fisiologiche e morfologiche. A proposito delle modificazioni comportamentali, Gallicchio (2001) riporta come il significato funzionale della struttura gerarchica e sociale tipica del lupo sia stato completamente messo in discussione dalla selezione artificiale operata dall‘uomo, con la scelta dei riproduttori in base a motivi estetici e/o comportamentali. Ne sono un esempio alcuni comportamenti che presentano una notevole variabilità nelle razze: la tendenza alla vocalizzazione ad esempio, caratteristica selezionata per le funzioni di guardiano, che risulta ipertrofizzata rispetto al lupo anche nel suo significato comunicativo. Altro comportamento che nel cane risulta ipertrofizzato rispetto al proprio progenitore è rappresentato dall‘urinazione territoriale a spruzzo; tale comportamento nel lupo, è proprio dei soggetti di alto rango (i subordinati urinano invece, sulle quattro zampe in maniera infantile) mentre nel cane, con rare eccezioni, è caratteristico di tutti gli individui di sesso maschile e di molte femmine (Scott e Fuller 1965). Wickens (1993) riporta un altro esempio di modificazioni comportamentali indotte dal processo di selezione delle razze: nell‘American Staffordshire Terrier, il segnale di ―invito al gioco‖ (play bow) ha assunto un significato importante nelle manifestazioni comportamentali agonistiche della razza.
Razze e problemi comportamentali
In seguito ai cambiamenti nell‘indirizzo selettivo, operato artificialmente dall‘uomo, da funzionale a estetico, si è assistito all‘emergere di problemi legati alle attitudini comportamentali originarie caratteristiche delle razze (Jan Vallace, 2007). E‘ noto come la riproduzione prettamente selettiva per singoli tratti possa comportare la trasmissione di caratteristiche ereditarie aggiuntive non previste o desiderabili. Risulta pertanto chiaro, come la selezione per il comportamento eserciti un‘influenza sulla morfologia e viceversa. La conoscenza delle differenze comportamentali tra le razze, se da un lato può rappresentare un elemento importante nella diagnosi e nel trattamento dei problemi comportamentali, dall‘altro non deve comportare una fissità di pensiero nel correlare in maniera consequenziale una determinata razza a un particolare problema comportamentale (Gallicchio, 2001). Le caratteristiche peculiari e distintive delle diverse razze possono rappresentare una base di partenza nella diagnosi dei problemi comportamentali, in riferimento ad esempio alle soglie di reattività o di aggressività tipiche di alcune o alla tenacia e determinazione alla lotta di altre (es. Terrier). Ne è un esempio lampante la diffusa gestione inadeguata da parte dell‘uomo delle razze da lavoro, oggi utilizzate per la compagnia, nelle quali il vivere in una condizione di persistente frustrazione, comporta sempre più spesso l‘insorgenza di comportamenti indesiderati o patologici. Si pensi, ad esempio, ai cani di piccola taglia appartenenti a razze da lavoro (Bassotto, Jack Russell): le caratteristiche comportamentali di individui selezionati da generazioni per la caccia come derattizzatori nelle stalle o come sentinelle avvisatrici e la vocazione quindi, a una forte tenacia, reattività e competitività, possono generare non pochi problemi di convivenza in ambito urbano. La taglia stessa di questi cani implica nell‘uomo il pensiero che essi necessitino di minore spazio e attività rispetto a cani di taglia grande.
Maltrattamento genetico e patologie annesse
Negli ultimi centocinquant‘anni, si è verificato negli allevamenti del cane domestico, un progressivo indebolimento costituzionale degli individui, provocato dall‘accoppiamento tra parenti più o meno stretti che ha comportato una riduzione della durata di vita media, l‘insorgenza di patologie e malformazioni congenite e la minore resistenza alle infezioni. I motivi dell‘utilizzo indiscriminato della consanguineità negli allevamenti di razze pure sono da ricercare nel fatto che la maggior parte dei tratti fisici ―particolari e in alcune razze definibili esasperati, è geneticamente recessiva e tende perciò a perdersi molto in fretta negli incroci. Nella scelta dei riproduttori, il primo elemento che si tiene in considerazione non è la fitness biologica dell‘individuo ovvero delle attitudini funzionali, delle capacità fisiche, dell‘integrità riproduttiva e della resistenza alle malattie, ma l‘estetica, con conseguente diffusione di difetti genetici. La variabilità è invece elemento essenziale in natura, per consentire l‘adattamento e il mantenimento delle difese immunitarie; A causa dell‘attività riproduttiva prevalente esercitata in alcuni allevamenti, che producono un numero di cuccioli elevato, si vanno a creare dei modelli all‘interno delle razze: gli allevatori, ricorrendo poco frequentemente a incroci con soggetti esterni all‘allevamento, portano all‘omogenizzazione degli individui del proprio allevamento che, per via della consanguineità e della deriva genetica, risulteranno sempre più simili tra loro. Si creano, in tal modo, delle vere e proprie stirpi , a volte estese a pochi altri allevatori che collaborano insieme; dilaga così la consanguineità, si riduce la variabilità e aumenta l‘omogeneità genotipica e fenotipica.
Diventa Educatore Cinofilo
Scegli la tua sede: Pisa, Modena, Firenze, Roma, Napoli
COMPONENTI COGNITIVE:
cosa muove il cane nel suo agire
Le motivazioni
Le motivazioni sono disposizioni mentali che descrivono l‘orientamento del cane nel mondo (cosa interessa, cosa ricerca, cosa diviene un target per il soggetto, quali attività è portato a proporre) e le aree nelle quali il cane cerca gratificazione e piacere. L‘individuo è pertanto, immerso nella realtà non solo dal punto di vista sensoriale, ma anche orientativo: è interessato al mondo e in esso ricerca gratificazione. L‘insieme delle motivazioni e il diverso peso che queste assumono in un soggetto vanno a delineare quello che è il carattere dell‘individuo. Le diverse razze canine possono essere discriminate in base al valore che ricoprono le motivazioni di specie: nel Border Collie, ad esempio, spicca la motivazione predatoria, nel Labrador la motivazione epimeletica e nel Rottweiler quella difensiva. L‘attività ludica rappresenta l‘ambito di elezione per aprire le diverse finestre motivazionali, è infatti, una delle prime proposte che il cucciolo manifesta, in base alle proprie tendenze motivazionali (ad esempio, il gioco predatorio nel Border Collie, il gioco competitivo nel Rottweiler o il gioco collaborativo nel Labrador). Conoscere le motivazioni nel cane e le principali vocazioni di razza rappresenta un elemento fondamentale nella scelta dell‘animale da assegnare a un proprietario, soprattutto in riferimento alla possibilità e disponibilità dello stesso ad assolverle, gestirle e nella tutela del benessere dell‘individuo. Le motivazioni derivano dalla filogenesi di una specie, sono strutture innate: ogni specie ha uno specifico repertorio di motivazioni e le razze possono differenziarsi nel volume delle singole motivazioni di specie. Poiché però rappresentano set neurobiologici, sono suscettibili di evoluzione, ovvero vengono a modificarsi nell‘ontogenesi tramite l‘esercizio, l‘esperienza diretta, il gioco sociale, l‘imitazione e la stimolazione. Una motivazione può quindi modificarsi nel volume e nella modalità espressive. Le motivazioni presenti nel cane sono le seguenti:
1) m. predatoria = volgersi verso gli oggetti piccoli in movimento e raggiungerli;
2) m. sillegica = raccogliere degli oggetti e portarli nella tana o in un nascondiglio;
3) m. territoriale = difendere un territorio o un ambiente circoscritto;
4) m. protettiva = difendere un affiliato o un cucciolo;
5) m. perlustrativa = esplorare un ambiente e mapparlo;
6) m. esplorativa = analizzare un oggetto nei dettagli;
7) m. epimeletica = aiutare e accudire un compagno;
8) m. competitiva = confrontarsi o gareggiare con un compagno;
9) m. di ricerca = cercare degli oggetti nascosti;
10) m. di corteggiamento = attirare un partner sessuale;
11) m. cinestesica = fare movimento, correre, saltare;
12) m. somestesica = esplorare il proprio corpo;
13) m. collaborativa = fare un‘attività con un partner, concertarsi in un‘attività di gruppo;
14) m. possessiva = mantenere il possesso di un oggetto;
15) m. comunicativa = esprimere uno stato o indicare qualcosa;
16) m. et-epimeletica = chiedere l‘aiuto o lasciarsi curare da un altro soggetto;
17) m. affiliativa = far parte di un gruppo ristretto;
18) m. sociale = raggiungere un posizionamento all‘interno del gruppo.
Le emozioni
Anche le emozioni costituiscono un elemento fondamentale nel quadro mentale del cane: tramite le diverse emozioni, il soggetto è in grado di dare un‘immediata interpretazione di ciò che sta vivendo e di organizzare al meglio le proprie risorse fisiologiche e comportamentali per adattarsi ad ogni situazione (si pensi, ad esempio, all‘aumento del ritmo cardiaco in caso di paura). Alcuni stimoli sono in grado di suscitare le emozioni, secondo un meccanismo innato: la paura ad esempio è facilmente evocabile da un rumore improvviso. Ogni volta che il cane interagisce con oggetti e situazioni nuove, marcherà gli stessi con emozioni positive o negative e questo fenomeno influenzerà anche il tipo di ricordo relativo a tali elementi, che il soggetto conserverà in futuro. Si riconoscono quindi, emozioni positive, che conferiscono piacere e aprono il soggetto al mondo ed emozioni negative che, al contrario, inibiscono l‘interazione dell‘individuo con il mondo. Se il cane vive emozioni positive, risulta maggiormente predisposto all‘esplorazione, all‘interazione, al fare esperienze e ad apprendere: perciò è fondamentale marcare con emozioni positive tutte le situazioni e gli elementi con i quali il cane si trova a contatto quotidianamente, attraverso l‘utilizzo di rinforzi che provocano piacere nel soggetto (premi alimentari, contatto fisico, il gioco, ecc.). Si definisce così, sulla base delle emozioni prevalenti, nel soggetto il ―carattere emozionale o ―tendenza emozionale dell‘individuo, che delinea la modalità principale con la quale le situazioni vengono interpretate. Avremo un carattere fiducioso, aperto al mondo, esplorativo e desideroso di interagire, qualora nel soggetto prevalgano le emozioni positive; al contrario, se sono le emozioni negative ad avere un maggiore peso, otterremo un carattere diffidente, chiuso e non predisposto all‘interazione.
L’arousal
L‘arousal viene definito come il livello di attivazione emozionale del soggetto: questo parametro, che può misurarsi su una scala che va dall‘apatia (basso arousal) all‘eccitazione (alto arousal), è molto importante in quanto indica la soglia di reattività dell‘individuo (livello dello stimolo in grado di provocare una risposta del soggetto), il grado di equilibrio o di benessere dell‘individuo (massimo quando l‘arousal è a un livello intermedio e minimo ai due estremi della scala di attivazione), il tipo di cognitività presente nell‘individuo (scarso livello di concentrazione in caso di arousal alto, scarso livello di attenzione se è basso, condizioni intermedie ideali) e il rischio di impulsività (massimo in caso di arousal alto).
Classificazione delle razze canine
Una delle prime classificazioni di cui si ha traccia, risale ai greci nel periodo 430-354 a.c. ad opera di Senofonte: nel “Kineghetikon” parla della tecnica di conduzione dei cani da caccia dividendoli i “castorini e volpini”.
Sempre i greci con Aristotele individuano 7 razze canine
Anche i romani si interessano ai cani e alla creazione di razze, soprattutto si dedicano con particolare attenzione ai molossi, provenienti dalla Persia, per creare il Molosso Romano da utilizzare nei giochi circensi e in guerra.
Fino a questo momento pare chiaro che la denominazione venga affidata alla provenienza geografica del cane oppure al suo utilizzo
Nel 1486 Juliana Barnes, Madre superiore del convento benedettino,riporta ne l suo libro “book of St.Albans”il primo elenco di razze.
Linneo (1707-1778) identifica 10 gruppi di canis familiaris, in base a caratteristiche fisiche
A metà del 1800 inizia la selezione delle razze pure; viene creato un certificato genealogico ad imitazione di quello fatto dagli allevatori bovini per distinguere le linee di sangue. Nasce cosi nel 1822 il primo esempio di pedigree.
Nel 1860 nasce la prima società che gestisce esposizioni canine, l’ ”acclimatation societè”.
Nel 1873 il primo Kennel club inglese identifica 40 razze suddivise in 2 sezioni; cani da caccia/non da caccia
Nel 1880 il Kennel inglese decide che alle mostre possono accedere solo cani iscritti; da allora una razza canina diventa un gruppo di animali riconosciuti da un kennel club
Nel 1882 nasce in Francia “french société centrale canine” e in Italia l’ENCI che realizza “il libro delle origini”.
Nel 1883 nasce il kennel club americano
Nel 1900 Pierre Megnin mette a punto la prima classificazione morfologica del cane, basata sulla conformazione della testa e alla struttura corporea –tuttora utilizzata.
Nel 1911 nasce la Federazione Cinologica Internazionale che oggi conta 84 membri e riconosce 339 razze
Classificazione delle razze
Nel 1896 Pierre Megnin, veterinario, perfeziona la classificazione compilata da Cuvier settanta anni prima (1817), suddividendo le razze in quattro gruppi morfologici: lupoidi, braccoidi, molossoidi e graioidi; per ciascuno dei gruppi considera cinque fasce di taglia: grande, media, piccola, nana e bassotta (rispettivamente maggiore di 65 cm, tra 65 e 40 cm, tra 40 e 20 cm, minore di 20 cm e la forma bassotta che si trova esclusivamente nelle taglie piccole e nana).
Ecco le caratteristiche dei quattro gruppi:
a) Lupoidi: testa piramidale, orecchie diritte (generalmente), muso stretto ed allungato, labbra piccole e serrate che non superano la base della mandibola; vi appartengono i cani da pastore e gli spitz.
- b) Braccoidi: testa prismatica, stop marcato, orecchie pendenti, labbra lunghe e cadenti che superano la base della mandibola; vi appartengono tutti i cani da caccia.
- c) Molossoidi: testa cuboide o rotonda, massiccia, orecchie piccole e pendenti, muso corto, labbra lunghe e spesse, corpo massiccio di taglia molto grande, arti generalmente con cinque dita davanti e dietro; mastini.
- d) Graioidi: testa a cono allungato, cranio stretto, orecchi piccoli coricati all’indietro o diritti, muso lungo e stretto in tutti i sensi, in linea retta con la fronte, naso aggettato e spigoloso, sporgente sulla bocca; labbra strette corte e serrate, corpo slanciato, membra sottili e ventre molto retratto. Levrieri, podenghi, cirneco.
La classificazione moderna è effettuata in due modi:
Classificazione attitudinale di origine anglosassone:
- sporting breeds: Hound, gundog, terrier
- non sporting breed: Utility (Da uitlità), working dog (cani da lavoro), toy (cani da grembo).
Classificazione morfo-funzionale:
deriva dalla proposta dell’FCI e suddivide 3 macroaree:
- Cani da caccia
- Cani da utilità
- Cani da compagnia
Nel 1954 la FCI cataloga le razze canine in 10 gruppi
Nel 1987 l’ENCI rielabora i gruppi tenendo conto più della vicinanza morfologica che dell’impiego.
Standard di razza
Lo standard di razza è la descrizione più o meno accurata di caratteristiche fisiche e comportamentali che un soggetto "ideale" di una determinata razza animale dovrebbe possedere, serve quindi come guida per gli allevatori per determinare quali tratti distintivi privilegiare nella selezione.
Classificazione delle razze secondo l’ENCI
Gruppo 1- Cani da pastori o bovari (esclusi bovari svizzeri)
All’interno di questo gruppo abbiamo una ulteriore suddivisione: cani conduttori e cani guardiani del bestiame; entrambi le razze sono state selezionate per vivere e lavorare nei pascoli con funzioni nettamente differenti. I cani conduttori hanno l’obbligo di spostare le mandrie nelle destinazioni individuate dall’uomo. I guardiani del bestiame, al contrario, devono rimanere in stretto contatto con la mandria o il gregge, seguire gli animali nei loro spostamenti e proteggerli dai predatori. (border collie, australian shepherd, pastore tedesco, mastino spagnolo, Pastore maremmano)
Gruppo 2 - Cani di tipo Pinscher e schnauzer – molossoidi e cani bovari svizzeri
I cani delle razze appartenenti a questo gruppo hanno origine dal ceppo primigenio dei cani da montagna (Molossoidi), dal quale sono nati i Mastini (dal termine Mansata che significa “appartenente alla casa”).Nel corso della selezione, le diverse razze hanno assunto svariate funzioni: combattimenti in guerra, spettacoli circensi, caccia di grossa selvaggina, bovari, difensori e guardiani. (mastino dei pirenei, Rottweiler, Corso, Boxer tedesco)
Gruppo 3 - Terrier
Razza creata abbastanza recentemente, intorno al 1800; come il nome stesso richiama (terra), sono cani nati per la caccia dei selvatici fino nelle tane, appunto, sottoterra. (fox terrier, Jack russell, Yorkshire, American Staffordshire)
Gruppo 4 - Bassotti
Il nome originale è Dachshund, termine di derivazione tedesca e fusione delle parole Dachs ("tasso") e Hund ("cane"). Si riferisce al fatto che, in passato, venivano impiegati per stanare i tassi nei dintorni delle corti oppure nei terreni di caccia. Sono segugi che hanno una forma di nanismo disarmonico provocato da acondroplasia (alterata formazione cartilagini di accrescimento).
Gruppo 5 - Cani di tipo spitz e tipo primitivo
I cani più diffusi in Italia, appartenenti a questo gruppo, sono i cani nordici (Siberian husky. Alaskan Malamute, Samoiedo), animali dotati di carattere estremamente indipendente, di scarsa addestrabilità ma di buona socievolezza e poco territoriali; caratteristiche che li rendono inadatti quali cani da guardia ma buoni cani da compagnia. Da sottolineare in queste razze è l'estrema necessità di movimento che li rende inadatti alla vita di appartamento salvo gli siano concesse frequenti e prolungare uscite all'aperto, possibilmente liberi. Altra caratteristica importante da sottolineare è la scarsa tolleranza di questi animali nei confronti del caldo; selezionati per vivere a temperature prossime (se non inferiori) agli zero gradi centigradi mal si adattano ai climi eccessivamente temperati. Vi sono anche cani di razze poco conosciute qui in Italia come il basenji , razza di cane originaria dell'Africa. L'origine del suo nome deriva dalla lingua bantu e significa "indigeno", oppure il cane nudo messicano, il Podengo e il Cirneco.
Gruppo 6 - Segugi e cani per pista di sangue
I segugi sono un gruppo di razze di cani che seguono le tracce della selvaggina con l’olfatto e poi lo inseguono. Segue un vocalizzo per avvertire il cacciatore. In virtù del tipo di territorio, di selvaggina si sono sviluppate razze dagli aspetti morfologici e comportamentali differenti. Abbiamo il segugio italiano, il piu antico, dalla morfologia derivante dall’incrocio di cani Fenici con Cani Celti; Il Beagle, cane docile e festoso con un istinto venatorio accentuato che li rende difficilmente rispondente al richiamo.
