Anche quest’anno si è riaperta puntuale la stagione della caccia, che vedrà impegnati numerosi amanti di questa discussa disciplina ed i loro compagni a quattro zampe. Indipendente da come la si pensi, cerchiamo di individuare come ha avuto origine questa collaborazione e da dove nascono le razze canine impiegate a tale uso.
Il cane si è identificato come il miglior compagno per l’uomo sin dal Paleolitico, quando si ritiene sia avvenuta la prima domesticazione del progenitore dell’attuale Canis Lupus Familiaris (circa 14000 anni fa secondo i reperti fossili ritrovati in Asia ed Europa).
L’attività nella quale il fedele amico dell’uomo è subito risultato adatto ad essere impiegato non è difficile da individuare.
Come dimostrano pitture rupestri ritrovate nel Deserto Arabico risalenti a ben 8000 anni fa, il cane si è dimostrato utilissimo per una delle attività più importanti per la sopravvivenza dei nostri antenati preistorici: la caccia.
Dall’inizio della collaborazione nell’attività venatoria fino ad oggi, l’uomo ha perfezionato i propri metodi di caccia, ma ha anche selezionato in modo mirato i comportamenti più adatti del proprio compagno, creando razze con caratteristiche diverse in base alla tipologia di caccia messa a punto.
É da questa necessità che si sono differenziati il Bracco, il Setter , lo Springer Spaniel, il Golden Retriever, il Bassotto ed il Terrier (per citarne solo alcuni).
La diversificazione di razze corrisponde ad un diverso e specifico comportamento richiesto nell’attività di predazione tipica dei canidi, sul quale la selezione umana ha agito in modo diretto e mirato.
Come è ormai assodato, attraverso il processo di domesticazione si sono fissate le caratteristiche comportamentali e fisiche del cane, selezionando per la riproduzione soltanto quei soggetti che mantenevano caratteri tipici del cucciolo o del giovane( orecchie pendenti, muso più corto, testa ed occhi grandi, docilità), “arrestandone” lo sviluppo ad una fase che fosse più facilmente controllabile da parte dell’uomo.
Questo processo selettivo si è verificato anche per quanto riguarda l’attività venatoria del cane.
Si sono individuati i soggetti da far riprodurre scegliendo il comportamento che si voleva fissare tra quelli che compongono l’attività di predazione del lupo (intercettazione dell’odore, ricerca della traccia, individuazione della preda, punta o appostamento, inseguimento e uccisione della preda per arrivare all’ambita consumazione del pasto) e si sono create appositamente delle razze che “fermassero” questo normale processo predatorio alla fase utile per il cacciatore, senza terminarne lo svolgimento naturale.
Per tale motivo cani come i Setter assumono la nota posizione di “punta” per il tempo necessario a segnalare al cacciatore la presenza del selvatico e permettere l’individuazione e l’uccisione dell’animale da parte dell’uomo, o cani come il Golden Retriever intervengono per recuperare la preda e riportarla al padrone una volta che questi le abbia sparato in volo.
Seguendo le caratteristiche predominanti più utili, le razze da caccia, assai numerose, possono essere divise per semplicità in 5 gruppi:
- da FERMA
- da SEGUITA (o da PISTA DI SANGUE)
- da CERCA
- da RIPORTO
- da TANA
Nel primo gruppo (il 7° secondo la classificazione delle razze ENCI) rientrano quei cani, come il già citato Setter o i Pointer, che segnalano la presenza nelle vicinanze della preda attraverso la tipica posizione rigida del corpo in stop con la zampa alzata. Sono dotati, come si può facilmente intuire, di un fiuto eccellente che permette loro un ampio movimento di ricerca, anche se rimangono solitamente alla portata della vista del padrone.
