Gioco sociale, Evoluzione, finzione e svolta cognitiva
Sono molte le domande che, come educatori Cinofili, ci poniamo quando osserviamo i cani, i loro comportamenti e cerchiamo di comprenderne le motivazioni, le intenzioni ed i perchè. Il fascino di questa professione è anche questa del resto, ovvero possedere la consapevolezza che il cane, per quanto lo sentiamo vicino a noi, ancora nasconde segreti.
Probabilmente non esiste animale al mondo così studiato come il cane. Molte le teorie, molti libri e pubblicazioni. I social ci permettono di seguire e aggiornarci, osservare video, interazioni.
Questo articolo, tratto dalla traduzione del libro Animal Play ci fornisce un punto di vista che apre molti interrogativi, forse molti di più rispetto alle risposte che potrebbe darci.
Sono questi alcuni passaggi, per i quali vi suggeriamo un’attenta lettura.
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Come poteva Huber aver visto o dedotto la finzione dal comportamento delle formiche? E come poteva essere sicuro che il comportamento osservato non fosse, nei fatti, diretto verso qualche funzione molto specifica e immediata?
Può esserci una biologia evolutiva del gioco?
Il possibile problema dell’intenzionalità Alexander Rosemberg (1990) presenta alcune sfide all’approccio evolutivo del gioco sociale. uno dei fatti che incardina la sua rivendicazione è che il gioco sia una attività intenzionale(….)
Il problema con questa argomentazione è che il genere di “singola teoria esplicatoria generale” al quale si riferisce non è ( e non dovrebbe essere) di quel tipo al quale di solito la biologia evolutiva è riferita. (….) Il gioco, dobbiamo ammettere, non è in forma peggiore di quei ben trincerati targets della spiegazione biologica.
Gioco, finzione e intenzionalità
Dopo tutto, da un punto di vista evolutivo, dovrebbe esserci un elevato vantaggio sulla veridicità dei processi cognitivi. La percezione, l’organismo che pensa dovrebbe, per quanto possibile, far funzionare bene le cose. Finora la finzione vola sulla faccia di questo principio fondamentale. Nella finzione noi distorciamo deliberatamente la realtà. Quanto bizzarro poi che questa abilità non è l’assennato culmine dello sviluppo intellettuale ma invece fa la sua apparizione completa e precoce nelle prime fasi dell’infanzia ( Leslie 1987, p.412).
Segnali di gioco
Quando gli animali giocano tipicamente usano patterns di azione che sono usati anche in altri contesti, come nel comportamento predatorio, in quello antipredatorio, e nell’accoppiamento. Questi patterns di azione possono non essere intrinsecamente differenti nei differenti contesti, o possono essere difficili da discriminare persino per i partecipanti.
Bekoff propone le seguenti domande:
L’auto-handicappamento (e.g. Altmann 1962), avviene, per esempio, quando un individuo dominante si permette di essere dominato da un animale subordinato, potrebbe essere importante anche per mantenere il gioco sociale in corso. Watson e Croft, 1996) scoprirono che i canguri collo rosso (Macropus rufogriseus banksianus) adattano il gioco all’età del loro partner. Quando avevano a che fare con partner più giovane, l’animale più anziano adottava una postura difensiva, appiattita a terra, ed avvenivano più zampate che combattimenti. Inoltre il giocatore più anziano era più tollerante delle tattiche del suo partner e prendeva l’iniziativa in interazioni prolungate. Mentre c’è bisogno di maggiori dati, questo studio suggerisce anche che i benefici del gioco potrebbero variare a seconda dell’età dei partecipanti.
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Concludono (p.45) che gli scimpanzè “ possiedono sofisticati poteri di cognizione sociale che utilizzano nel determinare che cosa è percepito da un cospecifico e come quel cospecifico è probabile reagisca a vari tipi di informazione…”
C’è anche la possibilità che nel gioco sociale un cane potrebbe essere capace di sapere che un altro cane vuole giocare attraverso la comprensione di come si sente quando effettua un inchino per gioco. Tra le domande che necessitano di essere studiate nei dettagli c’è “ un cane deve aver prodotto un inchino ( o un’altra azione) prima di sapere ciò che un inchino significa e di conseguenza di essere capace di fare attribuzioni di stati mentali ad altri individui?” Le seguenti due ipotesi dovrebbero essere distinte: (
- vedere un inchino per gioco induce un umore di gioco in chi lo riceve a causa della mappatura cinestesica
- vedere un inchino per gioco induce la conoscenza in chi lo riceve di come l’attore si senta.
Potete leggere l’estratto seguendo questo link