Gruppo 7 - Cani da Ferma
Il cane da ferma ha sviluppato il comportamento predatorio, proprio della fase di individuazione della preda: si avvicina in silenzio e segnala al cacciatore l’avvenuto ritrovamento della preda (ferma o punta),soprattutto uccelli .Settere Irlandese, Setter Inglese
Gruppo 8 - Cani da riporto, da cerca e da acqua
Le razze comprese in questo gruppo sono relativamente recenti e derivano dallo stesso capostipite del Terranova e dal St. John‘s dog. Il nome stesso del gruppo (dall‘inglese Retriever: riportare, rintracciare) richiama alla loro caratteristica e famosa specializzazione: il ritrovamento e il riporto (anche in acqua o in terreni umidi) della selvaggina ferita o abbattuta. In tal modo, gli inglesi intendevano ottenere dei cani che completassero l‘importante lavoro svolto dai cani da ferma, evitando che questi ultimi potessero subire danni nel recupero della selvaggina stessa. Con l‘avvento delle odierne armi da caccia, i Retrievers vennero ancor più valorizzati nelle loro qualità: in seguito all‘abbattimento di un grande numero di prede, i cani rimanevano in silenzio seduti in prossimità del cacciatore e successivamente si dedicavano al recupero della selvaggina abbattuta. I cani di questo gruppo si distinguono per le loro doti di docilità, mansuetudine e devozione per il proprietario, la particolare disposizione all‘addestrabilità e all‘obbedienza, la spiccata intelligenza e la caratteristica collaboratività. Tali qualità, alle quali si unisce una forte tempra e il fatto che le abilità istintive non sono molto sviluppate, rendono i Retriever soggetti molto versatili e adatti a svolgere ruoli particolarmente impegnativi diversi dalla caccia, quali il servizio di guida per non vedenti e diversamente abili in generale, o l‘utilizzo nella protezione civile. (Golden Retrivier)
Gruppo 9 - Cani da compagnia
Questo è forse in assoluto il gruppo più eterogeneo, fin dalle origini, dal punto di vista morfologico, ma tutti i cani in esso raggruppati sono stati dall'uomo selezionati per accompagnarlo nella vita domestica. Sono quindi in genere animali di taglia contenuta, caratterizzati da un forte attaccamento nei confronti della famiglia, molto vivaci, socievoli e giocherelloni. Caratterialmente conservano comportamenti da cuccioli anche i età adulta (richiesta d’attenzione, propensione al gioco). Non solo facilmente addestrabili non avendo mai dovuto lavorare in attività collaborative con l’uomo. Presentano una grande tendenza alla vocalizzazione. ( Carlino, Barbone)
Gruppo 10 - Levrieri
Il gruppo dei levrieri, ancorché di limitata diffusione, è forse quello più omogeneo sia dal punto di vista morfologico che da quello caratteriale. Le differenze fra le varie razze incluse nel gruppo sono principalmente costituite dalla taglia e dalla tipologia del mantello. Dal punto di vista caratteriale sono generalmente animali abbastanza diffidenti nei confronti degli estranei, riservati e poco combattivi ed aggressivi nei confronti dei cospecifici. Sono ottimi atleti ed eccellenti corridori, caratteristica molto marcata in tutte le razze appartenenti al gruppo, che necessitano quindi di attività fisica frequente ed intensa, soprattutto se tenuti in appartamento senza la possibilità di accedere a spazi aperti.
Il Cane Corso
Diventa Educatore Cinofilo
Scegli la tua sede: Pisa, Modena, Firenze, Roma, Napoli
Il nostro molosso italico ha origini talmente remote che, né la storia, né le ricerche osteologiche, né l'archeologia, riescono ancora a dare certezze univoche. Innanzi tutto, dobbiamo precisare che, quando parliamo di cane corso, stiamo parlando anche di mastino napoletano, poiché, di questo almeno vi è certezza, la base genetica è la medesima ( il mastino napoletano risulta essere una razza “inventata”, come del resto anche il moderno cane corso “imboxerato”, entrambi discendenti dal molosso italico; ma di questo parleremo più diffusamente in seguito.) Ciò lo si può evincere dall'etimologia dei vari nomi con cui in passato veniva chiamato il mastino italiano: massatinus, ossia guardiano della masseria; cohors, ossia cane della corte, nella doppia accezione di corte come fattoria o proprietà, oppure come formazione militare (coorte);ad esempio, viene anche chiamato, nelle Puglie, Cane corzuo Can ' Corz inteso come “guardia del corpo”, robusto, massiccio. Alcune teorie lo fanno risalire ai grandi molossi da guerra usati dalle popolazioni mediorientali, tra cui gli assiri, i babilonesi, e i greci dell'Epiro, importati in seguito in Europa dai Fenici (VI sec. a.C.), che li usavano come guardiani delle loro merci e come merce da scambio stessa: gli stessi grandi molossi citati da Plinio il Vecchio (23-79 a.C.) nella sua opera "Naturalis Historia", nella quale si narra dei due cani regalati ad Alessandro Magno dal re dell'Epiro, famosi per la particolare grandezza ("inusitatae magnitudinis"). A questi soggetti, già presenti sul suolo italico perché, come sopra ricordato, utilizzati come merce da scambio, se ne aggiunsero altri, reperiti ed importati dai Romani a seguito delle loro campagne militari nei territori della Gallia (dal 121 a.c. Al 50 a.c.), incrociando così i loro cani con molossi da guerra di origine celtica. soggetti più adatti alle varie esigenze dell'Impero: innanzitutto cani da guerra, che venivano poi opportunamente incrociati con soggetti già funzionali ad altre attività, dando vita a linee di sangue da caccia grossa, bovari, porcari, pastori. Altro utilizzo predominante era quello “ludico” nei “giochi” del circo: tali cani venivano usati in cacce e combattimenti contro orsi, leoni e tigri.
Dicono gli scritti dell'epoca che quattro mastini ben addestrati fossero in grado di uccidere un leone. Molto in voga all'epoca era la tauromachia ( dal greco tauros (ταύρος) = toro e máchē (μάχη)=battaglia, ), pratica ancora in voga in Spagna e, fino ad alcuni decenni fa, anche se clandestinamente, in certe zone d'Italia. La bravura dei cani o addirittura del singolo cane, stava nel riuscire a mettere a terra e bloccare il toro infuriato prendendolo saldamente all'orecchio o al musello, punti particolarmente sensibili, in modo da causare l'immobilità dell'animale, a seguito del gran dolore.
Ma la funzione principale rimaneva la guerra, per la quale venivano addestrati usando uomini, presumibilmente prigionieri, condannati a morte, o, in mancanza di questi, dei fantocci riempiti con sangue e budella di animali morti, in modo che il cane imparasse ad associare il nemico al cibo: I cani venivano opportunamente bardati con imbracature di cuoio e metallo leggero, spesso sormontati da lame o da rostri che, in caso di combattimento contro eserciti provvisti di cavalcature, avevano la funzione di sventrare i cavalli e neutralizzare la cavalleria nemica.
Questi cani dovevano guadagnarsi da vivere e, in mancanza di guerre, dovevano convogliare le loro capacità nell'aiutare i loro detentori nella lotta per la sopravvivenza; le popolazioni delle campagne li usavano allora come custodi di bovini e, i macellai, tra i pochi privilegiati che potevano permettersi di mantenere le linee pesanti, li usavano per bloccare i tori da macello durante la cattura e poi durante l'uccisione, pratica questa che si è perpetuata fino ai primi decenni del 1900, assumendo tonalità spesso spettacolari, reminiscenza della tradizionale e ancestrale “tauromachia”. Era e a tutt'oggi rimane, per chi lo utilizza, il cane da caccia al cinghiale per antonomasia e, non di rado, due cani corso, ben addestrati fin da cuccioli con i maialini domestici, sono in grado di bloccare un cinghiale, anche se il numero ideale, per questa attività, sarebbe di quattro unità: due bloccano la preda per il musello, gli altri due afferrano i genitali, causando un tale dolore da renderlo impotente e alla mercé del cacciatore, che lo uccide con un colpo secco di pugnale, (pratica tradizionale oggi affiancata dall'utilizzo del fucile), per poi affrettarsi a tagliargli i genitali evitando cosi che la carne si impregni di cattivo sapore, diventando immangiabile. Altro utilizzo tradizionale era la caccia al tasso e all'istrice, le cui carni sono particolarmente prelibate; ricordano infatti quella del maiale ma più magre.Questo tipo di caccia si svolgeva di notte, usando cani corso veloci, di taglia leggera, ma ugualmente robusti (in modo da riuscire a penetrare nelle tane), di colore bianco o frumentino, poiché maggiormente visibili. Il cane corso è particolarmente adatto a questo compito poiché dotato di grande resistenza al dolore e pervicacia nella lotta, nonostante debba affrontare gli enormi aculei dell'istrice che non di rado causa cecità nei cani: una volta che il cane ha afferrato la preda nella tana, il cacciatore lo prende per il moncone della coda e lo tira fuori, estraendo cane e preda. La preservazione di questa popolazione canina (il concetto di razza infatti viene introdotto soltanto nel diciannovesimo secolo), avvenne prevalentemente nel sud d'Italia ad opera degli utilizzatori pratici ( massari, cacciatori, mandriani, macellai, nobili, proprietari terrieri, fattori, guardie campestri, forze dell'ordine, briganti, malavitosi, e “guappi” ) che risultarono essere gli unici depositari di questo patrimonio cinognostico; celebri sono le rappresentazioni, quadri e incisioni, di Bartolomeo Pinelli, artista romano, pittore per eccellenza di briganti e cani corso, di cui egli stesso era possessore.