I cani “da seguita” ,appartenenti al gruppo 6 ENCI, sono quei soggetti capaci di seguire la traccia odorosa lasciata dall’animale predato, abbaiando e indirizzandolo verso il gruppo dei cacciatori. Rientrano in questa categoria i Segugi, I Foxhound e anche gli amabili Beagle il cui ottimo olfatto li rende capaci di scorgere il minimo segnale lasciato dalla preda sul terreno boschivo. Allo stesso gruppo appartengono gli esemplari “da pista di sangue”, tra i quali spiccano il ben noto Dalmata o il Rhodesian Ridgeback, capaci di braccare la preda ferita seguendo la scia ematica lasciata dall’animale, conducendo il cacciatore fino all’obiettivo.
I cani “da cerca”, che condividono insieme a quelli “da riporto” e “da acqua” l’8°gruppo della classificazione ENCI, hanno la prerogativa della velocità nella loro azione venatoria. Queste razze, infatti, inseguono abbaiando la preda anche a grandi distanze rispetto al loro conduttore e facilitano l’azione umana raggiungendo la selvaggina che, spaventata, si alza in volo, permettendo al cacciatore di abbatterla con facilità.Appartengono alla categoria lo Springer Spaniel e il diffusissimo Cocker Spaniel.
Come già detto, allo stesso gruppo ENCI precedente appartengono i cani definiti “da riporto”, particolarmente abili nel recuperare velocemente la selvaggina volante abbattuta. Hanno un morso che sa essere estremamente delicato, così da non rovinare la carne dei volatili nell’azione del riporto. Sono solitamente abili nuotatori, per poter procedere agilmente nelle zone paludose dove si rifugiano gli animali cacciati. Appartengono a questa tipologia cani come il Golden Retriever e il Labrador Retriever, oggi molto più famosi come cani da compagnia o impiegati addirittura per attività fondamentali come la Pet Therapy.
Vanno, infine, ricordate le razze “da tana”, cani capaci di inseguire con indomito coraggio animali spesso più grandi e pericolosi dentro le loro tane. A questa categoria appartengono i Terrier (gruppo 3 ENCI) e i Bassotti ( gruppo 4 ENCI), temerari cagnolini che inseguono all’interno delle tane lepri, volpi o istrici, riuscendo a stanarli e catturarli. Come risulta evidente, per un’azione del genere è necessario possedere un carattere forte e deciso, qualità che appunto accomuna razze come il Jack Russel o il Bassotto Tedesco, entrambi appartenenti a questa categoria.
In cinofilia la caccia è ancora oggi un’attività molto praticata, anche se in misura minore rispetto al passato.
I cani selezionati per tale attività, però, risultano ormai assai più diffusi all’interno di appartamenti come semplici animali da compagnia, troppo spesso lasciati soli per molte ore al giorno, costretti ad una forzata inattività che spesso provoca comportamenti di evidente stress o noia.
Sarebbe, dunque, preferibile utilizzare questi cani nell’attività per la quale sono stati selezionati in passato? Oppure si può pensare di poterli reinserire senza turbamenti nella attuale vita cittadina, ben lontana da boschi e animali da predare?
In realtà non si deve rinunciare in partenza a possedere un esemplare appartenente ad una razza da caccia se non si è cacciatori, basta avere nei suoi confronti i giusti accorgimenti.
Poiché, come abbiamo ben capito, si tratta di cani energici, bisognosi di sfogare le proprie forze e desiderosi di utilizzare il fiuto, è necessario pensare ad attività alternative per dare soddisfazione alle loro necessità.
Come educare un cane di questo tipo, quindi?
Può essere di grande aiuto frequentare un campo di addestramento cinofilo, nel quale provare a svolgere occupazioni che consentano molto moto, quali l’Agility o il Dog Cross, oppure impiegare le enormi capacità olfattive del proprio cucciolo da caccia nella Ricerca Dispersi, esercizio capace di far concentrare moltissimo l’animale e di stancarlo molto più di qualunque lunga passeggiata.
Se così correttamente reindirizzare, le energie del proprio amico a quattro zampe troveranno uno sfogo positivo e appagante per l’animale, impedendogli di utilizzarle in maniera distruttiva all’interno della casa del padrone, il quale potrà godere al meglio della compagnia di un cane da caccia senza essere per forza un cacciatore.
sitografia: