RIASSUNTO
Il rapporto uomo-animale affonda le sue radici in tempi molto antichi, ma gli animali oggigiorno svolgono un ruolo molto diverso da quello che ricoprivano in passato. Questo processo di reciproca domesticazione ha fatto sì che oggi si possa parlare di veri e propri cani da assistenza. La tesi nasce e si realizza con l’obiettivo di affiancare una persona con disabilità motoria nella preparazione di un cane da assistenza.
La mia esperienza si è svolta presso l’Accademia Cinofila DobreDog, affiancando istruttori della scuola. Abbiamo seguito un protocollo, detto relazionale, secondo quanto appreso dal suo ideatore, Alessandro Vestri.
Al termine del Project Work è risultato evidente che i cani da assistenza sono validi aiuti per gli utenti coinvolti. È risultato altrettanto evidente che non è possibile standardizzare un modello addestrativo in quanto nell’ambito del
protocollo relazionale ci si dovrà sempre adattare al binomio specifico nella sua unicità.
L’indagine bibliografica che introduce il lavoro svolto vuol essere un contributo allo studio dei cani da assistenza alla disabilità motoria, finalizzato a una maggiore consapevolezza della loro importanza.
DobreDog
L’associazione
DobreDog A.S.D. è un’accademia cinofila accreditata da OPES. Si occupa della diffusione di una cultura cinofila più consapevole sul territorio e della formazione di operatori cinofili, con quasi 400 figure certificate in oltre 11 anni di attività tra istruttori cinofili e operatori Pet Therapy.
DobreDog offre anche numerosi servizi ai proprietari: consulenze preadozione, educazione di base, classi di comunicazione, lezioni di gruppo, dog trekking, ricerca dispersi, pe corsi di riabilitazione comportamentale, seminari gratuiti, stage specialistici e molto altro.
L’offerta formativa dell’accademia è così strutturata:
● Istruttore Cinofilo di 1° Livello: questa figura corrisponde all’educatore che si occupa di cani generalmente equilibrati e con proprietari che desiderano intraprendere un percorso di educazione e socializzazione di base. Nel corso vengono affrontate tutte le tematiche che risulteranno necessarie nella pratica lavorativa, dalla pratica con il cane fino alle tecniche di comunicazione con i proprietari. I testi di riferimento sono La vita emozionale degli animali (Bekoff M., 2007), Pedagogia Cinofila (Marchesini R.,2013) e Il comportamento
animale (Manning A., Stamp Dawkins M., 2015).
● Istruttore Cinofilo di 2° Livello: avvia l’educatore cinofilo alla cinofilia tecnica,
affrontando i processi di acquisizione di competenze complesse e fornendo
una visione d’insieme del panorama contemporaneo, dalla ricerca dispersi alle
gare di agility. I testi di riferimento sono Apprendere per sopravvivere (Poli. M.,
Prato Previde E., 1994) e L’errore di Cartesio (Damasio A.R., 1995).
● Tecnico in Riabilitazione Comportamentale del Cane: rivolto a istruttori cinofili
esperti, permette di acquisire gli strumenti necessari ad affiancare un Medico
Veterinario Comportamentalista nello svolgimento della terapia individuata.
Fornisce anche una serie di competenze avanzate per fronteggiare quelle
situazioni in cui è l’istruttore stesso a dover indirizzare la persona dal
Veterinario, non ancora contattato.
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● Tecnico Cani Guida per Ciechi: fornisce le competenze necessarie a questo
tipo di istruzione avanzata.
● Tecnico Cani per Disabili Motori: questo corso sarà descritto
approfonditamente nel capitolo dedicato.
● Corso per Interventi Assistiti con Animali: strutturato in “propedeutico”, “base” e
“avanzato” secondo le linee guida nazionali e accreditato presso un Ente
Formativo Riconosciuto, affianca agli argomenti obbligatori indicati dalle linee
guida una serie di competenze ritenute indispensabili per una formazione di
alto profilo.
Nell’ambito degli IAA l’associazione ha promosso più di settanta progetti sul
territorio, e continua a svolgerne con regolarità. In particolare presidia da due
anni il reparto di Pediatria presso l’Ospedale Santa Chiara a Pisa
Figura 0.1 Tommaso e Maya durante il corso per tecnici cani da assistenza
4
Il corso per tecnici cani da assistenza
Ciò che ha reso possibile un tirocinio sulla preparazione dei cani da assistenza è
stato il fatto che un mese prima della data in cui avrei potuto iniziare il tirocinio
sarebbe iniziato il Corso Tecnici per cani da Assistenza. Frequentandolo avrei
potuto imparare le nozioni in corso d’opera, potendomi confrontare mensilmente
con l’istruttore Alessandro Vestri per risolvere le problematiche che si fossero
presentate.
Il corso si è svolto in sei giornate, di cui la prima in aula e le successive di lezione
pratica insieme al proprio cane.
Il corso è iniziato il 24 settembre con la docente Dott.sa Marina De Cillis –
Fisioterapista Coordinatrice CPSE che durante la mattinata ha parlato della
disabilità dal punto di vista fisiologico e psicologico secondo la sua esperienza
professionale.
Nel pomeriggio, il Docente Alessandro Vestri, Istruttore Scuola Nazionale cani
guida per ciechi di Scandicci, ha analizzato la figura professionale del tecnico
istruttore. Nell’esposizione del protocollo che avrebbe seguito il corso sono stati
confrontati il metodo tradizionale e quello relazionale. Infine, è stato discusso il
concetto di essenzialità funzionale, descritto nel paragrafo 1.7.2.
Il giorno seguente, come nelle successive quattro giornate, la lezione è stata
incentrata sull’attività pratica. In ogni modulo venivano assegnati degli esercizi da
svolgere con il proprio cane e le relative competenze venivano verificate nella
prima mattinata del modulo successivo.
A distanza di un mese dal terzo modulo, il 18 dicembre si è svolto l’esame.
Per lo svolgimento era richiesto di presentare una relazione finale che descrivesse
il percorso fatto. Oltre alla discussione orale della relazione era necessario
dimostrare di aver istruito correttamente il proprio cane in almeno tre competenze
pratiche, da scegliere da un elenco. L’ultima prova prevedeva la conduzione al
guinzaglio del cane dalla sedia a rotelle in un luogo pubblico, con entrata e uscita
da un bar. In quell’occasione era fondamentale il modo in cui il cane viveva
l’evento. L’oggetto della prova d’esame era infatti la corretta abituazione alla
carrozzina nei diversi ambienti.
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CAPITOLO 1
INTRODUZIONE
1.1 L’uomo-lupo, un ibrido filogenetico
Studiare il cane aiuta a capire meglio se stessi, perché nella storia di questo
straordinario legame tra specie è possibile intravedere le tracce di quello che
siamo oggi.
Secondo l’ipotesi auto-integrativa proposta da Coppinger “il cane è un
adattamento alla vita insediata”. Studi effettuati sul DNA mitocondriale ci indicano
che l’iniziale allontanamento genetico dal lupo sia avvenuto tra i 15’000 e i 40’000
anni fa, prima che l’uomo si organizzasse in insediamenti stanziali 10/12’000 anni
fa. È quindi plausibile che i lupi-cani fossero associati in un legame mutualistico
agli uomini già da prima che questi si fermassero nei primi insediamenti
(Gallicchio, 2001). I benefici di questo primo legame furono probabilmente
inconsapevoli: nutrendosi degli scarti e degli escrementi e realizzando le
condizioni per vaccinazioni incrociate assicurarono una migliore condizione
sanitaria all’Homo Sapiens, e chissà se non fu proprio questa alleanza ad
assicurare la sopravvivenza là dove l’uomo di Neanderthal si estinse.
Successivamente, mentre la distanza genetica dal lupo continuava ad aumentare,
la distanza di fuga dall’uomo si accorciava e il proto-cane cominciava a dimostrarsi
utile nel segnalare attacchi notturni e seguire le tracce delle prede ferite.
La più antica dimostrazione del legame tra l’uomo e il cane risale a circa 12’500
anni fa: la tomba H-104 in Israele (fig. 1.1, tratta da Lupi Travestiti, Barbara
Gallicchio, 2001) contiene uno scheletro di un soggetto anziano abbracciato a un
cucciolo, evidentemente seppellito insieme alla persona. Questa “fotografia” viene
scattata in una fase avanzata del processo di domesticazione che vede il cane
ormai parte di un “rapporto affettivo, più che gastronomico” (Simon J.M Davis e
Francois R. Valla, 1978). Gli autori segnalano che i Natufiani avevano
addomesticato il lupo almeno un millennio prima di addomesticare gli animali da
carne. Questo ci porta a una riflessione di Roberto Marchesini: “[…] Sono critico
nei confronti di chi equipara la domesticazione del lupo ad altri processi di
domesticazione quali si verificarono in epoca post neolitica nei confronti degli
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erbivori. È stato il lupo a mettersi sulle nostre tracce, non il contrario, e la
domesticazione del cane nasce in termini di alleanza e reciprocazione e non come
assoggettamento.” (Il cane secondo me, Marchesini, 2016).
Quando parliamo di domesticazione e arriviamo a domandarci chi abbia avviato
questo processo, ovvero “Chi ha “domesticato” chi?” è immediato ricordare che le
disposizioni epimeletiche di entrambe le specie hanno portato a relazioni parentali
extra specifiche in cui l’adozione di bambini da parte di lupi diventa anche lo
spunto per diversi miti. (Marchesini, 2016)
Senza voler ribaltare l’ipotesi di Lorenz e immaginare generazioni di uomini
cresciuti dai lupi, dobbiamo sicuramente tener conto del fatto che, nella relazione
tra uomo e cane è sempre quest’ultimo a cercare l’uomo, adattandosi al tipo di
attività che gli viene proposta, e non
viceversa. Riprendendo ancora le parole
di Marchesini: “Un osservatore esterno
avrebbe pochi dubbi che tra uomo e cane
il ruolo attivo spetti a quest’ultimo, non
fosse altro che per la capacità di
interpretare la relazione in modo
flessibile, coerente e spesso creativo”.
I graffiti rupestri in cui i cani partecipano
alle battute di caccia dimostrano che da
quando questa antica unione si è saldata
non si può più parlare di uomini senza
parlare di cani. “e anche chi prova verso i
cani sentimenti avversivi, […] anche lui
non è altro che un ibrido, perché l’essere
umano non esiste allo stato di purezza
genetica”. (Marchesini, 2016). Che fossero fuori dalle città a cavarsela da soli o
celebrati come divinità, i cani si sono da sempre adattati ai mutevoli ruoli che il
contesto richiedeva. Di come questa relazione si sia sviluppata nei secoli e tra
popoli diversi ne parla a lungo Susan McHugh che analizza “gli approcci storici
alla scrittura e alla riflessione sui cani, nel tentativo di determinare quando questi
cani siano diventati oggetto di interesse estetico, sessuale o scientifico, senza
Figura 1.1 (Lupi Travestiti, Gallicchio, 2001)
7
trascurare i casi, più rari, in cui essi hanno contribuito a storiche trasformazioni
sociali e culturali.” (Storia Sociale dei cani, McHugh, 2004).
L’ultima grande rivoluzione culturale nel rapporto con il cane secondo Marchesini
è avvenuta nella seconda metà del Novecento, in cui il cane guadagna un alto
indice di statuto, con un buon riconoscimento della sua alterità e una forte spinta
affiliativa tendente all’antropomorfismo. Sebbene quindi in quel periodo si
superasse la deriva di ordine reificatorio, questo è avvenuto a discapito della
dimensione performativa, facendo perdere al cane l’alto livello di ruolo che aveva
grazie ai suoi compiti realmente indispensabili. Si passa quindi da una interazione
di tipo “reattivo-strumentale” a una di ordine “proiettivo-surrogatorio”. (Marchesini,
2013)
Tutto questo per dire che oggi, nella preparazione di un cane di assistenza, va
ricercato l’alto livello di ruolo di una collaborazione performativa facendo tesoro di
queste consapevolezze zooantropologiche, per cui l’essere in relazione diventa
stringere un patto di solidarietà.
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1.2 Cani da assistenza
Nell’ultimo tratto della lunga storia che ha visto i cani aiutare l’uomo nelle più
diverse attività si inseriscono i cani da assistenza, ovvero appositamente istruiti
per aiutare le persone che hanno una disabilità.
Una recente recensione pubblicata sul Disability and Healt Journal (Audrestch et
al., 2015) fornisce una panoramica dei diversi tipi di cani da assistenza impiegati
nel Regno Unito.