Nel secolo scorso, si verificò un inesorabile declino del molosso italico, accentuato poi dalle crisi economiche derivanti dai conflitti mondiali del '900. Fu solo nel 1946 che, alla prima mostra canina del dopoguerra tenutasi a Napoli, il molosso italiano fu riscoperto ufficialmente da Piero Scanziani, giornalista e scrittore nonché cinofilo; memorabile è rimasta, nella storia della cinofilia, il racconto del suo incontro con il molosso verace, racconto tratto dal libro “Il Cane Utile”, Elvetica Edizioni. Nel 1949 venne sancito il riconoscimento ufficiale della razza denominata inizialmente Mastino Napoletano Cane Corso cane da presa; la denominazione "mastino napoletano" fu adottata a seguito delle forti pressioni provenienti dal mondo della cinofilia partenopea, che rivendicava la denominazione della razza, asserendo che essa si fosse preservata solo grazie all'interessamento degli utilizzatori campani, mentre invece Scanziani avrebbe preferito la denominazione di Molosso Italiano o Molosso Romano. La selezione fu indirizzata privilegiando la linea pesante del molosso italico, tale da giungere, negli ultimi decenni, ad una vera e propria estremizzazione di “tipo”, compiacente nei confronti delle mode e del business, ricercando il gigantismo, linfatismo, l'accorciamento della canna nasale in maniera sempre più estremizzata, fino ad arrivare “all'iper-tipo”. Per giungere a questi “risultati” si sono escluse dalla riproduzione intere linee di sangue, eliminando diverse colorazioni tipiche ( come il frumentino o formentino ) e quella che era l'antica tessitura del mantello, con il risultato che l'attuale discendente dei fieri guardiani di masserie e bestiame ha un pelo raso e lucido molto meno adatto ad una vita all'aperto; in compenso, ci ritroviamo delle caratteristiche morfologiche e taluni colori che esulano da quella che era la tradizionale tipologia della razza; ad esempio, il color mologno ( tipico del dogue de bordeaux ) che, a detta di anziani mastinari, non è mai stato presente nei soggetti da loro visti.
Il Cane Corso oggi….
Tende ad essere morboso nel suo affetto, protettivo al punto da risultare possessivo per detenere “l'esclusiva” degli affetti; si abbina eccellentemente con gli animali domestici, verso i quali sviluppa la protettività istintiva, che ha per tutto ciò che è di proprietà del suo padrone. Coraggioso, tanto da divenire temerario e bisognoso di contatto umano esclusivo, serioso e poco incline al gioco, coscienzioso del suo ruolo di protettore, ma anche riflessivo. Predisposizione naturale della razza, che ritroviamo in alcuni soggetti, è il caratteristico modus operandi di fare la guardia: tende, in caso di sconfinamenti nel suo territorio da parte di malintenzionati, a scagliarsi sull'intruso a volte senza preavviso, ma tendendo ad astenersi dal mordere veramente se non strettamente necessario, limitandosi tendenzialmente a bloccare il soggetto e trattenerlo, il che ne fa il " cane da presa " per eccellenza .
Umberto Bonaretti, Educatore Cinofilo Dobredog Modena