Vi sono descritti cani guida per non vedenti, cani per sordi, cani da assistenza alla
mobilità, i cani da servizio e i cani a doppio uso.
Una descrizione più articolata di queste funzioni la possiamo trovare sul sito di
Assistance Dogs International (ADI https://assistancedogseurope.org/assistancedogs/),
il testo tradotto è riportato di seguito.
I cani da assistenza aiutano le persone con disabilità diverse dai problemi di vista
e udito. Con una preparazione speciale questi cani imparano a mitigare diversi tipi
di disabilità. Possono essere addestrati a lavorare con persone che usano
carrozzine elettriche o manuali, che hanno problemi di equilibrio, che hanno
diversi tipi di autismo, che necessitano di allerta o risposta in caso di attacco
epilettico, che devono essere avvisati di altre problematiche mediche come cali
glicemici o hanno disabilità psichiatriche. Questi cani appositamente addestrati
possono aiutare a recuperare oggetti fuori dalla portata dei proprietari, tirare la
sedia a rotelle, aprire e chiudere le porte, accendere e spegnere le luci, abbaiare
per chiamare aiuto, trovare un’altra persona e guidarla fino al proprietario, aiutare
a camminare fornendo equilibrio e contro bilanciamento e molte altre attività
specifiche di cui può aver bisogno una persona con disabilità. I cani da assistenza
possono essere scelti tra i soggetti ospitati nei canili rifugio oppure allevati in
programmi di allevamento selettivo e cresciuti da volontari prima del loro
addestramento. La maggior parte dei cani da assistenza sono Golden Retriever o
Labrador Retriever. I cani da assistenza possono essere identificati da uno
zainetto, da una pettorina o da una casacca.
1.2.1 Cani di assistenza all’autismo
Un cane da assistenza all’autismo fornisce un ambiente più protetto per il bambino
e maggiore sicurezza ai genitori.
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La possibilità di accedere a tutti i luoghi pubblici con il cane consente alla famiglia
di fare cose semplici che prima potevano sembrare impossibili, come lo shopping.
Il cane indossa una speciale imbracatura che lo collega sia al genitore sia al
bambino e agisce su istruzioni del genitore mentre il bambino è incoraggiato a
camminare accanto al cane.
Questo offre maggiore indipendenza al bambino e al genitore, garantendo al
bambino sicurezza e incapacità di “fuggire” se diventa stressato o ansioso.
Il comportamento di “fuga” è anche combattuto addestrando il cane da assistenza
a sedersi automaticamente se il bambino dovesse cercare di scappare.
Informazioni sui cani per l’assistenza all’autismo tratte da Dogs for Good UK.
(https://www.dogsforgood.org/how-we-help/assistance-dog/autism-assistancedogs-children/)
1.2.2 Cani guida
I Cani guida assistono i ciechi e le persone con
disabilità visive evitando ostacoli, fermandosi alla
fine del marciapiede e ai gradini e gestendo il
traffico. La pettorina e la maniglia fatta a U
favoriscono la comunicazione tra il cane e il partner
non vedente. In questa partnership, il ruolo
dell’uomo è quello di dare comandi direzionali,
mentre il ruolo del cane è quello di assicurare la
sicurezza del binomio anche se ciò richiede la
disobbedienza a un comando potenzialmente non
sicuro.
1.2.3 Cani da udito
I cani da udito aiutano gli individui sordi o con disabilità uditive varie, avvisandoli di
una serie di suoni domestici come il bussare alla porta, il campanello, la sveglia, il
cicalino del forno, il telefono, il pianto di un bambino, persone che chiamano il
nome del proprietario o l’allarme antincendio. I cani sono addestrati per toccare i
loro partner sordi e portarli alla fonte del suono.
Figura 1.2
10
I cani da udito sono generalmente meticci presi al canile e sono di piccola o media
taglia. Prima dell’addestramento formale di risposta ai suoni, i cani adottati da
cuccioli sono cresciuti e socializzati da volontari.
1.2.4 Cani da allerta medica
I cani da allerta medica sono addestrati per aiutare le persone in condizioni di
salute tali da minacciarne la sopravvivenza, dando loro maggiore indipendenza e
soprattutto salvando potenzialmente la loro vita ogni giorno.
I cani sono addestrati per assistere gli individui che gestiscono complesse
condizioni sanitarie. Essi sono addestrati a identificare i cambiamenti di odore che
sono associati a eventi fisiologici mortali. Attualmente la maggioranza dei cani da
allerta medica è associato a persone diabetiche. Tuttavia esistono anche cani da
allerta medica per persone con altre situazioni di salute potenzialmente pericolose,
tra cui la crisi Addisoniana, che provoca gravi dolori, convulsioni e incoscienza, e
risposte allergiche gravi. Si continuano a investigare altre condizioni debilitanti e
potenzialmente fatali che il cane può aiutarci a gestire.
Informazioni da Medical Alert Assistance Dogs UK.
(https://www.medicaldetectiondogs.org.uk/about-us/medical-alert-assistancedogs/)
11
1.3 La disabilità motoria
Prima di andare a definire i cani specificatamente addestrati come ausilio alla
disabilità motoria è necessario inquadrare il concetto di disabilità.
“La disabilità è la condizione di chi, in seguito a una o più menomazioni, ha una
ridotta capacità d’interazione con l’ambiente sociale rispetto a ciò che è
considerata la norma, pertanto è meno autonomo nello svolgere le attività
quotidiane e spesso in condizioni di svantaggio nel partecipare alla vita sociale”
(Dizionario di economia e finanza, Treccani).
Già da questa definizione possiamo capire come le difficoltà sociali siano una
parte significativa di questa condizione.
Nel corso degli anni ‘80, in opposizione alla classificazione ICIDH (International
Classification of Impairments Disabilities and Handicaps) si aprì un dibattito che ne
ha mostrato una serie di limitazioni, in particolare quella di considerare la disabilità
un concetto statico e solo patologico, mentre un ruolo determinante nella
limitazione o facilitazione dell’autonomia del soggetto è giocato da fattori socioambientali.
Negli anni 90, l’OMS ha elaborato una nuova classificazione, detta ICF
(International Classification of Functioning) o Classificazione dello stato di salute.
La ICF definisce lo stato di salute delle persone piuttosto che le limitazioni,
dichiarando che l’individuo “sano” si identifica come “individuo in stato di
benessere psicofisico” ribaltando, di fatto, la concezione di stato di salute. In
questa classificazione i fattori biomedici e patologici non sono gli unici presi in
considerazione, ma si considera anche l’interazione sociale. L’approccio diventa
multi prospettico: biologico, personale, sociale. (Disabilità, Wikipedia)
12
1.4 Cani da assistenza per la mobilità
Entrando sempre più nello specifico troviamo i cani da assistenza alla disabilità
motoria, preparati ufficialmente per la prima volta nel Regno Unito nel 1988.
Con la Legge Nazionale 34 del 1974 viene giuridicamente riconosciuta la figura
del cane guida, ma si dovrà aspettare il 2014 prima che l’Emilia Romagna, prima
regione in Italia, faccesse altrettanto con i cani da assistenza alla disabilità.
(Casciani, Santandrea, 2015).
Questa legge segue l’evolversi dell’opinione pubblica, sempre più consapevole
dell’importanza dei cani da assistenza e in genere favorevole all’accessibilità dei
luoghi pubblici per questi cani (Schoenfeld-Tacher et Al., 2017).
I cani da assistenza alla mobilità stanno diventando numericamente sempre più
rilevanti, negli Stati Uniti hanno raggiunto il numero dei cani guida per ciechi
(Walther et Al, 2017) e possono svolgere numerose attività di supporto. Possiamo
concettualmente suddividere queste attività in base alla competenza acquisita dal
cane: attività di targeting (in particolare tocca e tira), abbaio, riporto, autocontrolli,
attività motorie varie.
Andando a elencarne alcune secondo questa suddivisione avremo:
● Tocca (che può essere a sua volta suddiviso in
tocca con naso o spingi con zampa): azionare
interruttori (interruttori della luce, chiamata per
l’attraversamento pedonale, pressione del pulsante
del telesoccorso), apertura porte con maniglione
antipanico, chiusura di uno sportello o un cassetto,
apertura e chiusura delle porte.
● Tira: legando una cordicella all’oggetto da tirare il
cane può imparare ad aprire porte, cassetti,
azionare interruttori a cordicella e trainare la
carrozzina (per esempio brevi tratti in salita come
scivoli e pedane).
● Abbaio: nei cani da assistenza l’abbaio ha la sola
funzione di richiesta di aiuto. Può essere eseguito
su richiesta ma (con il dovuto addestramento) anche in autonomia in caso di
caduta e perdita di coscienza. Può essere eseguito sul posto, per attirare
Figura 1.3
13
l’attenzione dei vicini (adeguatamente informati e attrezzati per raggiungere la
persona in difficoltà), oppure il cane può andare a cercare una persona specifica a
cui segnalare la richiesta d’aiuto.
● Riporti: forse l’esercizio più
importante per un cane da
assistenza. Si può insegnare a
portare le cose più diverse, come
le chiavi, il portafoglio, vestiti,
scarpe il telecomando… Può
discriminare in base alla parola
ma anche in base al gesto di
indicare l’oggetto da recuperare.
Nel caso di persone con mobilità ridotta degli arti superiori (ma in generale quando
si vuole indicare un oggetto distante da sé) è opportuno utilizzare un puntatore
laser. Il cane sarà istruito a portare gli oggetti, anche sconosciuti, contrassegnati
da un puntino luminoso.
● Autocontrolli: vengono inclusi in questa categoria tutti quei comportamenti di
attesa e di tutela di una fisicità diversa, come il non tirare in nessun caso e per
nessun motivo al guinzaglio, il saper aspettare fermo a terra anche in presenza di
distrazioni e, più in generale, la capacità di non prendere iniziative che potrebbero
mettere in pericolo sé stesso e la persona.
● Attività motorie varie: fanno parte di questa categoria quegli esercizi come la
capacità di camminare indietro (utile per uscire da corridoi stretti e comunque per
muoversi agevolmente al fianco della carrozzina), il trainare la carrozzina con
apposita pettorina (Martin-Lemoyne et Al. 2016), la capacità di salire con le zampe
anteriori sulle gambe del proprietario per permettere l’inserimento facilitato di
collare o pettorina.
Tutto questo per elencare gli esercizi tecnici, ma quello che la realtà quotidiana
insegna è che il maggior contributo alla propria felicità lo dà semplicemente la
presenza del cane e la relazione che con il tempo stringiamo con esso, che si
configura non solo come un legame di attaccamento ma come una vera e propria
relazione di cura (Kwong et Al., 2011). Un buon percorso addestrativo
contribuisce a saldare ulteriormente questo legame, dando al proprietario gli
Figura 1.4
14
strumenti di lettura di ciò che il cane gli comunica e dando al cane l’opportunità di
collaborare fattivamente con lui.
“Non avevo idea che un giorno, un angelo diverso da tutti, ma non così tanto da
me, sarebbe entrato nella mia vita a darmi ciò di cui avevo bisogno senza che mai
dovessi chiederlo, e che mi avrebbe aiutata a dipendere meno dalle persone. […]
Lulù più di chiunque altro cominciò a conoscere i miei segreti, le mie giornate buie,
i miei pianti e i miei sorrisi. Nessuno ha mai potuto vedere tanto di me quanto
hanno visto e vedono i suoi occhi, neppure Mauro o i miei genitori. Ciò che si
concede a un cane non si dà all’essere umano con la stessa fiducia
incondizionata. […] E più andavamo avanti con il lavoro più mi dimostrava di voler
stare vicino a me, come se quel correre via lontano non le interessasse più. Io ero
più interessante, io diventavo ogni giorno di più il suo centro.” (La sedia di Lulù,
Casciani M., Santandrea A., 2015)
Quello che emerge dal testo, e da uno studio di Rintala et Al. del 2008, è che i
cani da assistenza aiutino effettivamente le persone con disabilità a dipendere
meno dalle persone, riducendo anche le ore di assistenza remunerata. Senza
dimenticare che le fanno sentire più sicure e aumentano le loro interazioni sociali
(Fairman, 2001).
Figura 1.5
15
1.5 I benefici della relazione con il cane
In quella che si può considerare la terza fase del rapporto uomo animale (Bellarini
1995) la concezione dell’animale diventa etico-filosofica e, grazie alle scoperte in
ambito biologico, filosofico ed etologico, l’animale passa da essere res cartesiana
a essere senziente, capace di pensiero, sentimenti ed emozioni. È in questo
panorama storico e culturale che si vedono i primi tentativi terapeutici in cui gli
animali sono protagonisti.
I primi dati scientifici realmente accertati circa il coinvolgimento degli animali a
scopo terapeutico a lungo termine risalgono al 1792, in Inghilterra presso il York
Retreat Hospital dove lo psicologo inglese, William Turke, decide di incoraggiare i
suoi pazienti con disturbi mentali a prendersi cura di alcuni animali perché aveva
intuito che questo poteva essere loro d’aiuto.
A partire dal 1900 quelle che erano solo delle intuizioni iniziano a essere
approfondite in ricerche e studi dedicati.
Nel 1919 negli Stati Uniti e in Francia vengono usati per la prima volta i cani per
curare la depressione e la schizofrenia causate dalla I Guerra Mondiale.
Nel 1953, lo psichiatra infantile Boris Levinson, durante una seduta con un
bambino affetto da autismo, scoprì come la presenza del suo cane migliorava la
disponibilità a instaurare un dialogo con il terapeuta e al gioco con l’animale. A
seguito di questa esperienza, Levinson iniziò una serie di studi che si
concentravano su questa benefica interazione che, tramite il gioco con il cane,
portava il paziente a ricercare di nuovo un contatto umano e ad esternare con più
facilità le proprie emozioni. Nel 1962 Levinson pubblica uno studio noto come “The
dog as a co-therapist” nel quale dimostrava come il cane, dando quell’affetto tanto
ricercato, aumentasse l’autostima dei pazienti con una conseguente più facile
apertura al prossimo. Questi studi portarono inoltre lo psichiatra a coniare il
termine “Pet Therapy” e ad oggi ne è riconosciuto come il padre fondatore.
Sono numerose le esperienze simili che iniziano a comparire in molte parti del
mondo, fino a quando, nel 1981 viene fondata in America “la Delta Society”, la più
importante associazione che studia l’interazione uomo-animale e gli effetti
terapeutici legati alla compagnia di animali. (www.tipresentoilcane.com).
In Italia si iniziò a parlare di questo argomento nel 1987, al convegno “Il ruolo
dell’animale nella società odierna” tenutosi a Milano. Sempre a Milano, nel 1991
16
un altro Convegno Internazionale “Antropologia di una passione” prende a tema il
rapporto uomo-animale e sottolinea il ruolo terapeutico degli animali nella vita
umana in genere e non solo nei progetti psichiatrici.
Pochi anni dopo nasce in Italia il C.R.E.I. (Centro di ricerca Etologica
Interdisciplinare per lo studio del rapporto uomo- animale da compagnia) che
unisce studiosi di varie discipline inerenti la salute umana e animale, l’ambiente e
il comportamento.
Si sono poi susseguiti negli anni altri convegni, ma una tappa fondamentale nella
storia dell’interazione con l’animale risale al 2003, quando la Pet Therapy è
riconosciuta come cura ufficiale dal Decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri del 28 febbraio 2003. Tale decreto, proposto a seguito dell’Accordo StatoRegioni
del 6 febbraio 2003, sancisce per la prima volta nel nostro Paese il ruolo
affettivo che l’animale può avere nella vita di una persona nonché la valenza
terapeutica degli animali da compagnia (www.iss.it).
Solo a partire dagli anni novanta le indagini si sono allontanate dall’ambito
strettamente terapeutico, andando a valutare i benefici dell’interazione con
l’animale nei diversi contesti. Nel 2015 uno studio dimostra l’incremento delle
interazioni sociali delle persone con disabilità che sono abbinate a un cane,
sottolineando la sua funzione di lubrificante sociale. (Coleman et Al., 2015)
Figura 1.6
17
1.6 Linee Guida Nazionali e Internazionali
Le linee guida Nazionali per gli Interventi Assistiti con gli Animali
(http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_276_allegato.pdf) del 25
marzo 2015 dedicano l’ultimo paragrafo (Il decimo) alla “Formazione dei cani da
assistenza alle persone con disabilità”. Il testo viene riportato integralmente di
seguito:
Con il termine “cani di assistenza alle persone con disabilità” si intendono tutti i
cani, oltre ai cani guida per non vedenti e ipovedenti, che assistono persone con
disabilità fisiche, cognitive o mentali, svolgendo alcune funzioni e dei compiti che
l’individuo con disabilità non può eseguire autonomamente. I cani d’assistenza di
cui al presente capitolo, devono seguire un percorso educativo e di addestramento
che rispetti i requisiti previsti dall’Assistance Dogs International (ADI).
In allegato (Allegato 1) è riportata la traduzione in italiano di tutta la
documentazione messa a disposizione da ADI sul loro sito web. La versione
originale consultabile sul sito: http://www.assistancedogsinternational.org/.
Sono tradotti integralmente tre documenti:
1. Etica per i cani
2. Comportamento in pubblico
3. Standard di formazione
Oltre a questi, che vengono riportati nell’ordine logico previsto da ADI, sul sito è
presente la descrizione estesa degli standard a cui si devono attenere le scuole
affiliate e degli standard a cui si devono attenere gli istruttori cinofili. Inoltre, anche
se è stato riportato fedelmente solo il testo relativo agli standard previsti per i cani
da assistenza alla disabilità motoria, ADI mette a disposizione l’equivalente per i
cani guida, per i cani da udito e per i cani facilitatori. Tuttavia è significativo notare
come questi siano estremamente simili, e in molti punti sovrapponibili.
Infine viene fornito alle scuole un test di riferimento che costituisce la traccia
dell’esame di abilitazione del binomio, ma è disponibile per le sole scuole affiliate
ADI.
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1.7 Il progetto MELAMPO
Nel 2007, dalla collaborazione di Alessandro Vestri, Saro Fusi, Serena Magnani
(istruttori della Scuola Nazionale Cani Guida), Massimo Baragli (funzionario della
Scuola) e Carlo Ciceroni (Veterinario ASL di Firenze) nasce il progetto
MELAMPO. Viene individuata la struttura ASL di riferimento in Villa Il Sorriso con
la collaborazione di Marina de Cillis.
Gli istruttori partecipano a un corso intensivo con vari formatori tra cui Matteo Rino
Pittavino, Mr. Duncan e Mr. Peter Gorbing terminato il quale volano a Bambury in
Inghilterra a Dogs for Good (https://www.dogsforgood.org/) per il completamento
della loro formazione.
A questo punto il progetto è pronto per partire e vengono formati i primi cani da
assistenza alla disabilità motoria in Toscana. Ad oggi ne sono stati formati quasi
una ventina.
Nel 2016 è stato raggiunto un altro importante traguardo, la costituzione della
“commissione di valutazione”, in cui un fisiatra e un fisioterapista valutavano
l’idoneità del richiedente a intraprendere un percorso di istruzione cinofila, mentre
un medico veterinario comportamentalista e un istruttore cinofilo della scuola
verificavano le possibilità del cane.
L’approccio del progetto MELAMPO non era quello tradizionale, ma “relazionale”,
termine coniato da Alessandro Vestri per descrivere questo nuovo protocollo.
19
1.7.1 L’Approccio Relazionale
All’estero chi prepara cani da assistenza per disabili motori lo fa con la stessa
modalità utilizzata per i cani guida: i cani vengono allevati, affidati a delle famiglie
di volontari, ripresi nella scuola e infine addestrati da istruttori cinofili specializzati
per un periodo di tempo variabile. Alla Scuola Cani Guida di Scandicci, al
contrario, l’istruttore cinofilo affianca la persona con disabilità nella preparazione
del proprio cane. Con un percorso che parte dall’educazione di base e arriva alle
sequenze complesse dell’istruzione avanzata. In un periodo di circa 18 mesi, la
persona con disabilità insegna al proprio cane quello di cui ha bisogno per vivere
più serenamente.
Se è pur vero che il risultato ottenuto sul cane è performativamente inferiore, i
vantaggi sono notevoli. Innanzitutto va valutato l’aspetto economico, la spesa per
la preparazione di un cane si riduce da una base approssimativa di 20’000€ a
circa 1’500€ (quindi meno del 10%). Questo comporta che la persona con
disabilità potrebbe decidere di non usufruire del servizio sanitario nazionale e di
acquistare la preparazione del proprio cane da un privato, evitando così i tempi di
attesa che il servizio gratuito comporta.
Aldilà dell’aspetto meramente economico, questa scelta si è rivelata sotto tanti
aspetti persino migliore del modello internazionale: è importante sottolineare il
fatto che le necessità di chi ha una disabilità motoria possono essere molto
diverse tra loro e accade necessariamente che molte delle competenze insegnate
al cane non vengano poi utilizzate. La scuola francese prevede l’insegnamento a
priori di 51 comandi che invece possono probabilmente essere molto ridotti
preparando il cane sulle necessità specifiche della persona con un notevole
risparmio di tempo e di energie da parte degli istruttori e del cane.
Inoltre è un dovere deontologico dell’istruttore cinofilo lavorare in team con i
medici, fisiatri e fisioterapisti che sapranno dire quali abilità della persona non
devono essere sostituite da competenze del cane perché questo potrebbe
compromettere le abilità residue della persona. Questo, preparando il cane a
priori, non è possibile garantirlo.
I vantaggi sono molti, e potrei elencarne altri (il fatto che il cane non subisca
nessun distacco dai nuclei familiari di riferimento per esempio) ma sopra a tutti
20
svetta proprio il concetto da cui questo protocollo prende il nome: la relazione. Le
parole di Marchesini permettono di capirlo con chiarezza:
“Molte persone mi chiedono come si sviluppa il legame relazionale, come
rafforzarlo, come farsi seguire dal proprio cane, e inevitabilmente rispondo:
“proponigli delle attività, perché questo è il modo di stringere un patto con un
cane!”. Allora le coccole, l’affetto, i momenti in cui semplicemente ci si riposa e
distrae acquisiscono un senso, altrimenti odorano di noia, di distanza relazionale,
di necessità impellente di volgersi altrove. Collaborare significa superare i limiti del
proprio corpo, agire su un tessuto vivente che ha sconfinato i confini anatomici,
assumendo fluttuazioni imprevedibili. Se saprai abbandonarti alla stessa vitalità
estatica del cane, proverai un senso di potenza e di libertà ineguagliabile,
superiore a quello che ti può dare una motocicletta o qualunque altro mezzo
tecnologico, il perché è presto detto.
Sei in una perfetta sintonia senza avere mai il timone pienamente nelle tue mani.
Il cane ti ausilia, ma nello stesso tempo sei tu a ausiliarlo, in un gioco di specchi o
di reciprocazioni che non è mai scontato, come le traiettorie dell’aquilone di cui
tieni il filo. In questi ultimi anni ho esaminato a fondo il comportamento
collaborativo del cane e, seppur mi sento ancora lontanissimo dal poter trarre una
qualunque forma conclusiva, sono sempre più dell’idea che in qualunque attività il
cane non sia mai limitato al semplice imparare un lavoro e obbedire a un
comando, ma abbia sempre dato il proprio contributo creativo nel far emergere
un’attività che è sempre solo in parte frutto dell’ingegno umano. Il cane utilizza
l’obbedienza come strumento dell’azione concertata e non come fine in sé: questo
è un aspetto che pochi riescono a comprendere fino in fondo, e quelli che lo
comprendono in genere fanno un’attività con il proprio cane. Un cane tende ad
accreditarti se tu gli proponi delle attività e non se lo consideri una sorta di
sottoposto che deve eseguire supinamente i tuoi ordini, privi di una logica
collaborativa o concertativa”. (Marchesini R., 2016).
21
1.7.2 L’essenzialità funzionale
Lavorando in un contesto relazionale è naturale aspettarsi che debbano essere
accettati una serie di compromessi dal punto di vista performativo. Il cane viene
istruito dal proprietario e questo porta con sé una minore precisione nell’esercizio
svolto dal cane e una diversa tempistica in cui è ragionevole aspettarsi dei risultati.
La bilancia con cui vanno pesati questi compromessi prende il nome di
“essenzialità funzionale”, concetto che viene introdotto perché l’istruttore cinofilo
non perda di vista la finalità pratica del processo istruttivo, che deve tener conto
della persona, del cane e del contesto familiare e abitativo in cui sono inseriti.
L’esercizio deve essere prima di tutto funzionale, ovvero deve mitigare la disabilità
della persona, ma anche essenziale, riducendo al minimo gli sforzi necessari al
cane e al proprietario per raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissati.
Emblematico il caso che Alessandro Vestri ha raccontato durante una delle sue
lezioni. Una ragazza in carrozzina aveva un cane che adorava giocare con la
pallina insieme ai suoi genitori, ma in assenza di loro la portava a chiunque perché
gliela lanciasse. Per ottenere la “richiesta d’aiuto” è bastato scrivere “aiuto” e il
numero di telefono della ragazza su una pallina che la ragazza aveva sempre con
sé. Al momento del bisogno bastava che la desse al cane che correndo avrebbe
cercato qualcuno a cui darla per giocarci. Facile e veloce da insegnare, molto
divertente per il cane, assicura il successo per tutti in uno degli esercizi altrimenti
più difficili. Basta sfruttare bene gli ingredienti a disposizione!
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SCOPO DEL PROJECT WORK
Lo scopo del presente elaborato è quello di approfondire le potenzialità dei cani da
assistenza alla disabilità motoria, fornendo una panoramica della letteratura
presente sull’argomento e andando poi ad analizzare nel dettaglio un caso reale.
L’obiettivo del project work, che si è svolto tra ottobre 2016 e giugno 2017, era
quello di affiancare una persona con disabilità motoria nella preparazione del suo
cane.
23
CAPITOLO 2
SOGGETTI, MATERIALI E METODI
2.1 Soggetti
Per la selezione dei binomi per la preparazione del cane da utilità è stato redatto
un bando pubblico. Il concorso è stato realizzato con una duplice finalità, quella di
trovare il candidato più idoneo allo svolgimento del progetto di tirocinio e quella di
creare una motivazione che superasse il fatto di usufruire semplicemente di un
servizio gratuito. Per dimostrare la serietà del progetto in concorso è stato indetto
con un bando accuratamente studiato che viene riportato in modo integrale in
Allegato 2.
Il 26 ottobre 2016 sono stati valutati i due binomi da una commissione composta
da due istruttori cinofili, dr.ssa Marcella Zilocchi per il Dipartimento di Scienze
Fisiologiche e Francesco Fabbri per DobreDog, e un Veterinario esperto in
comportamento, il prof. Angelo Gazzano.
La Commissione ha ritenuto idoneo il cane Ruben, mentre Balù è stato ritenuto
idoneo con riserva.
Binomio 1
La prima persona a candidarsi è stata Lucia, proprietaria di Balù.
Balù
È un cane maschio intero di 3 anni, meticcio. È stato adottato da una cucciolata
casalinga all’età di 2 mesi. Vive in casa e viene portato fuori tre volte al giorno dal
marito e dal figlio della signora.
Problemi comportamentali riferiti:
Mostra aggressività verso altri gli cani quando viene portato in passeggiata,
quando deve proteggere delle risorse quali cibo, giochi e proprietaria. Presenta
scarso autocontrollo.
La proprietaria riferisce di una morsicatura al figlio sulla mano, mentre lo chiudeva
in una stanza per allontanarlo dagli ospiti e anche durante la valutazione ha
24
mostrato aggressività da contatto. È molto agitato e piuttosto timido, reagisce in
modo eccessivo agli stimoli tattili e sonori. Non si è mai rilassato nei 30 minuti
della valutazione.
L’aspettativa di Lucia per il progetto riguarda la possibilità di portare in
passeggiata il cane cercando di risolvere una situazione di difficoltà legata alla
gestione delle uscite del cane. Infatti Balù tira al guinzaglio soprattutto se vede altri
conspecifici e non è affidabile nel ritornare al richiamo.
Oltre a questo la proprietaria ha chiesto altre competenze quali il riporto e la
segnalazione della richiesta d’aiuto con abbaio.
Lucia
Lucia è un’artista del vetro e un’arte terapeuta, ha
fondato l’associazione culturale “Thesan, Arte per la
Vita”, ed è affetta da Sclerosi Multipla.
La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa
demielinizzante, cioè con lesioni a carico del sistema
nervoso centrale. Il processo di demielinizzazione
determina danni o perdita della mielina e la
formazione di lesioni (placche) che possono evolvere
da una fase infiammatoria iniziale a una fase cronica,
in cui assumono caratteristiche simili a cicatrici, da cui
deriva il termine «sclerosi». Le cause non sono
ancora note ma sembra una patologia multifattoriale, associata a fattori ambientali
e genetici. In Italia colpisce circa 114.000 persone (www.aism.it/).
Binomio 2
La seconda persona a candidarsi è stata Monica, proprietaria di Ruben.
Ruben
Durante la valutazione il cane ha marcato numerose volte vari oggetti e spigoli
nella stanza. Monica riferisce che non è abituato a frequentare ambienti chiusi,
difatti mostra un livello di eccitazione abbastanza elevato. Manifesta più volte il
desiderio di uscire dalla stanza. Arriva all’eccesso di eccitazione solo nel
rapportarsi fisicamente con le persone saltando addosso per leccare il viso.
Ha una discreta spinta esplorativa, infatti sale sulla poltrona, fa cadere degli
Figura 2.1
25
oggetti (senza mostrare il minimo disagio per il rumore o il movimento causato).
Non perde mai di vista la proprietaria a cui si rivolge con lo sguardo ogni volta che
succede qualcosa di inaspettato.
Manifesta più volte il desiderio di uscire dalla stanza. Arriva all’eccesso di
eccitazione solo nel rapportarsi fisicamente con le persone, saltando addosso per
leccare il viso.
Spesso quando decide di interrompere l’attività esplorativa si siede o si
sdraia rivolto verso la
proprietaria, a distanze e
angolazioni variabili. Dopo
30 minuti si sdraia tranquillo
vicino alla proprietaria.
I primi obiettivi a cui Monica
è interessata sono il
guinzaglio, il richiamo e il rapporto con gli altri cani.
Per le competenze avanzate il riporto della carrozzina, il riporto in generale la
richiesta d’aiuto.
Sa già fare qualche esercizio di educazione di base, seduto, terra, e qualche
esercizio di istruzione come “giro” e prendere un gioco e metterlo in una scatola.
Al momento usa il collare a strozzo come suggeritole dall’addestratore che la sta
seguendo.
Figura 2.2
26
Monica
Monica è paraplegica dall’età di 19 anni per una lesione
al midollo spinale, dovuta a una ciste aneurismatica. La
lesione è avvenuta all’altezza della settima vertebra
lombare, il che le assicura una buona mobilità del busto
e le permette di guidare e giocare a tennis. L’altezza
della lesione è molto importante per determinare il tipo
di attività da richiedere al cane, così come è di
fondamentale importanza che la lesione sia stabile e
non rischi di aggravarsi in caso di cadute o attività
collegate all’addestramento del cane.
Figura 2.3
27
2.2 Materiali
Oggetti utilizzati nel training
● Sacchetta porta bocconi
● Bocconi: pezzetti di wurstel di pollo crudi, talvolta cotti e uniti a cuore o fegato.
● Target Vetrap applicato su:
○ Riportello
○ Portachiavi
○ Guinzaglio allungabile
○ Telecomando
● Target stick
● Corda annodata
● Pettorina
● Guinzaglio fisso 1,5 mt
● Guinzaglio fisso 50 cm
● Guinzaglio allungabile 4 mt
● Collare
● Bandana
● Clicker
● Carrozzina
● Triride: Kit di motorizzazione universale per
carrozzine. Una volta collegato alla carrozzina
solleva le due ruote anteriori sostituendo
l’appoggio con una singola ruota centrale
motorizzata. Con la mano destra si regola il gas
e il freno, mentre la sinistra resta libera. È stato
utilizzato con il binomio Monica e Ruben.
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2.3 Metodi
Diario del lavoro svolto – Balù
Balù è stato ritenuto incompatibile con il progetto Mi afFido per diverse ragioni,
tuttavia gli incontri su base settimanale si sono svolti regolarmente in virtù dei
progressi che era comunque possibile fare nella convivenza con la proprietaria.
Incontro numero: 1
Data: 31 ottobre
Argomenti principali: target mano, manipolazione
Durata: 1h 45’
Svolgimento dell’incontro: Esposizione del programma dell’incontro, target mano,
intervista approfondita sulla gestione del cane.
L’esercizio così detto “target mano” è stato introdotto alla prima lezione per le sue
importanti ricadute sul programma di istruzione successivo. Questo esercizio
rientra negli esercizi di targeting e si struttura con la tecnica dello shaping. Il cane
impara che toccare la mano aperta con il naso farà comparire un bocconcino.
Alcuni degli effetti positivi che si ottengono con questo esercizio sono: il
proprietario inizia a prendere confidenza con l’uso dei bocconcini, il cane scopre
che il suo comportamento può creare delle modificazioni nell’ambiente, in
particolare può provocare la comparsa di cibo, il cane inizia a far caso alle mani
del proprietario, importante mezzo di comunicazione per tutti gli esercizi futuri.
Problematiche riscontrate: durante l’intervista iniziale purtroppo sono emersi
aspetti che si sono rivelati incompatibili con il progetto.
Incontro numero: 2
Data: 4 Novembre
Argomenti principali: doggy zen, alimentazione, gioco, contatto
Durata:1h 45’
Svolgimento dell’incontro: Abbiamo inizialmente parlato di nutrizione, dato che la
sig. Lucia ha riferito che il suo cane elimina feci poco compatte e sporca spesso in
casa durante la notte. Durante questo incontro, così come a quello precedente, ha
partecipato anche il figlio.
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L’obiettivo di questa sessione di lavoro è stato insegnare il “Doggy Zen”. Si tratta
di un semplice esercizio che segue logicamente il target mano. Si mette un
boccone nel pugno chiuso e se il cane ci guarda apriamo la mano per premiarlo.
Serve a rendere saliente lo sguardo e il viso del proprietario oltre che ad insegnare
al cane il sapere attendere.
Nel gioco sono riuscito a catturare l’attenzione del cane solo con l’inseguimento
della pallina, ma l’attenzione tende a calare rapidamente. Solo a volte arriva a
prendere e scuotere il gioco ringhiando.
Problematiche riscontrate: Il gioco non può essere gestito da Lucia.
Incontro numero: 3
Data: 11 novembre
Argomenti principali: Discussione dei principali problemi riscontrati
Durata: 1h
Svolgimento dell’incontro: Lucia si era dimenticata dell’appuntamento, era in ufficio
e non potendo risalire in casa non ho visto il cane, abbiamo solo parlato di cosa
dovrebbe fare in relazione alle problematiche che ha avuto. In particolare:
-Il cane disturba i gatti abbaiando mentre mangiano sul tavolo, il più timoroso dei
due generalmente scappa.
-Il cane disturba mentre sono a tavola.
-Il cane vuole salire sul divano la sera mentre guardano la tv, ma la proprietaria
preferisce che stia nella sua cuccia.
Ho proposto di allontanare il cane durante il pasto dei gatti e di fornire qualcosa di
duraturo da mangiare come il Kong prima di mettersi a tavola.
Problematiche riscontrate: Non aver visto il cane, perché si trovava in casa.
Incontro numero: 4
Data: 18 novembre
Argomenti principali: Valutazione di eventuali miglioramenti e descrizione degli
step successivi.
Durata: 1h 30’
Svolgimento dell’incontro: Balù ha gradito molto il cambio di alimentazione. Il
mantello è lucido, le coste sono meno visibili e le masse muscolari più
pronunciate. Per quanto riguarda l’aggressività da contatto è avvenuta una vera e
30
propria rivoluzione, infatti si lascia toccare e cerca di approcciarsi in modo più
educato, accettando anche di farsi toccare orecchie e posteriore, prima zone
assolutamente proibite. Non siamo comunque riusciti a ottenere il seduto, ma Balù
lo propone facilmente dentro la cuccia. Ho quindi suggerito loro di esercitare
questo comportamento dentro la cuccia, che era un luogo inavvicinabile.
Problematiche riscontrate: Nessuna.
Incontro numero: 5
Data: 1 dicembre
Argomenti principali: La gestione dell’uscita
Durata: 1h 30’
Svolgimento dell’incontro: L’abituazione al contatto e alle carezze era stata
esercitata e Balù ne traeva piacere. Il seduto in cuccia non era stato esercitato.
Lucia mi ha parlato di una situazione personale difficile e faticosa. Il figlio in
particolare non ha il cane tra le sue preoccupazioni prioritarie. Questo ha
comportato, nello specifico, che al momento dell’incontro il cane non uscisse dalla
sera prima alle 19, ed erano le 13. Non ha comunque sporcato in casa,
confermando che le eliminazioni notturne (problema emerso nel corso del primo
incontro) erano probabilmente legate a una scorretta gestione alimentare. La
priorità diventa la possibilità di portare fuori il cane autonomamente. Ne abbiamo
parlato approfonditamente, ma c’è una grossa difficoltà legata non tanto al cane
quanto al fatto che per poter uscire di casa ci sono diversi scalini.
Problematiche riscontrate: La gestione del cane non prevede la possibilità di
svolgere gli esercizi indicati.
Incontro numero: 6
Data: 7 dicembre
Argomenti principali: Uscita al guinzaglio
Durata: 1h 30’
Svolgimento dell’incontro: Abbiamo iniziato a lavorare nell’ufficio, lasciando il
tempo a Balù di rilassarsi. Abbiamo provato a muoverci con la carrozzina e Balù
tenuto al guinzaglio da Lucia. Per Lucia era la prima volta in assoluto.
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Dovrà essere affrontato in seguito il problema degli scalini per arrivare alla strada,
nell’incontro ci siamo occupati solo di quanto avviene una volta raggiunto il
marciapiede. Successivamente ci siamo spostati all’esterno.
Al guinzaglio Balù non è collaborativo e fa fatica ad ascoltare l’invito ad avvicinarsi
alla carrozzina nonostante lo stimolo del cibo e il rinforzo fisso.
Ci siamo fermati al sole nell’erba ed è stato un momento piacevole che spero
desideri rivivere.
Problematiche riscontrate: Sarebbe necessario eliminare le barriere
architettoniche, ma purtroppo non sembra essere possibile.
Conclusioni
Il percorso si è svolto con il solo scopo di aiutare Lucia nel migliorare la gestione di
Balù, nell’ambito di un corretto rapporto con il proprio animale familiare. L’obiettivo
di raggiungere le competenze complesse di un cane da assistenza non ci è
sembrato realistico e abbiamo semplicemente cercato di lavorare sulle aree
problematiche riferirite. Pertanto una volta raggiunti i suddetti obiettivi gli incontri si
sono interrotti.
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Diario del lavoro svolto – Ruben
Incontro numero: 1
Data: 02 novembre
Argomenti principali:
Pratica: Doggy Zen
Teoria: Doggy zen applicato all’uscita dalla porta, segnale di inizio lavoro, mappe
mentali, condizionamento operante con clicker.
Durata: 1h e 45’
Svolgimento dell’incontro: Arrivati in casa il cane era tranquillo, in seguito si è
dimostrato particolarmente irruento nel salutarmi saltando al viso. Ho presentato i
fogli da firmare (Allegato 2) a Monica. Volevamo esporre la programmazione
dell’incontro ma Ruben era ansioso di fare qualcosa e quindi siamo passati subito
all’esercizio del doggy zen, che si è rivelato inefficace perché il cane esibiva
esercizi conosciuti in sequenza senza avere la pazienza di soffermarsi a guardare
Monica. Toccava la mano con il muso e con la zampa perché così era stato
impostato l’esercizio del tocca e del “dammi il cinque”. Allora le ho spiegato cosa
avremmo fatto nelle lezioni successive: il segnale di inizio lavoro; il clicker; alcuni
concetti base del metodo relazionale.
Nel corso dell’incontro si è aggiunto un obiettivo formativo di desensibilizzazione a
moto e bici: al solo sentire il rumore della motocicletta del vicino che rientra a
casa, prende la treccia e la scuote. Questo comportamento è la manifestazione
quotidiana di quello che Monica riferisce essere un problema soprattutto in
passeggiata, in cui Ruben ha la tendenza a cercare di inseguire i motorini.
Problematiche riscontrate: Il programma si è rivelato inadeguato in quanto Ruben
conosceva già gli esercizi che avevo pensato per la giornata, per cui abbiamo
dovuto dedicarci ad altro.
Incontro numero: 2
Data: 08 novembre
Argomenti principali: Clicker, tira, porta, tocca.
Durata: 1h e 45’
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Svolgimento dell’incontro: Abbiamo provato la parte pratica del clicker. Ruben
conosceva lo strumento, ma era sempre l’addestratrice a cliccare. Adesso Monica
deve prendere confidenza con la manualità legata all’uso del clicker. Le abbiamo
mostrato i tre principali strumenti che andremo a utilizzare: la corda del tira, il tape
del riporto e il target del tocca, senza tuttavia impostare il lavoro con Ruben.
Problematiche riscontrate: Ruben non ha dei buoni autocontrolli, quindi non riesce
a rilassarsi durante le pause.
Incontro numero: 3
Data: 15 novembre
Argomenti principali: Resoconto incontro precedente, “tira” e “porta”.
Durata: 1h 30’
Svolgimento dell’incontro:
Ruben dimostra le sue ottime capacità di problem solving bruciando le tappe degli
esercizi che gli propongo. Nel giro di pochi minuti era in grado di aprire la porta
che Monica gli indicava. Per quanto riguarda il porta, ci siamo limitati a
perfezionare alcuni aspetti di questa competenza che già utilizzavano e abbiamo
impostato l’inizio della generalizzazione degli oggetti. Infatti l’obiettivo finale sarà di
far raccogliere e riportare le chiavi.
Problematiche riscontrate: Nessuna.
Incontro numero: 4
Data: 21 novembre
Argomenti principali: guinzaglio senza Triride.
Durata: 2h
Nel lavoro senza Triride la carrozzina è meno stabile e Monica non riusciva a
gestire Ruben. La preoccupazione che questa instabilità suscita in Monica ha reso
il lavoro meno efficacie di quanto sperato.
Problematiche riscontrate: Si dimostra evidente una difficoltà legata alle situazioni
poco prevedibili nelle conseguenze.
Incontro numero: 5
Data: 29 novembre
Argomenti principali: incontro di un maschio, guinzaglio con Triride.
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Durata: 2h
Svolgimento dell’incontro: ci siamo trovati al campo alle 14.50. Purtroppo
l’esercizio è stato compresso in tempi troppo ristretti e non siamo riusciti a
superare le preoccupazioni che Monica aveva riguardo la socializzazione
intraspecifica di Ruben con i maschi.
Problematiche riscontrate: Ho commesso un errore di valutazione dei tempi
necessari alla riuscita del laboratorio.
Incontro numero: 6
Data: 6 dicembre
Argomenti principali: Riporto chiavi e carrozzina, guinzaglio senza Triride.
Durata: 1h 15’
Svolgimento dell’incontro: abbiamo visto il riporto delle chiavi e della carrozzina,
entrambi si sono svolti senza problemi. Il guinzaglio era stato esercitato per cui
abbiamo potuto introdurre la difficoltà del cancello aperto avvicinandoci in modo
graduale. Questo perché Ruben ha un crescendo di arousal avvinandosi al
cancello aperto e tende a tirare per uscire.
Abbiamo cercato di applicare il “tira” all’apertura del cancello. La competenza è
ben nota ma il cancello era troppo pesante.
Problematiche riscontrate: nessuna. Anzi, Monica nota un miglioramento nella
condotta al guinzaglio.
Incontro numero: 7
Data: 14 dicembre
Argomenti principali: Guinzaglio senza Triride
Durata: 1h
Svolgimento dell’incontro: Dopo aver giocato con Ruben nell’area recintata che
Monica ha a disposizione ci siamo spostati sulla ciclabile all’esterno per provare la
conduzione al guinzaglio senza Triride, che Monica ha esercitato solo nel cortile di
casa.
Problematiche riscontrate: nessuna
Incontro numero: 8
Data: 27 dicembre
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Argomenti principali: Passeggiata nel Parco del Viale delle Piagge
Durata: 2h
Svolgimento dell’incontro: Si è trattato di un test per renderci conto del livello di
confidenza raggiunto nella conduzione al guinzaglio. Monica si è dimostrata più
tranquilla, anche se Ruben nella fase iniziale della passeggiata era comunque
agitato e tirava. Per questa ragione, abbiamo rimesso il Triride ed esercitato la
passeggiata al guinzaglio con quello, che permette facilmente il cambio di
direzione e migliora la stabilità della carrozzina.
Quando Ruben si è tranquillizzato abbiamo tolto nuovamente il Triride e abbiamo
fissato il guinzaglio molto corto alla pettorina. Il fatto che fosse corto ha
indubbiamente aiutato Ruben a distrarsi meno con gli stimoli olfattivi e la condotta
è stata più agevole. Ci siamo seduti al tavolo e Ruben ha aspettato con pazienza
sotto il tavolo, senza reagire quando due cani gli sono arrivati sopra per la
distrazione dei relativi proprietari.
Problematiche riscontrate: Il guinzaglio, seppur molto migliorato, rimane un
problema.
Incontro numero: 9
Data: 11 gennaio
Argomenti principali: Guinzaglio senza Triride
Durata: 2h
Svolgimento dell’incontro: Dopo i consueti minuti di svago nell’area recintata
siamo usciti sulla ciclabile senza Triride. Ruben si è comportato molto bene,
tirando solo saltuariamente per raggiungere un obiettivo olfattivo di poco oltre la
portata del guinzaglio. Ho deciso di provare un guinzaglio di tipo Flexy legato alla
carrozzina in modo da permettere al cane maggiore libertà. Vista la facilità con cui
Monica lo conduceva abbiamo deciso di provare a raggiungere il bar, ma appena
usciti dal tracciato noto a Ruben ha cambiato completamente atteggiamento;
difatti si mostrava molto agitato dal nuovo tragitto e troppo limitato con il guinzaglio
che era stato accorciato per percorrere la strada trafficata che portava al bar.
Abbiamo quindi deciso di tornare indietro percorrendo la strada che costeggia il
muro in modo da renderlo più tranquillo.
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Problematiche riscontrate: Ruben ha difficoltà a gestire le emozioni che gli
scaturiscono con l’esplorazione di nuovi ambienti e per questo ho suggerito a
Monica di portarlo più spesso in posti nuovi.
Incontro numero: 10
Data: 17 gennaio
Argomenti principali: Incontro di socializzazione con conspecifici maschi.
Durata: 1,5 h
Svolgimento dell’incontro: Durante il sesto incontro, in data 29 novembre, le
preoccupazioni legate all’incontro con gli altri maschi erano ulteriormente
aumentate. Per questa ragione ho deciso di impostare il secondo tentativo come
una riabilitazione comportamentale di aggressività verso gli altri cani. L’incontro si
è svolto al campo di DobreDog e Ruben è stato lasciato libero di esplorare l’area
delimitata in cui si sarebbe svolto l’incontro, poi al guinzaglio ha iniziato a
percorrere il lato opposto al cancello di entrata mentre Monica teneva l’attenzione
su di sé premiandolo con dei bocconi. Lari, un maschio adulto di Pointer, castrato,
particolarmente pacificatorio nell’interazione intraspecifica, è entrato nell’area
recintata condotto dalla proprietaria, Michela, istruttrice cinofila dell’Accademia
DobreDog. Michela e Lari mantenevano una distanza tale da permettere a Monica
di condurre Ruben senza difficoltà. Questa distanza che inizialmente era di circa
150 metri si è ridotta rapidamente e quando Ruben distoglieva l’attenzione dalla
proprietaria portandola sull’altro cane veniva mantenuta la distanza un po’ più a
lungo. Quando alla fine sono riusciti a passare a circa due metri di distanza senza
guardarsi, li abbiamo slegati e lasciati liberi di interagire. Come previsto
l’interazione si è svolta in modo corretto e rilassato.
Dopo qualche minuto abbiamo ripetuto tutta la procedura con Otto, un bracco
italiano di due anni non castrato, con cui nell’incontro di novembre Ruben aveva
esibito segnali aggressivi alla rete. Con una tempistica leggermente dilatata
l’incontro si è svolto nello stesso modo e una volta liberi l’interazione si è svolta in
modo comunque corretto, anche se non rilassato.
Problematiche riscontrate: Si è manifestata evidente la difficoltà nel richiamo in
presenza di distrazioni
Incontro numero: 11
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Data: 24 gennaio
Argomenti principali: “La terapia emozionale della calma”.
Durata: 1h
Svolgimento dell’incontro: Ci siamo visti a casa, abbiamo parlato dei progressi fatti
e di quanto rimane ancora da fare. Le ho esposto la terapia emozionale della
calma proposta da Angelo Vaira in “Dritto al cuore del tuo cane” come possibile
approccio all’agitazione che Ruben dimostra al guinzaglio. Questo approccio
consiste essenzialmente nel creare attività rilassanti, di media attivazione mentale,
e contemporaneamente premiare il cane tutte le volte che si comporta in modo
rilassato e moderato spontaneamente.
Problematiche riscontrate: nessuna.
Incontro numero: 12
Data: 14 febbraio
Argomenti principali: Socializzazione e guinzaglio con distrazione
Durata: 1h
Svolgimento dell’incontro: Ci siamo dati appuntamento nello spazio recintato che
Monica usa per stare fuori con il cane, e ho portato con me due cani. Ho introdotto
Maya da sola, perché ha un primo approccio con cani sconosciuti strutturato con
abbaio che va subito ad esaurirsi. Una volta conosciuti ho introdotto anche Otto e
l’interazione si è svolta senza inconvenienti. L’obiettivo dell’incontro era quello di
aumentare le occasioni di corretta socializzazione intraspecifica per diminuire
l’attrazione verso gli altri cani durante la passeggiata al guinzaglio e l’innalzamento
dell’arousal. Nell’ultima parte dell’incontro abbiamo esercitato la conduzione al
guinzaglio fuori dal recinto, con la distrazione dei due cani rimasti all’interno e di
un altro cane in lontananza. La conduzione si è svolta con un arousal corretto e un
atteggiamento positivo da parte di Ruben fin dal primo momento. Dimostrava
attenzione nei confronti del cane a distanza ma era in grado di dare attenzione
senza difficoltà al richiamo di Monica.
Problematiche riscontrate: Nessuna.
Incontro numero: 13
Data: 16 febbraio
Argomenti principali: Passeggiata senza guinzaglio, richiamo
38
Durata: 1h
Svolgimento dell’incontro: Ci siamo incontrati in una strada privata circondata da
campi coltivati e lontano dalle strade trafficate, in modo da avere un contesto il più
possibile sicuro per lasciare Ruben senza guinzaglio. Con lo scopo di continuare il
percorso di socializzazione e quello di fornire una guida esperta a Ruben ho
portato Otto e Maya. Nonostante la forte spinta esplorativa che muoveva Ruben,
scegliendo accuratamente il momento giusto per richiamarlo, ha saputo
organizzare le nuove competenze nel meccanismo dell’esplorazione a stella.
Problematiche riscontrate: il padre, che accompagna spesso Monica, è ancora
meno disposto di lei a lasciarlo esplorare autonomamente, per cui tende ad
andargli incontro al primo tentativo di richiamo che fallisce, rendendo vani tutti i
tentativi successivi.
Incontro numero: 14
Data: 22 febbraio
Argomenti principali: Richiamo
Durata: 1h
Svolgimento dell’incontro: Ritrovati nello stesso posto dell’incontro precedente, ci
siamo concentrati sulla costruzione di un richiamo efficace. Per aumentare la
probabilità dell’efficacia del richiamo abbiamo utilizzato dei rinforzi di cibo molto
appetitosi. L’incontro è durato meno del solito per non rischiare di andare in overrequest.
Alla fine della passeggiata Ruben è salito in macchina senza dover
essere legato al guinzaglio, cosa che non era mai avvenuta prima. Nei brevi tratti
di condotta al guinzaglio si è dimostrato sempre più sereno, incoraggiandoci nel
continuare a percorrere la strada “della calma” che avevamo intrapreso un mese
prima.
Problematiche riscontrate: nessuna.
Incontro numero: 15
Data: 25 febbraio
Argomenti principali: Classi di comunicazione
Durata: 3h
Svolgimento dell’incontro: Abbiamo partecipato a una delle classi di
comunicazione del calendario delle attività DobreDog. I partecipanti erano 12, di
39
cui solo due alla prima esperienza di classe. Ruben ha partecipato a due incontri
nel corso della mattinata, il primo con una femmina di maremmano di venti mesi
che non presentava problematiche relazionali intraspecifiche. Lo scopo
dell’incontro era quello di permettere allo staff delle classi di valutare le
competenze sociali di Ruben e allo stesso tempo di favorire un’interazione
eterosessuale in cui Ruben non avesse modo di mostrare comportamenti
prevaricatori di monta che è solito mostrare nei confronti delle femmine che lo
permettono. Per il secondo incontro è stato inserito come terzo soggetto in una
interazione tra una meticcia di tre anni molto attiva e non del tutto rispettosa della
prossemica degli altri soggetti e una femmina di Border Collie di sei anni che
aveva lo scopo di mediare l’interazione, avendo la peculiarità caratteriale di
intervenire in modo correttivo sulle interazioni troppo “espansive”. Dopo una prima
fase moderata è stata fatta uscire lasciando che Ruben se la cavasse da solo e in
questo caso, date le dimensioni inferiori rispetto al maremmano del primo incontro,
il comportamento impositivo con posizione a T si è manifestato in più occasioni,
senza tuttavia arrivare a essere un problema perché la femmina disinnescava
immediatamente con una corsa.
Problematiche riscontrate: nessuna.
Incontro numero: 16
Data: 7 marzo
Argomenti principali: Agility
Durata: 2h
Svolgimento dell’incontro: Ho accompagnato Monica al primo incontro con la
squadra di agility che si allena al Centro Ippico di Bocca d’Arno. L’atmosfera è
piacevole, e ho collaborato con l’istruttore nell’impostare il primo esercizio di
Ruben.
Problematiche riscontrate: Monica, dovendo lavorare senza guinzaglio, è
preoccupata che Ruben possa scappare.
Incontro numero: 17
Data: 14 marzo
Argomenti principali: Riporto con puntatore laser, camminata al fianco
Durata: 1h
40
Svolgimento dell’incontro: Abbiamo provato da subito a impostare un target con il
puntatore laser, ma risultava uno stimolo poco saliente per Ruben, che a volte
sembrava vederlo ma il più delle volte no. Se fosse risultato saliente il puntatore ci
sarebbe servito per permettere a Monica di indicare facilmente l’oggetto da
riportare anche a distanza. Poi abbiamo costruito molto rapidamente un “tocca con
il naso” su un target che poi abbiamo posizionato all’altezza del ginocchio di
Monica, in modo da richiamare l’attenzione di Ruben su quell’esercizio durante la
condotta senza Triride. Nel cortile di casa funzionava molto bene.
Problematiche riscontrate: Nessuna.
Incontro numero: 18
Data: 22 marzo
Argomenti principali: Guinzaglio senza Triride
Durata: 1h
Svolgimento dell’incontro: Abbiamo percorso la ciclabile parallela alle mura di Pisa
senza Triride, e Ruben si è mostrato molto calmo. La maggiore area problematica,
ovvero l’incontro con altri cani, non si è mai verificata. Credo che potrebbero
esserci ulteriori progressi nella condotta inserendo un esercizio di targeting,
perché il semplice “Ruben, fai piano” non è abbastanza misurabile e non distoglie
l’attenzione nel caso in cui sia indirizzata a qualcosa di meno gestibile, come altri
cani.
Problematiche riscontrate: Nessuna.
41
CAPITOLO 3
RISULTATI E DISCUSSIONI
3.1 Risultati
Quando si pensa a un cane da assistenza tendiamo ad immaginare la parte più
performativa, ma in realtà la gran parte del lavoro di istruzione riguarda le cose più
semplici come non tirare al guinzaglio, tornare al richiamo, non mostrare paura o
aggressività nei confronti di situazioni e soggetti diversi, etc. Insomma tutto ciò che
riguarda la “gestione quotidiana” del cane.
Tuttavia, dietro questa apparente semplicità ci sono alcune importanti
considerazioni sottese, perché una gestione quotidiana del cane da parte di una
persona con disabilità non è affatto banale. Per una persona in carrozzina risulta
essere necessario per la sua sicurezza che il cane non tiri al guinzaglio. È facile
immaginare che anche il richiamo porti con sé delle problematiche specifiche,
perché la limitazione fisica può diventare una complicazione se il cane non è
disposto a farsi rimettere il guinzaglio per tornare a casa.
“Ciò che io volevo più di tutto era riuscire a gestire Lulù da sola fuori di casa”
(Casciani, Santandrea, La sedia di Lulù, 2015). Questo è quello che mi hanno
dichiarato entrambe le proprietarie, quando, al primo appuntamento, abbiamo
chiesto loro cosa si aspettassero dal progetto, e questo è stato il principale
obiettivo che abbiamo perseguito. Purtroppo, per diverse ragioni, questo non è
stato un obiettivo raggiungibile per Lucia, mentre Monica e Ruben adesso
possono godersi le loro passeggiate, e hanno anche cominciato a fare Agility.
42
3.2 Confronto tra gli Standard Internazionali e quanto
emerso nel tirocinio
La deriva reificatoria del compagno animale è probabilmente il problema bioetico
di maggior rilevanza nell’ambito dei cani “ausilio”. Il cane mi deve aiutare perché
io, essere umano in difficoltà, ne ho bisogno e quindi diritto. Quando però sono in
gioco gli interessi del cane, con i suoi bisogni specie specifici, il rischio che
vengano messi in secondo piano rispetto alle difficoltà logistiche di una vita con
disabilità è un rischio reale. Soggetti canini che “lavorano” con concentrazione e
disciplina per tempi lunghi hanno poi particolarmente bisogno di soddisfare le
proprie necessità etologiche.
Il regolamento ADI pur non andando in contrasto con quanto sopra esposto, a mio
avviso non costituisce uno strumento sufficiente per mettersi al riparo da questi
rischi.
Inoltre il regolamento non prevede la possibilità di trasferire la preparazione del
cane alla persona con disabilità e al suo sistema familiare, cosa che invece, per
quanto possa essere davvero molto difficoltosa nel caso di un cane per non
vedenti, è sicuramente una strada percorribile nel caso degli altri cani da
assistenza.
Questo non perché il regolamento la escluda in modo esplicito, ma per tutta una
serie di differenze di cui non tiene conto e che sono state descritte nel paragrafo
1.7.1.
3.3 Il percorso con Monica
Per quanto riguarda il percorso con Monica e Ruben, è necessario premettere che
prima di conoscermi Monica aveva già frequentato due campi cinofili, che con
approcci molto diversi hanno influenzato lei e Ruben.
Ruben aveva già acquisito diverse competenze complesse: era in grado di
prendere un oggetto da terra situato lontano dalla proprietaria e portarlo dentro
una cesta, anche questa lontana, per poi tornare da lei per essere premiato. Gli
strumenti cognitivi con cui approcciava i primi problemi che gli ho presentato
dimostravano che aveva maturato una discreta esperienza. Questo, unito alla
spinta collaborativa caratteristica della razza, ci ha permesso di introdurre gli
43
esercizi complessi in poco tempo e con il minimo sforzo. Nel corso dei primi
incontri abbiamo potuto introdurre l’apertura delle porte e il riporto delle chiavi e
della carrozzina.
D’altra parte alcune problematiche non risolte si erano ulteriormente consolidate.
Quello della conduzione al guinzaglio è stato un problema fin da subito, e ancora
cucciolo è stato assecondato seguendolo dove tirava determinato. La prima
istruttrice cinofila ha proposto di smettere di seguirlo e cambiare direzione quando
decideva di tirare. Il cambio di direzione però risulta complicato per una serie di
motivi legati all’essere in carrozzina, e rendeva la passeggiata eccessivamente
difficoltosa. Utilizzata poco e con poca convinzione questa strategia è stata presto
appresa da Ruben, che riconosceva lo stop prima del cambio di direzione e
decideva di tirare con più convinzione per impedirlo o di assecondarlo
velocemente per tirare immediatamente nell’altra direzione. Il secondo istruttore al
contrario ha suggerito metodi coercitivi, in cui il collare a filo veniva utilizzato per
indicare a Ruben che tirando si sarebbe fatto male. Anche in questo caso però il
suggerimento veniva seguito alla lettera solo nel campo cinofilo, dove Ruben
mostrava una condotta corretta (seppur preoccupata). A casa invece Monica, che
per sua natura non è portata a un approccio punitivo, non era altrettanto convinta
nell’applicare il metodo coercitivo suggerito.
In sintesi Ruben è stato addestrato a tirare al guinzaglio da cucciolo, e
successivamente abituato a riconoscere ed eludere tutte le strategie messe in atto
per impedirgli di farlo. A complicare ulteriormente le cose, quando abbiamo iniziato
a preoccuparci insieme di questa problematica la situazione non mi era chiara in
tutta la sua evidenza. Vedevo un cane che, in obbedienza e con i wurstel a portata
di mano, esibiva una condotta perfetta. Altrimenti tirava, ma non molto. Tuttavia ho
successivamente scoperto che questo era legato alla familiarità di Ruben con i
luoghi in cui lo osservavo e che in posti a lui sconosciuti (o comunque in presenza
di stimoli significativi) si comportava in modo molto diverso, ignorando
completamente la proprietaria. Questa è stata probabilmente la difficoltà di
maggior rilievo nel nostro percorso, che tuttavia abbiamo superato anche grazie al
grande impegno messo da Monica.
44
CAPITOLO 4
CONCLUSIONI
Nel fare il bilancio del lavoro svolto emerge chiaramente che non è possibile
definire dei confini chiari di un protocollo addestrativo, perché le variabili che
entrano in gioco sono infinite, sia sul cane che sul proprietario, ed è fondamentale
essere flessibili e creativi per progettare ogni percorso istruttivo.
Tra i fattori più importanti rientra sicuramente la disponibilità del proprietario nel
mettere energie e tempo nella preparazione del proprio cane. È richiesto uno
sforzo significativo, perché si tratta di diventare loro stessi istruttori del proprio
cane.
Nel corso del tirocinio abbiamo utilizzato diverse strategie, ma soprattutto abbiamo
incentrato gli sforzi al miglioramento della capacità di comunicare con il cane e alla
comprensione dei suoi reali bisogni. Questo ci ha permesso di ottenere un ottimo
risultato, e adesso Monica e Ruben si regalano delle belle passeggiate, sia in
libertà nelle campagne sia al guinzaglio in centro a Pisa.
Non possiamo affermare di essere arrivati alla fine del percorso di preparazione di
un cane da assistenza, anche per la breve durata del tirocinio, ma Monica ha
comunque raggiunto quelli che erano i suoi primi obiettivi. Possiamo quindi
ritenerci soddisfatti del lavoro svolto insieme e possiamo affermare che la
preparazione dei cani da assistenza sarebbe non solo un servizio socialmente
importante, ma anche concretamente sostenibile a livello economico.
45
ALLEGATI
Allegato 1
Gli standard Internazionali ADI
Etica per i cani
ADI ritiene che qualsiasi cane venga addestrato dalle scuole affiliate per diventare
un cane da assistenza abbia il diritto a una vita di qualità. Pertanto, l’uso etico di
un cane da assistenza deve incorporare i seguenti criteri:
1. Un cane da assistenza deve essere caratterialmente valutato per solidità emotiva
e capacità di lavoro.
2. Un cane da assistenza deve essere fisicamente valutato per il massimo grado di
buona salute e solidità fisica.
3. Un cane da assistenza deve essere tecnicamente e analiticamente addestrato per
il massimo controllo e per i compiti specializzati che gli vengono richiesti.
4. Un cane da assistenza deve essere addestrato con metodi di allenamento umani
che prevedano la sicurezza fisica ed emotiva del cane.
5. Al cane da assistenza deve essere consentito di imparare al proprio ritmo e non
deve essere messo in servizio prima di raggiungere un’adeguata maturità fisica ed
emotiva.
6. Un cane da assistenza deve essere abbinato al cliente per soddisfare al meglio le
sue esigenze, abilità e stile di vita.
7. Un cane da assistenza deve essere affidato a un cliente in grado di interagire con
lui / lei.
8. Un cane da assistenza deve essere affidato a un cliente in grado di provvedere ai
bisogni emotivi, fisici e finanziari del cane.
9. Un cane da assistenza deve essere affidato a un cliente in grado di fornire un
ambiente di vita stabile e sicuro.
46
10.Un cane da assistenza deve essere affidato a un cliente che esprime il desiderio
di una maggiore indipendenza e / o un miglioramento della qualità della sua vita
attraverso l’uso di un cane da assistenza.
11.Una scuola affiliata ADI si assume la responsabilità dei propri cani in caso di
decesso o di incapacità di un soggetto brevettato di fornire cure adeguate.
12.Una scuola affiliata ADI non addestra, affida o certifica cani che dimostrino un
qualsiasi tipo di comportamento aggressivo. Un cane da assistenza non può in
alcun caso essere addestrato per la guardia o la protezione. Un abbaio non
aggressivo come comportamento addestrato sarà accettabile nelle opportune
situazioni.
Cani da assistenza in pubblico
Ci sono delle linee guida sull’adeguatezza in pubblico, ovvero che riguardano il
comportamento e l’addestramento di un cane che lavora in un luogo pubblico.
1. Adeguatezza pubblica
○ Il cane è pulito, ben curato e non ha un odore offensivo.
○ Il cane non urina o defeca in luoghi inappropriati.
2. Comportamento
○ Il cane non attira l‘attenzione, non tocca o infastidisce nessuno sconosciuto.
○ Il cane non interferisce con il normale svolgimento delle attività.
○ Il cane non vocalizza inutilmente, cioè non abbaia, ringhia o guaisce.
○ Il cane non mostra alcuna aggressività nei confronti delle persone o di altri animali.
○ Il cane non chiede o ruba cibo o altri oggetti da nessuno sconosciuto.
3. Formazione
○ Il cane è specificamente addestrato per eseguire 3 o più attività che mitighino la
disabilità del cliente.
○ Il cane lavora con calma e in silenzio quando ha la pettorina, il guinzaglio o altro.
○ Il cane è in grado di svolgere i propri compiti in pubblico.
○ Il cane deve essere in grado di sdraiarsi tranquillamente a fianco del conduttore
senza bloccare corridoi, porte, ecc.
○ Il cane è addestrato a urinare e defecare a comando.
47
○ Il cane rimane entro 60cm dal suo conduttore in ogni momento a meno che la
natura di un compito per cui è addestrato richieda di lavorare ad una distanza
maggiore.
Standard di formazione per i cani da assistenza alla
disabilità
Quelli che seguono intendono essere gli standard minimi per tutte le scuole di
formazione dei cani da assistenza che sono membri o membri provvisori di ADI
(Assistance Dogs International). Tutte le scuole sono incoraggiate a lavorare a
livelli superiori ai minimi.
1) Il cane da assistenza deve rispondere ai comandi (obbedienza di base e attività
complesse) del cliente nel 90% delle volte alla prima richiesta, in tutti gli ambienti
pubblici e domestici.
2) Il cane da assistenza dovrebbe dimostrare le abilità di base dell’obbedienza
rispondendo ai segnali vocali e / o manuali per mettersi seduto, rimanere in
posizione, sdraiarsi, camminare in una posizione controllata vicino al cliente e
tornare al richiamo del cliente.
3) Il cane da assistenza deve soddisfare tutte le norme stabilite negli standard minimi
per i cani di assistenza nei luoghi pubblici e dovrebbe essere comunque altrettanto
ben educato in casa.
4) Il cane di servizio deve essere addestrato ad eseguire almeno 3 attività per
mitigare la disabilità del cliente
5) Il cliente deve essere dotato di sufficienti nozioni per poter soddisfare le norme
minime ADI relative ai cani di assistenza in pubblico. Il cliente deve essere in
grado di dimostrare:
○ Che il loro cane sa eseguire almeno 3 compiti.
○ La conoscenza di tecniche di addestramento accettabili.
○ La comprensione di quanto concerne la cura e la salute del cane.
○ La capacità di mantenere l’addestramento, risolvere i problemi e tenere allenate le
competenze del loro cane da assistenza.
○ La conoscenza delle leggi locali sull’accessibilità e il comportamento appropriato
nei luoghi pubblici.
48
6) La scuola di cani da assistenza deve produrre la documentazione relativa ai
follow-up mensili con i clienti per i primi 6 mesi successivi alla consegna. La visita
al domicilio sarà effettuata da personale qualificato o da volontari della scuola
entro 12 mesi dalla certificazione e ogni anno successivo.
7) L’identificazione del cane di servizio avverrà tramite tessera identificativa dotata di
foto e nome del cane e del partner. In pubblico il cane deve indossare un capo,
una pettorina, uno zainetto o altro tipo di attrezzatura o abbigliamento che abbia
un logo chiaro, facilmente leggibile e permetta di identificarlo come cane da
assistenza.
8) Il personale della scuola deve dimostrare di conoscere le disabilità del cliente in
relazione ai servizi che essi forniscono. La scuola mette a disposizione del
personale e dei volontari materiale didattico sulle diverse disabilità.
9) Il cliente deve rispettare gli standard ADI minimi relativi ai partener dei cani da
assistenza.
10)Prima della consegna bisogna verificare che ogni cane da assistenza rispetti gli
standard e il codice etico ADI relativo ai cani, che sia sterilizzato e regolarmente
vaccinato come stabilito dal veterinario e dalle leggi applicabili. È responsabilità
della scuola informare il cliente di eventuali requisiti speciali di assistenza sanitaria
o di mantenimento per ogni cane.
Come avevo già scritto, sono previsti diversi standard anche se quasi identici tra
loro: differiscono esclusivamente per il punto 4 (e di conseguenza il primo punto
dell’elenco presente al punto 5),
Nel caso del cane guida diventa: “Il cane guida sarà addestrato a gestire ostacoli,
barriere, incroci, lavori e mezzi pubblici delle città e delle campagne”.
Per i cani da udito “Il cane da udito sarà addestrato a segnalare con il contatto
fisico o altri comportamenti, almeno tre suoni diversi. Il cane deve specificamente
indicare la sorgente sonore.”
Infine: “I cani facilitatori devono rimanere calmi e dimostrare un buon
comportamento sociale mentre interagiscono con diverse persone i vari ambienti
diversi.
È immediato rendersi conto che si tratta quindi di differenze legate esclusivamente
alle competenze complesse specifiche relative al lavoro che devono svolgere,
mentre di fatto vengono equiparati sotto tutti gli altri punti di vista.
49
Allegato 2
I documenti del concorso Mi afFido
Mi afFido
Pubblica selezione per il conferimento del servizio di istruzione cinofila
denominato “Mi afFido” destinato a persone con disabilità motoria proprietarie di
un cane
Articolo 1
Oggetto della selezione
1. È indetta una selezione per il conferimento di un servizio di istruzione cinofila,
finanziato dalla Scuola di Istruzione e Cultura Cinofila DobreDog. Tale servizio,
destinato a persone con disabilità motoria in possesso di un cane nella zona di
Pisa, viene finanziato con l’obiettivo di:
a. favorire la diffusione della cultura cinofila, l’inclusione del cane nel contesto sociale
e la consapevolezza dei potenziali benefici che può portare;
b. favorire una maggior indipendenza del soggetto con disabilità grazie alla
preparazione di un cane da assistenza;
c. approfondire il metodo relazionale in un Progetto di Tesi dell’Università di Pisa
2. Il servizio prevede lo svolgimento di attività formative per il binomio uomo-cane
finalizzate alla preparazione del cane e la realizzazione di una tesi riguardante il
progetto stesso. Le attività avranno una durata di otto mesi e si svolgeranno a
partire da novembre 2016 per concludersi a giugno 2017.
3. Per lo svolgimento delle attività suddette la Scuola di Istruzione e Cultura Cinofila
DobreDog in collaborazione con il Dipartimento di Scienza Veterinarie
dell’Università di Pisa definiscono un piano di lavoro individuale definito in base
alle esigenze specifiche del binomio uomo-cane. Il lavoro sarà affidato a un
laureando in Tecniche di Allevamento Animale ed Educazione Cinofila tirocinante
presso DobreDog A.S.D. che affiancherà il binomio per tutta la durata del progetto
con lezioni a domicilio della durata di un’ora a cadenza settimanale. Il resoconto
del progetto sarà il presupposto per la realizzazione della Tesi.
50
4. Mi afFido aderisce ai valori e ai principi sulla pet relationship espressi dalla Carta
di Modena.
Articolo 2
Destinatari
1. Sono ammessi a presentare la candidatura tutte le persone con disabilità motoria
in possesso dei seguenti requisiti:
a. essere proprietari di un cane che non presenta segni di aggressività verso le
persone;
b. essere maggiorenni e godere della cittadinanza italiana o di altro Stato
appartenente all’Unione Europea con adeguata conoscenza della lingua italiana;
c. abitare nel Comune di Pisa o in un Comune limitrofo;
2. La preselezione di cui all’Articolo 4 avverrà esclusivamente sulla base delle
informazioni fornite con la candidatura.
3. Se lo stesso candidato presenta più candidature sarà valutata l’ultima candidatura
registrata.
Articolo 3
Modalità di presentazione delle domande
1. Per essere ammessi alla selezione i candidati in possesso dei requisiti, di cui al
precedente articolo, devono presentare la propria candidatura esclusivamente
attraverso la compilazione del form online, seguendo le istruzioni in esso
contenute.
2. Il form è compilabile collegandosi al seguente indirizzo: https://goo.gl/R1e2hN
3. Le domande di ammissione potranno essere compilate entro e non oltre le ore
12.00 del 15 ottobre 2016.
4. Non saranno ammesse alla selezione candidature compilate oltre la scadenza e
presentate in formato diverso da quello indicato.
5. I dati forniti con la compilazione della domanda di ammissione, sensibili e non,
saranno trattati nel rispetto delle disposizioni di legge.
Articolo 4
51
Preselezione
1. Le domande ritenute ammissibili sulla base dei requisiti indicati all’articolo 2,
saranno sottoposte ad una preselezione e ordinate in base ai criteri di cui al
successivo punto 2 fino ad un massimo di 5 candidature.
2. I criteri di preselezione saranno resi noti ai candidati tramite e-mail, unitamente
all’esito della stessa, entro tre giorni dalla scadenza del bando.
3. La mail di cui al punto 2 ha valore di notifica a tutti gli effetti per gli aventi diritto.
Articolo 5
Selezione
1. I candidati ammessi alla selezione per l’assegnazione del Servizio dovranno
sostenere un colloquio individuale motivazionale.
2. La data del colloquio è stabilita per il giorno 28 ottobre. La sede del colloquio sarà
comunicata unitamente alla mail di ammissione allo stesso. In caso di comprovata
difficoltà a raggiungere la sede suddetta il colloquio si svolgerà presso l’abitazione
del candidato.
3. In occasione del colloquio sarà anche fatta una prima valutazione del cane da
parte di un veterinario esperto in comportamento.
4. Il candidato ammesso alla prova di selezione è tenuto a confermare la propria
partecipazione entro 2 giorni dall’invio della e-mail di cui al punto 2 del precedente
articolo.
5. La selezione avverrà in base all’insindacabile giudizio della commissione nominata
dal Presidente di DobreDog A.S.D.
Articolo 6
Condizioni di godibilità del Servizio
1. Il candidato selezionato prima di iniziare il percorso formativo di cui all’Articolo 1
dovrà sottoscrivere un contratto in cui garantisce la propria partecipazione al
progetto per tutta la durata dello stesso (Allegato 1) e una liberatoria che solleva
l’organizzazione di qualsiasi responsabilità diretta o indiretta riconducibile al
progetto (Allegato 2).
52
2. L’erogazione del servizio è vincolata al rispetto delle clausole contrattuali.
3. In caso di interruzione del servizio, qualsiasi che sia la ragione, sarà contattato il
secondo candidato risultato più idoneo.
4. Unitamente ai documenti di cui al punto 1 dovrà essere presentata una copia del
certificato medico attestante l’idoneità a svolgere le attività di cui ai punti 2 e 3
dell’Articolo 1 (Allegato 3).
53
Allegato 1
Contratto disciplinante il Servizio Mi AfFido
Articolo 1
Il sig. ______________________________________ nato a _______________
il________ e residente in ________________________________
codice fiscale___________________
in qualità di Conduttore del cane di nome __________ numero di
microchip______________
e il sig. ______________________________________ nato a _______________
il________ e residente in ________________________________
codice fiscale___________________
in qualità di Responsabile del progetto Mi afFido
si impegnano reciprocamente a garantire la propria partecipazione al progetto per
gli otto mesi di durata dello stesso, ovvero dal 1 novembre 2016 al 30 giugno
2017, salvo comprovate cause di forza maggiore.
Articolo 2
Il Conduttore si impegna al massimo rispetto del cane e riconosce i principi di
fruizione della relazione uomo-animale espressi dalla Carta di Modena, con
particolare riferimento agli Articoli 7, 8, 9 e 10.
Articolo 3
Il Conduttore si impegna alla massima collaborazione con il Responsabile, in
particolare si impegna a seguire le indicazioni fornite per l’istruzione del cane e ad
adempire alle richieste finalizzate alla raccolta del materiale necessario per il
Progetto di Tesi.
Articolo 4
Il Responsabile si impegna ad accompagnare il Conduttore e il suo cane nel loro
percorso di istruzione con la massima disponibilità.
54
Articolo 5
Il Conduttore dichiara di essere stato informato in modo esaustivo sul progetto, su
quello che ci si aspetta da lui e l’impegno che questo comporta.
Articolo 6
Il Conduttore dichiara di aver parlato in modo approfondito del progetto “Mi afFido”
con il suo medico di riferimento e che questi si è espresso completamente
favorevole allo svolgimento dello stesso.
Pisa, lì _________
Il Conduttore Il Responsabile
___________________________ ___________________________
55
Allegato 2
Io sottoscritto/a ___________________________________________________
nato/a il ______________ a ____________________________
residente in ________________ Provincia di____
via/piazza________________________________________________ n._____
documento d’identità ____ n. _______________________
telefono (fisso e/o cell.):___________________________________________
email:_____________________________________________________________
proprietario/a del cane di nome _________________ n. di
microchip____________________
(consapevole della responsabilità che mi assumo e delle sanzioni stabilite dalla
legge nei confronti di chi attesta il falso e delle sanzioni previste dall’art 26 della
Legge 15/68)
CHIEDO all’Associazione Sportiva Dilettantistica DobreDog di accettare la mia
partecipazione al progetto “Mi afFido”.
1. Dichiaro di essere idoneo fisicamente alla partecipazione delle varie attività, cui
parteciperò e all’uopo dichiaro sotto la mia responsabilità che sono stato/a
sottoposto/a a visita medica specialistica che ne ha riconosciuto piena idoneità
fisica.
2. Con la sottoscrizione della presente dichiariamo di esonerare e sollevare da
ogni responsabilità civile e penale nei confronti gli organizzatori del progetto e
comunque l’A.S.D. DobreDog ed il suo legale rappresentante, da ogni
responsabilità civile e penale, anche oggettiva, derivante dalla partecipazione al
suddetto progetto nonché il personale dirigente, dipendente e tirocinante addetto
alle attività, per gli eventuali incidenti o infortuni subiti ed in conseguenza di
infortuni cagionati a sé o a terzi ed a malori (incluso il decesso o l’invalidità
permanente) connessi all’espletamento delle attività e all’uso degli impianti e delle
attrezzature, ivi compresi gli incidenti e infortuni derivanti dall’azione di altri
partecipanti e a noi pregiudizievoli.
3. Dichiariamo inoltre di rinunciare a qualsiasi e a tutte le richieste di risarcimento
e di rimborso presenti o che potremmo rivendicare in futuro nei confronti
dell’organizzazione e del suo legale rappresentante nonché degli (istruttori –
56
operatori etc.). Pertanto esoneriamo l’A.S.D. da ogni responsabilità e tutte le
azioni ad essa relative, cause e qualsivoglia tipo di procedimento giudiziario e/o
arbitrale relativi al rischio d’infortuni, risarcimento di danni a persone e/o cose di
terzi, danneggiamenti alle attrezzature e al rischio di smarrimenti d’effetti personali
per furto o qualsivoglia ragione, salvo i limiti inderogabili di legge.
4. Dichiariamo altresì di sollevare ed esonerare gli organizzatori del progetto e
comunque l’A.S.D. DobreDog ed il suo legale rappresentante da qualsivoglia e da
tutte le responsabilità per eventuali perdite/sottrazioni, danni, furti e/o
danneggiamenti, spese, che potrei subire come conseguenza della partecipazione
al progetto “Mi afFido”
5. Con la sottoscrizione della presente liberatoria dichiariamo inoltre di mantenere
indenni gli organizzatori del progetto e comunque l’A.S.D. DobreDog ed il suo
legale rappresentante nonché il personale dirigente, dipendente e tirocinante
addetto alle attività e di risarcirli da qualunque e da tutte le responsabilità per
eventuali danni a cose o lesioni personali, furti e/o danneggiamenti e spese
cagionati a qualsivoglia terzo che dovesse essere causato da me o dal suddetto
cane in conseguenza della mia partecipazione al progetto Mi afFido. Pertanto ci
impegniamo formalmente e rifondere direttamente o col tramite d’Assicurazioni
eventuali danni causati, dal sottoscritto o dal cane, alle infrastrutture e/o alle
attrezzature messe a disposizione dall’organizzazione e dai proprietari e/o i gestori
degli impianti.
lì,____________________
la dichiarante,______________________________(Firma leggibile e per esteso)
Confermo di aver letto e compreso la presente dichiarazione liberatoria prima di
apporvi la mia firma sono consapevole che, firmando il presente contratto, rinuncio
a determinati diritti legali.
Dichiarazione liberatoria per il trattamento dati personali
Ai sensi del D.lgs. n. 196/2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali)
dichiaro di prestare consenso incondizionato e senza riserve al trattamento delle
informazioni e dei dati, inclusi quelli cosiddetti “sensibili” da me forniti, relativi alla
mia persona nel caso in cui per motivi legali fosse necessario attingere ad una
banca dati. Il trattamento delle informazioni che mi riguardano dovrà essere
57
improntato ai principi di correttezza, liceità e trasparenza e di tutela della mia
riservatezza e dei miei diritti.
Dichiarazione liberatoria immagini
Sono a conoscenza che il progetto “Mi afFido” sarà oggetto di Tesi e pertanto
autorizziamo l’effettuazione di servizi fotografici e di videoregistrazione, che
potessero riguardare anche la mia persona senza riserve all’utilizzo della mia
immagine in qualunque forma si renda necessaria per lo sviluppo e presentazione
della Tesi nonché promozione del progetto e dell’A.S.D. DobreDog, sia da parte
dell’Associazione stessa sia da suoi partner o terzi autorizzati dall’Associazione
nell’ambito del progetto e della sua promozione. La presente autorizzazione viene
concessa in piena libertà ed autonomia, senza condizioni o riserve e a titolo
completamente gratuito.
lì,__________________
la Dichiarante,_____________________________________________________
Ai sensi degli art. 1341 e 1342 del Codice Civile il sottoscritto dichiara di aver letto
attentamente e di approvare specificamente le clausole di cui agli articoli numero
1, 2, 3, 4 e 5
lì,____________________
la Dichiarante,______________________________________
58
Allegato 3
Certificato medico
Si certifica che la sig.ra __________________ è idonea allo svolgimento delle
attività previste dal progetto “Mi afFido”, di cui sono stato informato/a in modo
esaustivo da lei stessa.
lì,_____________
Timbro e firma del medico certificante
59
Il questionario da compilare per presentare la propria candidatura è stato
predisposto in formato digitale utilizzando Google Form prevedeva queste voci:
Per quanto riguarda il cane
● Nome del cane
● Sesso
● Età
● Razza
● Peso (Kg)
● Sterilizzato
● Luogo di provenienza
● Altro sulla provenienza
● Numero di uscite giornaliere
● Tempo complessivamente dedicato alle uscite
● Attività (da 1 a 5)
● Voglia di giocare (da 1 a 5)
● Attenzione (da 1 a 5)
● 5 cose che il tuo cane ama
● 5 cose che il tuo cane odia
Sul conduttore
● Nome
● Cognome
● Anno di nascita
● Comune e indirizzo di residenza
● Nome e Cognome del medico di riferimento
● Tipo di disabilità
● E-mail
● Cellulare
● Altro su di te
Altre informazioni
● Come hai saputo di questo concorso?
● Cosa ci piace fare insieme
● La nostra giornata tipo
● Cosa mi aspetto dal percorso
● Quanto tempo e quante risorse penso di poter dedicare al progetto
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BIBLIOGRAFIA
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RINGRAZIAMENTI
Ringrazio anzitutto il professor Angelo Gazzano, relatore, e la professoressa
Marcella Zilocchi, valutatrice, per il supporto e la pazienza con cui mi hanno
aiutato nella stesura della tesi e per il piacere con cui ho seguito le lezioni.
Ringrazio Francesco Fabbri, e tutti i colleghi di DobreDog per aver creduto in me e
avermi permesso di portare avanti questo progetto.
Ringrazio Monica e Lucia, che si sono affidate ai miei consigli con ottimismo e
disponibilità. Grazie a voi questo lavoro è stato svolto non solo con passione, ma
con gioia.
Ringrazio Alessandro Vestri per avermi dato gli strumenti tecnici su cui tutto
questo lavoro è costruito e per i suoi preziosi consigli.
Ringrazio tutto il personale della Scuola Cani Guida, per avermi accolto come un
collega e un amico.
Ringrazio la mia famiglia che mi ha dato sostegno incondizionato e mi ha
permesso di trovare il mio posto nel mondo.
Ringrazio gli amici con cui ho condiviso questi anni, per avermi supportato e
sopportato, e Arianna che è la mia forza.
Ringrazio anche Maya, il mio cane, per essere stata il primo motore di questa
passione e per avermi sempre perdonato gli errori che mi hanno fatto crescere.
Desidero infine ricordare tutti coloro che mi hanno aiutato nella stesura con
preziosi suggerimenti, critiche e osservazioni: a loro va la mia gratitudine